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La disuguaglianza nelle opportunità: l’istruzione universitaria

Estratto

È evidente che il tema della disuguaglianza è tanto ampio e altrettanto dibattuto. È qui inutile ripercorrere le correnti di pensiero che rappresentano le parti di tale lungo dibattito legate non solo all’economia ma anche alla politica, all’etica e alla morale. Al contrario concentrerò l’attenzione su un aspetto particolare della disuguaglianza, quello delle opportunità. Non del processo completo che la genera, in cui rientrerebbe la necessaria analisi della ricchezza ereditata, ma solo la questione relativa alle diverse opportunità nell’istruzione. In particolare, del modo in cui l’istruzione privata sia una delle fonti principali delle divergenze nelle opportunità. Dopo una breve premessa, necessaria per comprendere l’argomento trattato e una altrettanto breve rassegna sulla situazione attuale, apporterò a difesa di tale tesi l’analisi di un ipotetico mercato del lavoro. Tutto ciò per dimostrare la convenienza, per ragioni di efficienza ed equità, di un unico punto di partenza per tutti. (è evidente che il lavoro vuole solo offrire uno spunto di riflessione alternativo ma molto semplificato un tema di grande rilevanza che richiederebbe una trattazione molto più lunga per essere esaustiva).

 

Premessa

La disuguaglianza nelle opportunità è la più odiosa delle disuguaglianze è questo che bisogna premettere per capire tale lavoro. La disuguaglianza nelle opportunità è la più odiosa delle disuguaglianze perché non solo è figlia della disparità ma ne genera di nuova e sempre maggiore; inoltre la sua esistenza non può essere giustificata. Vediamo in cosa consiste. Generalmente una distribuzione del reddito impari viene spiegata in termini di merito, di capacità dell’individuo di aver ottenuto un reddito maggiore di un altro perché più abile o perché più produttivo. Ma che merito c’è nel nascere nella ricchezza, qual è la capacità che permette ad un individuo ricco per eredità di ricevere una istruzione migliore, più costosa ed in fine un reddito maggiore? Nessuna, è la lotteria della vita che decide. È evidente come in numerose situazioni gli agenti economici partano da livelli differenti nelle opportunità come ad esempio nell’ambito dell’istruzione. In quest’ ultimo si realizza un circolo continuo di disparità che richiama altra disparità, succede che chi possiede un reddito più elevato permetta ai propri figli di studiare in università private il cui costo è evidentemente molto alto, poiché esse assicureranno un lavoro prestigioso e un reddito maggiore, ma se ciò effettivamente si realizza il ciclo si ripete e la disuguaglianza perdura. E come se in una gara di corsa qualche concorrente partisse a metà percorso, in tali circostanze indipendentemente da quanto gli altri siano veloci è poco probabile che taglieranno il traguardo prima di coloro che cominciano da metà.

 

Situazione attuale

Solo per dare un’ immagine di ciò che è la realtà, la metà più povera della popolazione mondiale detiene solo il 2% della ricchezza, 3,7 miliardi di persone possiedono solo il 2% della ricchezza. Ora, è naturale che ciò sia causato solo in minima parte dall’ argomento di tale lavoro, ma da qualcosa bisognerà pur partire.

 

 

Istruzione e differenze salariali

Veniamo ora al nucleo del lavoro, cioè la dimostrazione dell’inefficienza e iniquità di un’istruzione privata. Possiamo considerare un semplice caso. Ipotizziamo l’esistenza di due imprese che chiameremo alfa e gamma che operano nello stesso settore. Le due imprese si trovano a confrontarsi, in un mercato del lavoro in concorrenza perfetta (nessuna ha la possibilità di modificare il prezzo di mercato), contro una quantità fissa di individui appena laureati che offrono il proprio lavoro (per un ammontare massimo che chiameremo Lt). A questo punto occorre come prima cosa mostrare la generica situazione di una impresa in  un qualsiasi mercato del fattore lavoro.

Per la singola impresa

Ogni impresa si presenta sul mercato con una propria curva di domanda del lavoro che indica le unità di lavoro domandato (L) per ogni livello di salario (π). Generalmente ogni datore di lavoro assumerà un lavoratore in più se il reddito che potrà ottenere da quest’ultima unità è almeno uguale al salario che deve corrispondergli. Il primo elemento è il ricavo marginale, in questa circostanza è pari alla quantità di prodotto in più che il lavoratore assunto produce e che può essere venduta ad un prezzo p, viene quindi chiamato prodotto marginale in valore. Il secondo termine è il costo marginale del fattore lavoro, cioè il salario che dovrà essere corrisposto al lavoratore assunto. Guardiamo la figura 1.

Il grafico rappresenta sull’asse delle ordinate il prodotto marginale in valore e sulle ascisse le unità di lavoro. Ipotizziamo ora diversi salari π (le linee orizzontali). Il punto di intersezione tra le semirette orizzontali e la curva decrescente rappresenta il punto ottimo per la singola impresa: la quantità di lavoro domandata ad ogni livello di prezzo. Considerando tali punti di ottimo possiamo affermare che la domanda di lavoro coincida proprio con la parte decrescente della curva suddetta (parte segnata in rosso). In sostanza il datore di lavoro domanda una quantità di lavoro sempre minore (meno lavoratori) all’aumentare del costo del salario e viceversa.

Non è necessario mostrare in questa sede in che modo si costruisca la curva di offerta di lavoro. Basta ricordare che per una singola impresa il prezzo del lavoro (derivante dall’incrocio tra domanda e offerta di mercato del lavoro), cioè il salario rappresenta un dato immodificabile (in concorrenza perfetta), per cui alfa e gamma nel nostro esempio si confronteranno sempre e solo con una semiretta orizzontale.

2 imprese

Passiamo alla dimostrazione della tesi contro l’istruzione privata. Come sappiamo esistono due imprese alfa e gamma in concorrenza perfetta e un numero prefissato di lavoratori appena laureati (Lt). Una parte ha frequentato una prestigiosa università privata (Lpr) l’altra parte una università pubblica (Lpu) dove Lpr+lpu=Lt. In un mercato in cui le due imprese assumono lavoratori indifferentemente dall’università frequentata (cioè non hanno preferenze per una categoria o per l’altra di lavoratori), la situazione è quella rappresentata come in figura 2.

Come vediamo in concorrenza perfetta il salario di equilibrio da corrispondere ai lavoratori π(o) è un dato per le due imprese. In corrispondenza di tale livello di salario alfa domanderà La(o) lavoratori e gamma Lg(o) lavoratori, dove La(o)+Lg(o)=Lt. Tutti sono occupati al prezzo di equilibrio.

Ipotizziamo ora che alfa sia interessata ad assumere prima tutti coloro che hanno ricevuto una istruzione privata (il che non è molto lontano da ciò che accade nella realtà), mentre per gamma è indifferente. In tali circostanze cioè quando una impresa ha evidenti preferenze verso una categoria di lavoratori, il fatto di aver ottenuto una istruzione privata è assimilabile all’aver stipulato un contratto di sindacato che promette a questa categoria un salario maggiore π(1)>π(0). Per semplificare, il sol fatto di aver ricevuto un’istruzione costosa assicura un reddito più elevato. È come stipulare un accordo con l’università affinché assicuri maggiori vantaggi nel futuro lavorativo, ottenendo in cambio elevate somme di denaro. Vediamo le conseguenze che questo meccanismo porta nel nostro mercato.

Osserviamo il grafico 3. Alfa assume prima i lavoratori con istruzione privata, ma poiché per questi ultimi il salario del mercato è maggiore π(1), alfa non può più assumere La(0) lavoratori come nel precedente equilibro ma una quantità inferiore La(1). Ricordiamo ora che l’offerta di lavoro è fissa e pari a Lt, la parte rimanente di lavoratori cioè quelli esclusi da alfa (La(0) – La(1)) si rivolgeranno all’impresa gamma. Gamma assumeva in precedenza Lg(0) lavoratori per il salario di equilibrio π(0), ora però le unità da assumere aumentano, ipotizziamo fino a Lg(2). Gamma ha la possibilità di assumere un tale ammontare di lavoro solo per un salario minore π(2).

Per riassumere

Possiamo concludere che l’istruzione privata è inefficiente e non egualitaria.

  • Non è efficiente perché ha esattamente lo stesso effetto allocativo di una contrattazione collettiva. Quest’ultima non fa che aumentare il salario di equilibrio per alfa, la quale di conseguenza ridurrà il numero di assunzioni. A questo punto, gamma per assumere tutti i lavoratori dovrà offrire un reddito minore. Il che porta ad una riduzione del prodotto totale. Infatti, mentre nell’equilibrio in figura 2 veniva soddisfatta la condizione di massimizzazione dell’output, data dall’uguaglianza dei prodotti marginali dei fattori in ogni processo, in seguito alle divergenze di salario, ciò non può più verificarsi
  • Non è egualitaria perché il processo descritto rappresenta una lotteria a somma zero, nel senso che i guadagni dei lavoratori con istruzione privata sono riflessi nelle perdite dei lavoratori con istruzione pubblica.

Dobbiamo ricordare che non è sempre così facile per una azienda ridurre i salari oltre un certo livello, magari a causa di un patto di sindacato, in queste circostanze l’esito sarà quello di un certo livello di disoccupazione tanto maggiore quanto più elevato risulta l’aumento di reddito per una categoria di lavoro.

È necessario che tutti partano da uno stesso punto. Solo introducendo una sola tipologia di istruzione è possibile fornire a tutti uguali strumenti, ma la tipologia non può essere privata perché nessuno può assicurarci che tra università private non nasca lo stesso meccanismo presente tra università private e pubbliche. Per differenza rimangono solo quelle pubbliche. Infine, come ci ricorda Stigliz “solo se i governi garantiscono parità di accesso all’istruzione, la differenziazione delle retribuzioni rifletterà la distribuzione delle capacità”. Se poi la disuguaglianza che ne deriva risulti equa o meno non è materia del presente lavoro.


Rivista scientifica digitale mensile (e-magazine) pubblicata in Legnano dal 2013 – Direttore: Claudio Melillo – Direttore Responsabile: Serena Giglio – Coordinatore: Pierpaolo Grignani
a cura del Centro Studi di Economia e Diritto – Ce.S.E.D. Via Padova, 5 – 20025 Legnano (MI) – C.F. 92044830153 – ISSN 2282-3964 Testata registrata presso il Tribunale di Milano al n. 92 del 26 marzo 2013
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