Economia

La politica di coesione: un’opportunità per l’Italia

di Stefania Spaziani

La politica di coesione costituisce per l’Italia una grande opportunità di uscita dalla crisi; una grande opportunità per le imprese di accedere al credito e recuperare la competitività necessaria sul mercato.

Si tratta di un’importante politica regionale a disposizione dei paesi membri dell’Unione Europea, in quanto mira “a ridurre il divario fra le diverse regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite”, così come previsto nell’Atto unico del 1986[1].

Nell’Unione Europea esistono, infatti, diverse differenze sia tra paesi sia all’interno dello stesso paese. Basti pensare a quelle esistenti tra la Germania e la Grecia o, relativamente al nostro paese, tra il Nord e il Mezzogiorno.

Grazie alla politica di coesione, ingenti risorse vengono erogate alle aree in difficoltà economiche, contribuendo a ridurre sensibilmente tali differenze, migliorando i livelli occupazionali e la competitività dell’Unione Europea, nel suo complesso e nelle sue regioni più deboli[2].

La politica di coesione, approvata recentemente per il periodo 2014-2020, prevede che vengano investiti 366,8 miliardi di euro (325 miliardi, a prezzi 2011) nelle regioni europee, al fine di conseguire gli obiettivi della strategia Europa 2020: una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Rispetto alla politica di coesione 2007-2013, il nuovo orizzonte prevede un accesso ai finanziamenti più snello, con una minore burocrazia, all’insegna della semplificazione e della trasparenza. Tra le varie novità, ricordiamo, ad esempio la costituzione di un unico portale web per la politica di coesione, al fine di agevolare l’accesso alle informazioni, senza dover ricercare i vari programmi operativi, sparsi su diversi siti e pagine web[3].

La politica di coesione viene finanziata attraverso Fondi strutturali[4] e di investimento europei (European Structural and Investment Funds, ESIF). Tali fondi comprendono il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), il Fondo di coesione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)[5]. A tali risorse si aggiungono quelle nazionali. Infatti, per le politiche di coesione europee è obbligatorio il cofinanziamento nazionale. L’insieme di queste risorse vengono utilizzate in programmi operativi nazionali (PON), regionali (POR) e interregionali (POIN)[6].

Cosa sono questi fondi?

Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) finanzia progetti e investimenti in infrastrutture nei settori dell’ambiente, del risanamento urbano e dello sviluppo economico locale[7].Le regioni meno sviluppate dovranno destinare almeno il 50% delle risorse all’efficienza energetica e alle energie rinnovabili,all’innovazione e al sostegno alle PMI, mentre le regioni più sviluppate e le regioni di transizione, almeno l’80%.

Il Fondo sociale europeo (FSE) rappresenta il principale strumento finanziario dell’Unione europea per investire nelle risorse umane. Consente di accrescere le opportunità di occupazione dei cittadini europei, promuovere lo sviluppo dell’istruzione e migliorare la situazione dei soggetti più vulnerabili a rischio di povertà. Finanzia attività sia di formazione sia di istruzione[8].

Il Fondo di coesione finanzia infrastrutture di trasporto (ferrovie, strade, ponti, tunnel) e ambientali (ad esempio progetti di gestione rifiuti o depuratori).

Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR)[9] contribuisce a migliorare la competitività del settore agricolo e forestale; l’ambiente e il paesaggio; la qualità della vita nelle zone rurali e la diversificazione dell’economia rurale.

Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP)[10] è il nuovo fondo proposto per la politica marittima e della pesca dell’UE per il periodo 2014-2020, che sosterrà i pescatori nella transizione verso una pesca sostenibile, migliorando la qualità della vita nelle regioni costiere europee.

Ma chi può beneficiare di questi fondi?

Possono accedere a tali fondi le imprese, soprattutto le piccole e medie, enti pubblici, associazioni, ma anche privati, purché presentino un progetto conforme ai criteri di selezione.

 

L’Italia può accedere a tali risorse?

Sì. L’Italia può accedere a tutti i fondi menzionati, eccetto il Fondo di coesione, in quanto, il fondo viene attribuito a Stati membri con PIL inferiore al 90% della media comunitaria. All’Italia sono assegnati circa 30 miliardi per il periodo 2014-2020[11]. A tali risorse si aggiungono 24 miliardi che la Legge di Stabilità definisce come cofinanziamento. Se, infine, si aggiunge anche lo stanziamento fatto per il Fondo per lo sviluppo e la coesione[12], pari a 54,8 miliardi di euro, si arriva a circa 110 miliardi di euro.

Sfruttare tale opportunità, specialmente ora, in un contesto di crisi e di scarso credito, può costituire un’occasione di crescita da non perdere. Purtroppo, non sempre si hanno adeguate conoscenze in merito; sullo stesso sito della Commissione europea si legge che “I cittadini che possono richiedere un aiuto dei fondi europei sono numerosi, ma non sempre sanno di avere tale diritto[13].

Questa scarsa informazione si riscontra nelle statistiche.

Interessante è la Figura 1, che mostra la percentuale dei fondi pagata dalla Commissione rispetto al totale assegnato a ciascun Stato membro, in riferimento a tre fondi (Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione e il Fondo sociale europeo) erogati nel periodo 2007-2013. L’Italia con una percentuale del 49% si colloca tra le ultime posizioni, spendendo circa metà dei fondi assegnati.

La situazione è sensibilmente migliorata rispetto al passato, come mostra la Figura 2, ma c’è ancora molto da fare; saper usufruire nel miglior modo possibile delle risorse comunitarie costituisce una grande opportunità per il paese.

Tali risorse rappresentano “una leva finanziaria e strategica per migliorare, attraverso investimenti pubblici, le opportunità di crescita e inclusione sociale in tutti i territori del Paese”[14].

Un migliore uso di tali Fondi può contribuire, inoltre, a rafforzare la posizione del nostro Governo intorno ai tavoli in cui si discute della politica economica dell’Unione Europea.

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Figura 1 – Percentuale di fondi totali assegnati a ciascuno Stato membro, pagata dalla Commissione (Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo di coesione e il Fondo sociale europeo) – Politica di coesione 2007-2013

Fonte: http://ec.europa.eu/regional_policy/thefunds/funding/index_it.cfm

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Figura 2 – Stato di attuazione della politica di coesione cofinanziata dai Fondi Strutturali

Fonte: Lo stato di attuazione è misurato come quota % della spesa certificata a quella data dalle autorità responsabili dei programmi rispetto alla dotazione complessiva finanziaria disponibile (comprendente la quota nazionale che cofinanzia i fondi strutturali erogati dall’Unione europea).

http://www.dps.tesoro.it/qsn/Spesa_certificata/spesa_certificata.asp


[1]L’art. 23 dell’Atto unico del 1986 aggiunge il Titolo V al Trattato Cee, «TITOLO V – COESIONE ECONOMICA E SOCIALE”. L’art 130° stabilisce che “Per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme della Comunità, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica e sociale. In particolare la Comunità mira a ridurre il divario tra le diverse regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite”.

[2]COMMISSIONE EUROPEA, Direzione generale della Politica regionale, Il sistema di controllo della Politica di Coesione, cfr. http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/presenta/audit2009/audit2009_it.pdf

[3]COMMISSIONE EUROPEA, Garantire la visibilità della politica di coesione: norme in materia di informazione e comunicazione per il periodo 2014-2020, Cfr.http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informa /2014/visibitily_it.pdf.

[4]Solo i due fondi FESR e FSE sono denominati fondi strutturali.

[5] PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO, Regolamento UE n. 1303/2013 del 17 dicembre 2013.

[6] Cfr. http://opencoesione.gov.it/fonti-di-finanziamento/

[7]Il fondo si ispira al principio di “supportare lo sviluppo urbano sostenibile per mezzo di strategie integrate per far fronte alle sfide economiche, ambientali, climatiche e sociali delle zone urbane”. Gli investimenti dovranno essere concentrati nelle seguenti aree prioritarie: ricerca, sviluppo e innovazione; miglioramento dell’accesso e della qualità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; cambiamento climatico e transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio; sostegno alle PMI; servizi di interesse economico generale; infrastrutture delle telecomunicazioni, dei trasporti e dell’energia; rafforzamento della capacità istituzionale e amministrazione pubblica efficiente; infrastrutture sanitarie, sociali e scolastiche e sviluppo urbano sostenibile. Cfr., COMMISSIONE EUROPEA, Sviluppo urbano sostenibile integrato, Cfr. http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docgener/informat/2014/urban_it.pdf,Cfr. COMMISSIONE EUROPEA, Politica di coesione 2014-2020 Investire nella crescita e nell’occupazione, http://ec.europa.eu/regional_policy/sources/docoffic/official/regulation/pdf/2014/proposals/regulation2014_leaflet_it.pdf

[8]COMMISSIONE EUROPEA, Fondo sociale europeo, Cfr. http://ec.europa.eu/esf/main.jsp?catId=62&langId=it

Nell’ambito della politica di coesione 2014-2020 tale fondo si propone nuovi obiettivi:

–      inserimento lavorativo: aiutare i cittadini a trovare un’occupazione, dove i giovani costituiscono una priorità;

–      inclusione sociale: fornire alle persone in difficoltà o svantaggiate le competenze necessarie per trovare lavoro e usufruire delle stesse opportunità riservate agli altri;

–      istruzione migliore: migliorare l’istruzione e la formazione, assicurando che i giovani completino il loro percorso formativo e ottengano competenze in grado di renderli più competitivi sul mercato del lavoro.

[9]COMMISSIONE EUROPEA, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, Cfr. http://europa.eu/legislation_summaries/agriculture/general_framework/l60032_it.htm

[10]COMMISSIONE EUROPEA, Fondoeuropeo per gli affari marittimi e la pesca, Cfr., http://ec.europa.eu/fisheries/reform/emff/index_it.htm

[11] A prezzi 2011 all’Italia sono stati assegnati 29,8 miliardi.

[12]Il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), prima denominato Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) è un fondo che raccoglie risorse nazionali e provinciali al fine di contribuire al riequilibrio socioeconomico delle aree svantaggiate.

[13]COMMISSIONE EUROPEA, Politica regionale, Inforegio, 10 domande sulla politica di coesione, Cfr. http://ec.europa.eu/regional_policy/faq/q5/index_it.cfm

[14]PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, Ministro per la coesione territoriale, Relazione di fine mandato, 3 aprile 2013.