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Economia circolare, lavoro e solidarietà. Un modo diverso di fare economia:  il caso di Mediterranea Canapa

Il modello di sviluppo basato sull’economia circolare è ormai diffuso e apprezzato quale alternativa sostenibile agli schemi di produzione tradizionali. L’innovatività della circolarità si riflette anche nella creazione e gestione di rapporti di lavoro.

L’articolo racconta di una interessante esperienza di imprenditoria, avviata tra le colline del basso Cilento, nelle zone interne retrostanti il golfo di Policastro (SA), ove tre giovani hanno dato vita ad un progetto aziendale ispirato ai principi dell’economia circolare, Mediterranea Canapa, che si occupa prevalentemente di coltivazione di canapa.

 

 Introduzione

 La discussione sulla validità del tradizionale modello economico di sviluppo è ormai necessaria per ripensare alla crescita economica quale processo sostenibile per le risorse naturali, per le abitudini di consumo e produzione e per una nuova concezione del rapporto di lavoro in azienda, fondata non sulla anacronistica identificazione dello stesso a mero fattore produttivo, ma in quanto relazione con una persona parte attiva dell’organizzazione produttiva.

E’ un concetto di lavoro che si riscontra nelle attività imprenditoriali fondate sulla circolarità: non si tratta di mero idealismo, ma di una diversa interpretazione del “fare impresa”, per cui la redditività può sposarsi con valori di solidarietà, attivismo sociale, sostenibilità ambientale.

Sono tante le esperienze che testimoniano che è possibile un’alternativa e uno sviluppo differente.

Di seguito, si racconta la storia di una impresa, Mediterranea Canapa, plasmata sul modello di circolarità, che si è modificata nel tempo per reggere il proprio ruolo sul mercato, senza alterare i rapporti di lavoro in essere, sorti non solo in base alle consuete selezioni di personale.

 

Il progetto Mediterranea Canapa

Nel febbraio 2018 Liviano Mariella, architetto che si occupa di progettazione culturale, di progetti di innovazione sociale e rigenerazione territoriale, assieme a Gianvito Greco e Francesco Giffone – rispettivamente comunicatore visual designer e agronomo forestale danno vita alla Mediterranea Canapa srls[1], usando terre di proprietà abbandonate, nelle località cilentane di Tortorella, Vibonati e Bosco (SA). Ai tre si aggiunge Isabella Gregorio, titolare di un’azienda agricola della rete di Mediterranea Canapa, Magarìe.

Non si tratta solo di un’impresa agricola, ma di un coagulo di diverse progettualità, improntate alla sostenibilità, alla solidarietà sociale, alla valorizzazione delle reti di volontariato, alla creazione di lavoro e alla circolarità della produzione.

I soci fondatori, infatti, sono tutti originari della zona (Sapri e Vibonati), che hanno studiato e lavorato lontano dalla terra di origine e che per scelta hanno deciso di ritornarvi.

Come spiega Mariella, il loro obiettivo è creare una realtà economica non limitata al profitto e non settoriale, ma radicata sul territorio e ancorata alla socialità dello stesso: creare impresa vuol dire creare lavoro, ridurre la disoccupazione e rafforzare il contrasto al disagio sociale.

Un’idea di fare impresa così protesa al sociale è ispirata dalle pregresse esperienze nell’associazionismo e nel volontariato locale dei tre soci fondatori, in un contesto colpito da un graduale spopolamento, dovuto soprattutto alla mancanza di lavoro specialmente tra i più giovani, aggravato da una rilevante carenza di infrastrutture e da una difficile viabilità.

Dove c’è l’opportunità di lavoro comunitario, il rischio che i giovani vadano incontro a devianze come uso di droghe, alcool, astenia, depressione, divengano NEET o lascino il territorio diminuisce notevolmente” afferma il dott. Mariella.

Per raggiungere un obiettivo di tale portata, una rete preesistente di contatti sul territorio, anche informale, è un patrimonio fondamentale: essa è stata vitale durante la fase iniziale della stessa impresa.

Perché coltivare canapa?

Secondo Mediterranea Canapa, coltivare canapa in terra cilentana, in cui non c’è tradizione, né tipicità di questa pianta, è una scelta che conviene per la sua straordinaria adattabilità a varie tipologie di terreno, per il suo basso profilo di rischio rispetto ad altre colture e perché è l’input perfetto per realizzare un’economia circolare.

Viene trattata ed utilizzata ogni parte della pianta: fiori e foglie sono destinati alla produzione alimentare (biscotti, tisane, olii) e cosmetica (unguenti, balsami labbra, saponi, olii essenziali).

La lavorazione avviene in due laboratori, uno artigianale, per la lavorazione ad uso tecnico, ed uno alimentare, per i prodotti di cosmetica e per gli altri prodotti. Solo il fusto è la parte non reimmessa in commercializzazione, ma è riutilizzato in tre modalità alternative esterne al ciclo di produzione principale: in processi di combustione come biomassa o ad uso domestico per riscaldamento, per estrarre olio, per essere trasformato in compost o per realizzare la pacciamatura del terreno, fungendo da protezione del suolo dai raggi solari.

La molteplicità di usi della pianta necessita professionalità e competenze differenti, talvolta ritrovate esternamente all’azienda stessa, attraverso l’attivazione di collaborazioni e la creazione di reti.

 

Un’agricoltura “sociale e solidale”. L’importanza delle reti “lunghe” e “corte”

La circolarità nella Mediterranea Canapa non si limita al circuito produttivo, ma si realizza anche come circolarità sociale, come specifica il titolare Mariella. Non è un caso che vige la regola per cui il 10% degli utili annuali vengano reinvestiti nel sostegno ad associazioni locali che si occupano di attività socio culturali o in progetti simili, che hanno soprattutto come destinatari giovani che non lavorano né studiano e che non hanno adeguata formazione per riuscire ad entrare e/o stabilizzarsi nel mondo del lavoro, intercettati anche con l’ausilio di reti informali o per conoscenza diretta.

E’ così che l’azienda vuol proporsi sul territorio come attivatrice di altre economie locali.

Tra lavoratori stabili – tutti fra i 27 e i 38 anni – e collaborazioni terze, si contano, nel corso degli anni di attività, almeno una ventina di persone, tutte del e sul territorio, impegnati in vari ambiti: agricoltura, commercializzazione e vendita, marketing, comunicazione, cultura.

Il network messo in piedi da Mediterranea Canapa comprende, inoltre, molteplici collaborazioni in attivo con altri operatori economici del territorio.

Le più importanti, sviluppate attraverso lo spin offMediterranea Social Food”,  sono quelle attivate per la produzione dei biscotti, dei panettoni e delle colombe alla canapa (con il panificio Zicca di Sapri e con Montefrumentario di Antonio Pellegrino – Cooperativa Terra di Resilienza), per la cosmetica (con Magarìe, azienda agricola sita a Bosco), e con Angelo Avagliano (Tempa del Fico) per l’avvio di una piccola produzione sperimentale di pomodori nel 2020 provenienti da semi autoctoni ed evolutivi.

Il raccolto ha dato circa 200 kg di pomodori, distribuiti gratuitamente a famiglie economicamente disagiate, scelte con il supporto di due associazioni di volontariato di Sapri, “Una Goccia nell’oceano” e “Volontari Ospedali”, durante il periodo del lockdown. Il finanziamento dell’operazione è stato rinvenuto per circa il 70% da una campagna di crowdfunding, avviata dai soci fondatori, mentre il resto è stato finanziato come investimento aziendale in attività sociale.

Sfruttare le reti lunghe e le reti corte è essenziale per l’azienda: “Sono reti corte le  relazioni intessute con le associazioni culturali e di volontariato locali, perlopiù finalizzate alla realizzazione di progetti a contenuto socio culturale e all’utilizzo dei terreni per attività non agricole (concerti, performances artistiche, campus di volontariato) e con altre aziende agricole, disponibili anche ad avviare progetti più complessi di un semplice rapporto informale, come patti di rete, partecipazione a bandi per finanziamenti, progettualità condivise” spiega Mariella, mentre “le reti “lunghe” riguardano soprattutto la parte scientifica, tecnica e commerciale della produzione: acquisto semi e macchinari, partecipazione a fiere di settore, diffusione del marchio nei punti vendita, contatti con professionisti operanti nel settore ricerca e sviluppo”.

Grecia, Germania e Austria sono i paesi principalmente interessati per le relazioni commerciali dell’azienda, mentre il territorio italiano è quasi interamente coperto per la distribuzione e commercializzazione dei prodotti (l’Italia è uno dei più grandi produttori ed esportatori di canapa e Mediterranea Canapa si colloca come azienda media del settore).

Il consistente patrimonio relazionale dell’azienda cilentana è chiaramente frutto delle esperienze pregresse dei soci, che possono beneficiare di una rete consolidata di relazioni sul territorio. Non è un caso che, ad inizio attività, i soci hanno fatto ricorso a prestiti tra agricoltori del territorio soprattutto per le attrezzature, anziché ricorrere a finanziamenti esterni per effettuarne l’acquisto.

Impresa sociale, circolarità e ambiente

Il core di Mediterranea Canapa verte non solo sui network, sul mutualismo e sul carattere di impresa sociale, ma pure su un altro aspetto della circolarità, la sostenibilità ambientale.

‘’Abbiamo assunto l’impegno alla riduzione degli sprechi, alla tutela della biodiversità e al contenimento dell’impatto della produzione sull’ecosistema e sul clima anche in fasi dell’attività produttiva non esclusive del ciclo di coltivazione, quali attività amministrative, di commercializzazione e di vendita del prodotto: proviamo a ridurre al minimo gli stampati, preferiamo la comunicazione telematica, materiali riciclabili, più durevoli nel tempo e resistenti all’usura. Per quanto riguarda specificamente la coltura, smaltiamo organicamente tutte le piante e abbiamo istallato un impianto di irrigazione temporizzato per evitare sprechi di acqua”.

Di certo, l’impatto ambientale più complesso da ridurre è quello delle spedizioni: trattandosi di un’azienda che lavora molto con il commercio online (soprattutto dopo la pandemia) lo strumento della spedizione su gomma è praticamente non sostituibile, anche se si è cercato di limitarne l’uso utilizzando biciclette o motorini per effettuare le consegne nelle zone limitrofe ai punti di smistamento del prodotto.

Si deve, inoltre, lavorare sul miglioramento del packaging, cercando soluzioni alternative: la maggior parte dei materiali usati nel confezionamento e nell’imballaggio sono metallo e vetro, solo in parte plastica per cui si sta studiando quale sostituzione sia possibile.

Pensando al futuro…

Attualmente Mediterranea Canapa è oggetto di un’evoluzione rispetto all’assetto aziendale: l’originaria azienda agricola è in liquidazione ma le attività sono confluite nei progetti agricoli Mediterranea Social Food (già spin off di Mediterranea Canapa) e Magariè (già in rete con Mediterranea Canapa), sia per quanto riguarda le coltivazioni di canapa che le attività di trasformazione di cosmesi ed alimentari.

Il quadro occupazionale è rimasto, tuttavia, inalterato.

Le premesse per consolidare prospettive di crescita del progetto partito come Mediterranea Canapa ci sono tutte, avvalorate è stata affrontata la crisi della pandemia, che non ha implicato conseguenze bloccanti per l’attività, proseguita durante il lockdown. In realtà, la fase di fermo ha avuto un notevole impulso per le vendite online che sono cresciute esponenzialmente e hanno mantenuto il trend anche dopo il fermo del Paese.

Alcuni nodi restano da sciogliere, come il reperimento di altra forza lavoro, la necessità di ampliare e diversificare gli investimenti e la valutazione di differenziare la coltivazione con la semina di grano, con il supporto di Terra di Resilienza Montefrumentario.

In ultimo, deve essere valorizzata la comunicazione aziendale, fondamentale per un’impresa che coltiva e lavora canapa “Quando si parla di canapa è facile che la tematica sia travisabile e manipolabile, anche da parti politiche che possono usarla quale argomentazione discutibile e generatrice di confusione rispetto al consumo di droghe leggere. È un rischio già sperimentato quando alcune voci della politica nazionale hanno cavalcato la confusione sul tema dopo una sentenza della Corte di Cassazione Penale[2], provocando una generale diffidenza verso i prodotti a base di canapa, con un contraccolpo per il settore per il conseguente calo degli ordini e ritiro degli stessi da parte dei fornitori.

Conclusioni

Le iniziative come quelle di Mediterranea Canapa sono tante sul territorio italiano e dimostrano che un’economia diversa è possibile ed è anche redditizia.

Sebbene si tratti spesso di esperienze realizzate in realtà piccole o in crescita, esse sono testimonianza che la visione di ripensare la produzione in funzione delle relazioni tra persone – oltreché dei bisogni delle stesse – non è una forzatura idealistica e che la creazione di lavoro, ancora una volta, rappresenta la salvezza di territori in cui giovani e meno giovani faticano a trovare una propria realizzazione dignitosa, come ben prescrive la nostra Costituzione.

E’ pur vero che in dimensioni piccole e per taluni settori è più semplice adattare un modello di circolarità, ma la sfida a cui tutti siamo chiamati, come consumatori, come lavoratori e come produttori, è proprio la realizzabilità di una sostenibilità complessiva per le generazioni presenti e – soprattutto – per quelle future.

(A cura di Elvira Ciociano)

*I contenuti del presente articolo sono esclusiva opinione dell’autrice e non costituiscono impegno o responsabilità dell’Amministrazione di appartenenza.

Note

[1] Società a responsabilità limitata semplificata

[2] Sentenza della Corte di Cassazione Penale, Sezioni Unite, n. 30475 del 10 luglio 2019 (ud. 30 maggio 2019)


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