Economia

Morale per il XXI secolo. Etica dell’alterità

(di Nicola Sguera)

Alisdair McIntyre ha scritto, nel 1981, un libro fondamentale in campo etico, Dopo la virtù: prendendo atto del fallimento del progetto illuministico e kantiano (sostanzialmente una morale “razionale”), che schiude la strada come unica alternativa rigorosa agli esiti nie-tzschiani, ipotizzava una sorta di salto all’indietro, verso l’ethos aristo-telico di tipo comunitario. Davvero è questa l’unica alternativa possibile: comunità o barbarie?
Il XX secolo ha dischiuso alla filosofia morale problematiche sconosciute alla tradizione che si dipana dall’Etica Nicomachea fino alla Genealogia della morale. L’immaginario catastrofista del cinema novecentesco (da Waterworld a Matrix ad Avatar) suggerisce come il prometeismo umano abbia creato una sorta di dislivello (Anders) che rende possibile la distruzione della terra e la scomparsa della razza umana. Dunque, “soggetti” morali sono divenuti anche i venturi, come ci insegna Hans Jonas, invitando alla “responsabilità”. Ma anche il mondo animale è divenuto oggetto di riflessione etica (si pensi a pensatori come Peter Singer). È nata, dunque, la possibilità di una “ecosofia” (Næss).
Recentemente un atipico pensatore, sociologo ed economista, i cui libri spaziano dalle nuove tecnologie energetiche alla democrazia digitale, Jeremy Rifkin, ha dedicato un poderoso volume (La civiltà dell’empatia) a mostrare come, nel corso dei millenni, si sia evoluta la capacità empatica dell’uomo, allargando progressivamente la cerchia dei “tu” rispetto ai quali sentirsi responsabili, in linea di principio facendola coincidere con l’intero orbe terrestre.
Appare, dunque, maturo il tempo di coniugare vari filoni di ri-flessione etica in una sintesi che evita la regressione “comunitaria” prospettata da McIntyre. Da questo punto di vista, ad esempio, può essere prezioso recuperare grandi pensatori “spirituali” eterodossi (penso a Bonhoeffer, a Buber, a Lévinas, appartenenti a tradizioni culturali diverse) per fondare un’etica dell’alterità che si sposi all’ampliamento del raggio di empatia reso possibile dall’evoluzione umana.