Diritto Criminologia e criminalistica

CHI E COSA DETERMINA IL VERO CRIMINALE

L’articolo sviluppa come e perché alcuni reati vengono stigmatizzati più di altri e quali dinamiche influenzano la percezione del criminale nella società. Ha l’obiettivo di sottolineare come siano importanti l’opinione pubblica per determinare il vero “criminale” e lo status sociale di chi compie atti devianti o reati.

Introduzione

Il dizionario della Treccani definisce il termine “criminale” come “Colpevole di delitti gravi, delinquente”. Nella nostra società questa espressione viene usata anche per non “delitti gravi”, mentre in alcuni casi non viene nemmeno attribuita a chi ha commesso reati di maggiore impatto sociale. Qual è, dunque, il confine tra il criminale a livello penale, giuridico, e il criminale etichettato dalla società? E chi è davvero criminale?

Normalmente, si parla di criminalità quando si manifestano violazioni di regole o leggi, le quali portano all’intervento di autorità che prescrivono una pena. Esistono vari atti che possono essere sanzionati secondo il Codice penale, messi da parte dalla società, presi quasi alla leggera. Chi ruba del cibo in un supermercato e chi evade le tasse è criminale allo stesso modo? Eppure, il primo rischia maggiormente il carcere o sanzioni penali rispetto al secondo. Potremmo dire quindi che la percezione della criminalità non sempre è allineata con quella del Codice penale, in quanto, spesso, è influenzata da fattori socioeconomici e dal contesto culturale in cui ci si trova. Oltre a questo, perché alcune leggi del Codice penale non sono percepite come criminali dalla società, mentre altre creano un forte stigma?

Criminalità in base alla società

Se per il Codice penale si può definire in modo specifico e preciso qualcuno che compie un atto criminale, vale a dire contro la legge, per la percezione collettiva sociale è diverso. Questa è profondamente influenzata da fattori sociali, economici, culturali, e quindi anche valoriali di chi li compie e di chi li osserva da spettatore. Dipende anche dal tipo di società in cui ci si trova se conservatrice o liberale. Possiamo dire che le prime tendono a giudicare e a etichettare più velocemente i crimini considerati minori e a tralasciare i crimini dei “colletti bianchi”. Le seconde possono essere più flessibili su determinate violazioni di legge.

Però la differenza tra crimini “seri” e crimini “accettabili” può essere influenzata dalla società in cui si compiono. Per esempio, in Cina lo spaccio di droghe leggere può prevedere persino la pena di morte, in caso di grande spaccio. Anche la Russia detiene una legislazione restrittiva per il possesso di cannabis, dove più di sei grammi sono punibili a partire da quindici giorni di detenzione e nel caso maggior quantità si può arrivare anche all’incarcerazione. In Italia, invece, ​il possesso di marijuana per uso personale, regolato dal Decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, noto come “Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti”, è considerato un illecito amministrativo, vale a dire la violazione di una norma giuridica per cui viene prevista una sanzione amministrativa pecuniaria. Può avvenire quindi la sospensione della patente di guida, del passaporto e di permessi di soggiorno per motivi di turismo in caso di soggetti stranieri. Altri paesi, invece, come Canada e Malta, hanno legalizzato l’uso ricreativo della cannabis, rispettivamente, dal 2018 e dal 2021. Dagli esempi sopra riportati capiamo quanto i valori delle società siano differenti tra di loro. A livello sociale, per alcuni individui chi fa uso di cannabis è etichettato come tossicodipendente, per altri invece è solo un momento di svago che non nuoce a nessuno. Questo è frutto della socializzazione, o primaria o secondaria, di un individuo, al quale viene insegnato nel corso della sua vita, grazie a gruppi sociali o istituzioni, cosa viene accettato dalla società e cosa no.

Status sociale basso e etichette

L’importanza di un crimine viene determinato anche dallo status socioeconomico e da quanto in una

società sono presenti forti disuguaglianze economiche tra ceti sociali ben delineati. In questo caso i reati chiamati “di sopravvivenza”, quali furti e truffe minori, possono essere subito condannati come gravi crimini dalla società, portando alla stigmatizzazione di chi li ha commessi. Questi ultimi vengono etichettati per tutta la vita solo come “criminali”, senza conoscere né le motivazioni di alcune azioni e né la persona che le ha commesse.

Secondo la teoria dell’etichettamento di Becker, le etichette sociali influenzano l’identità e i comportamenti degli individui, portandoli a credere di essere solo la loro etichetta e, di conseguenza, a comportarsi come tali. Per esempio, chi ha commesso un furto in un supermercato, come è avvenuto ad Ancona il 21 marzo, dove un uomo di settantadue anni ha tentato un furto di centoventi euro per fame, viene denunciato e probabilmente verrà marchiato per il resto della sua vita come “ladro”. Questo reato viene disciplinato dall’articolo 624 del Codice penale, secondo il quale la pena è la reclusione da sei mesi a tre anni e una multa da €154 a €516. Facendo un confronto con un esempio di reato chiamato “dei colletti bianchi”, in quanto tipicamente compiuto da persone appartenenti ad alte classi sociali con grandi possibilità economiche, notiamo già la differenza nella legislazione. In caso di peculato d’uso, vale a dire indebita appropriazione momentanea di denaro o cose mobili altrui da parte di un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, l’articolo 314 bis del Codice penale prevede la reclusione da sei a tre anni. Possiamo notare come la pena sia praticamente la stessa di quella per un furto semplice, per la maggior parte delle volte commesso da qualcuno di davvero bisognoso. Nel secondo caso, inoltre, vi è l’aggiunta del pagamento della multa, cosa che non si presenta nel primo caso, in cui chi lo compie ha maggiori possibilità economiche.

Conclusioni

In conclusione, possiamo notare come vi sia disuguaglianza anche nella legislazione, dove chi ha maggior possibilità, se compie un reato, ha più probabilità di uscirne indenni, e chi appartiene a uno status sociale basso rimane marchiato a vita.

Rimarchiamo l’importanza dell’opinione pubblica per decretare chi è veramente criminale e chi no per la società, la quale, anche inconsciamente, è influenzato dal ceto sociale di appartenenza. Ancora oggi come si appare alla società e quante possibilità economiche si hanno conta, non solo per dividere la società in ceti diversi e ben differenziati, ma anche per determinare l’etichetta di un individuo.

BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA:

Dizionario italiano Treccani (https://www.treccani.it/vocabolario/criminale/)

Dizionario giuridico Brocardi (https://www.brocardi.it/dizionario/3241.html)

https://zitofra29.wordpress.com/leggi-e-regole-da-rispettare-in-cina/

In Prina, F. (2019), Devianza e criminalità. Concetti, metodi di ricerca, cause, politiche, Roma: Carocci

Dizionario giuridico Brocardi (https://www.brocardi.it/codice-penale/libro-secondo/titolo-xiii/capo-i/art624.html)

Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Peculato)

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