Nell’era della tax compliance più importanza all’affidabilità
Nell’era della tax compliance più importanza all’affidabilità
di Claudio Melillo
Come è noto, il Decreto Fiscale 193/2016 ha segnato il primo passo verso il superamento definitivo degli studi di settore. L’evoluzione normativa ha confermato l’intenzione del legislatore e, quindi, dal 31 dicembre 2017 debutteranno gli indici di compliance.
Premessa
È sempre più frequente, all’alternarsi dei governi, assistere all’introduzione di strumenti più o meno efficaci finalizzati alla lotta all’evasione fiscale. Tali strumenti vengono di volta in volta definiti risolutivi e sistematicamente migliori dei precedenti, tanto da meritare di prenderne il posto. In questo scenario, dove spesso ciò che conta è il risultato in termini di popolarità, a prescindere dalla bontà della soluzione, tutti sembrano dimenticare che fino a poco tempo prima si inneggiava alla soluzione rottamanda. Stavolta è il turno degli indici di compliance (ISA) che impareremo a conoscere gradualmente e, a parere di chi scrive, hanno senz’altro un pregio: quello di contribuire alla costruzione di un nuovo rapporto Fisco-Contribuente, in cui l’approccio preventivo assuma priorità rispetto a quello repressivo (pure necessario in certi casi), attraverso una politica (ormai costante) di tax risk management.
Gli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA)
Con la Legge di Bilancio 2017 si conclude il capitolo degli studi di settore per lasciar spazio agli indicatori di compliance, volti a promuovere una collaborazione tra Contribuente e Fisco. Gli studi di settore sono stati introdotti nel 1993 per calcolare, statisticamente, il gettito fiscale di lavoratori autonomi, imprese e giovani professionisti.
Obiettivo di tale strumento era quello di scovare gli evasori fiscali, ponendo a confronto il reddito dichiarato con quello stimato, individuando eventuali distorsioni. Inoltre, era previsto un unico parametro per tutte le imprese, a prescindere dalle dimensioni o dal fatturato. In questo modo, le imprese più piccole si vedevano costrette a pagare le imposte al pari di imprese con fatturato più elevato. In uno scenario così turbolento diviene difficile accertare se si tratti di evasione o di reale difficoltà anche in virtù del fatto che gli studi di settore facevano riferimento a un’attività “normale”, in linea con gli indici evidenziati dalle statistiche. Diventa ancor più difficoltoso per le piccole e medie imprese, che già fanno fatica a sopravvivere, pagare imposte troppo alte rispetto al loro fatturato.
Un criterio obsoleto, dunque, che ha reso necessario un intervento.
L’indicatore di compliance è un dato sintetico finalizzato a quantificare il grado di affidabilità del Contribuente. A un elevato grado di affidabilità corrisponderà un particolare sistema premiale. Resta ancora da chiarire cosa debba intendersi per sistema premiale, nello specifico.
È certo, invece, che l’indice di affidabilità sarà calcolato sulla base di un metodo statistico-economico che avrà ad oggetto l’attività economica svolta prevalentemente e non più sulla base di un metodo statistico identico per tutte le attività.
Saranno stimati i ricavi, ma anche il valore aggiunto e il reddito d’impresa prendendo in esame un orizzonte temporale di 8 anni, più ampio di quello previsto per gli studi di settore. Novità non indifferente dal momento che il Fisco sarà nelle condizioni di effettuare calcoli più accurati. I risultati delle stime saranno poi trasmessi al Contribuente o all’impresa per stimolare loro ad adempiere ai loro obblighi volontariamente e a regolarizzare la loro posizione, forti di poter contare sulla collaborazione con il Fisco.
Non è finita qui. Gli imprenditori potranno pagare direttamente al Fisco l’importo realmente dovuto sulla base dell’andamento economico della propria attività. Una grande possibilità per le imprese, che andranno incontro a minori difficoltà, anche economiche.
Osservazioni
Le criticità ci sono, soprattutto perché non è ancora chiaro se gli indicatori di compliance potranno fungere da strumenti di accertamento oppure se saranno stabilite nuove modalità per svolgere i dovuti controlli fiscali.
Tuttavia, il sistema tributario italiano sta compiendo sempre più passi in avanti per agevolare le imprese e per spingerle a investire nel Paese. L’Italia ha bisogno di questo. Ha bisogno di giovani imprenditori che siano messi nelle condizioni di poter avviare un’attività e di professionisti che siano agevolati nello svolgimento delle loro complesse funzioni, e non esasperati. Il vantaggio, per le imprese, di poter pagare sulla base della propria reale capacità contributiva costituisce un concreto miglioramento.