Diritto

Lo stress degli insegnanti: i primi percorsi di ricerca in Italia

di Sonia Cecchini

In questi ultimi anni si assiste all’entrata in vigore di riforme scolastiche a ritmi incalzanti, all’eterogeneità della popolazione scolastica e alla disgregazione di famiglie che portano l’insegnate a sopperire a molti vuoti, svolgendo compiti che esulano dall’insegnamento; tutto ciò crea nell’insegnante stesso perdita della propria autorevolezza, idealismo, energia e motivazione.

[1]Lavanca, Novaro e Iacono hanno classificato le cause del burnout secondo tre fattori:

  • Variabili lavorative relative ad aspetti legati al ruolo, alla carriera, alla remunerazione, al carico di lavoro, al feedback, alla supervisione e alla circolazione delle informazioni.
  • Variabili personali legate alla motivazioni, all’abilità di coping e capacità di condivisione sociale dell’emotività.
  • Variabili di gruppo relative alla relazione tra i colleghi, relazioni con gli utenti e coesione all’interno del gruppo.

Le ricerche più significative sono finalizzate a verificare il modello persona-ambiente e il merito di questo modello sta nel non aver considerato il fenomeno stress sul piano psicologico e soggettivo ma di aver considerato l’interazione costante tra l’aspetto intellettuale dell’insegnamento e l’insegnante.

[2]Si possono considerare quattro parametri di questo modello:

  • Richieste oggettive relative alla realtà giuridico-formale dell’insegnante come il titolo di studio, le materie di insegnamento, le riunioni
  • Percezione soggettiva dell’ambiente che rappresenta la cognizione che ha l’insegnante delle richieste oggettive
  • Caratteristiche oggettive dell’insegnate relative alla professionalità, competenza e preparazione culturale.
  • Percezione soggettiva delle competenze in riferimento  alla valutazione dell’insegnate in merito alle proprie caratteristiche.

L’indagine IARD di Milano

Un contributo  significativo proviene dall’indagine condotta dall’istituto di ricerca IARD di Milano per conto del Ministero della Pubblica Istruzione: la ricerca rileva un incremento di insegnanti motivati ma delusi (1/4 del campione) in percentuale crescente da nord a sud e nota come la situazione di insoddisfazione e di stress sia collegabile alle veloci trasformazioni della società che creano crisi nelle relazioni sociali.

Per quanto riguarda l’innovazione, gli insegnanti dichiarano di essere aperti al “nuovo”, ma in realtà adottano comportamenti didattici poco innovativi.

[3]Si individuano tre gruppi di campione d’insegnanti:

  • Il gruppo dei subalterni, che rappresentano il 25%, che sembrano disinteressati a qualsiasi forma partecipativa e rifiutano la rinegoziazione del proprio ruolo professionale, sono irrilevanti nei processi di trasformazione e poco significativi sul piano delle idee. Tutto ciò spiega fenomeni come la depressione, perdita di autostima, pessimismo etico e depersonalizzazione.
  • Un secondo gruppo, che rappresenta il 25%, sono docenti esperti e con anzianità di servizio, con un costante impegno scolastico ed extrascolastico e infine da docenti giovani poco esperti ma dotati di senso pratico e aperti alle innovazioni
  • In posizione intermedia si colloca il gruppo più numeroso di coloro che non hanno una chiara identità professionali e che manifestano comportamenti ambigui e contradditori, si dichiarano favorevoli ai cambiamenti ma hanno timore di qualsiasi novità che possa minare le sicurezze acquisite

[1] G. FAVRETTO E C. M. RAPPAGLIOSI, Contributi di Lavanca, Novara e Iacono, Milano 2009,  p. 46

[2] G. FAVRETTO E C.M. RAPPAGLIOSI, Lo stress degli insegnanti, Milano 2009,  p. 40

[3] G FAVRETTO E C.M. RAPPAGLIOSI,  L’indagine IARD, Milano 2009, pp. 42-45