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Scelte di portafoglio o distorsioni cognitive?

Abstract: La finanza neurale è una delle più recenti discipline afferenti alle neuroscienze; fino a trent’anni fa, ciò che oggi è realtà sperimentalmente provata all’epoca era ipotesi. La finanza comportamentale studia gli errori e le conseguenze economiche delle forze sia cognitive che emozionali che influenzano la mente umana nelle sue decisioni; spiega gli errori usando la psicologia, e ne analizza le implicazioni su scelte di investimento e mercati. La finanza neurale non offre una soluzione ai problemi che identifica. Le forze psicologiche agiscono in maniera spontanea. Sono quindi difficili da correggere, e causano errori di giudizio in tutti, inclusi gli esperti ei governi. Fornisce però utili indicazioni su come contenere i nostri errori, perché ci aiuta a capire quando il nostro giudizio è più fallibile.

La finanza neurale è una delle più recenti discipline afferenti alle neuroscienze; in particolare, se ripercorriamo lo sviluppo di questa branca della biologia almeno fino a trent’anni fa, ciò che oggi è realtà sperimentalmente provata all’epoca era ipotesi. Oggi i metodi radiologici più comuni per l’indagine morfologica sono la TAC e la RM (Risonanza magnetica); la PET ( Tomografia a emissione di positroni ) e la FMRI ( Risonanza magnetica funzionale ) sono due altri metodi radiologici di neuroimaging funzionale, che consentono di studiare la localizzazione cerebrale delle funzioni cognitive e motorie superiori. Soprattutto queste ultime due tecniche sono molto impiegate in finanza neurale.

Le reti neuronali
Le reti neuronali del cervello umano – cioè le cellule nervose deputate alla ricezione e alla comunicazione dei vari impulsi e non le cellule di sostegno – sembrano essere la sede della nostra capacità di comprendere l’ambiente ei suoi mutamenti e di fornire quindi risposte adattivo calibra sulle esigenze che si presentano. Un singolo neurone può ricevere simultaneamente segnali da diverse sinapsi (collegamenti), misurare il potenziale elettrico di tali segnali in modo globale e pubblicizzare quindi se è stata raggiunta la soglia di attivazione per generare alla sua volta un impulso nervoso. Tale proprietà è implementabile. In riferimento al nostro tema, oggi si mettono le persone sotto risonanza magnetica funzionale e poi si fa fare loro delle scelte di portafoglio guardando quali regioni del loro cervello si attivano.

Razionalità e scelte finanziarie
Le persone non si comportano sempre in modo razionale e spesso non essere razionali possono davvero fare la differenza. Giudicare la dimensione assoluta di qualcosa è incredibilmente difficile e il cervello utilizza costantemente altre prerogative per ricavare informazioni dall’ambiente e si adatta costantemente agli errori che il cervello fa perché cerca costantemente di riempire le carenze di informazione e noi gli crediamo. Il cervello fa supposizioni sul mondo che ci circonda e ha ragione in queste ipotesi, ma una volta ogni tanto queste ipotesi sono sbagliate e portano a errori nella percezione e conseguentemente nei giudizi.
Gli esseri umani sono da sempre una specie esposta al rischio dell’integrità economica nei comportamenti, ma una cosa è il rischio reale e un’altra la percezione che se questo rischio ha il soggetto. La percezione del rischio – non il rischio in sé – influenza le decisioni e le azioni a queste conseguenti, come ad esempio, l’adozione di un comportamento di protezione di fronte ad un evento ritenuto e percepito come rischioso o pericoloso. La mente spesso fa brutti scherzi; in particolare, la questione è relativa ai pregiudizi cognitivi che influenzano la percezione dei dati finanziari e all’elaborazione di questi dati nelle varie fasi del processo decisionale di investimento. Se l’investitore ha un orizzonte a lungo termine e se i rendimenti non sono distribuiti in modo indipendente nel tempo, allora l’investitore potrebbe volersi proteggere dalle variazioni dei rendimenti azionari, dei rendimenti obbligazionari e dalle variazioni dei tassi di cambio. Poi c’è il problema di come affrontare il rischio di stima. Quando prendiamo una decisione finanziaria ci sono tre fasi principali. Prima di tutto, c’è un passo importante nella definizione dell’universo di investimento. Che tipo di dati, a che tipo di risorse hai intenzione di rivolgerti per allocare la tua ricchezza? La seconda fase è l’elaborazione delle informazioni prima e la costruzione della strategia di investimento ottimale dopo, basata su queste informazioni elaborate. La terza fase è legata al fatto che, anche se ad un certo punto nel tempo abbiamo creato una strategia ottimale basata sulle informazioni disponibili, è molto probabile che in futuro dovremo adeguarci per riequilibrare il nostro portafoglio. Ciò determinerà l’acquisto e la vendita di decisioni relative al portafoglio e in questa terza fase potrebbero anche essere ingannati dalla nostra mente e nelle nostre decisioni potrebbero essere di fronte a qualche pregiudizio.

Pregiudizi, euristiche e “ bias ” nelle scelte e nell’economia
La finanza neurale è di fatto comportamentale; è nata circa trent’anni fa dalle critiche mosse al modello razionale dagli psicologi Daniel Kahnemann (premio Nobel per l’Economia nel 2002 e poi cofondatore di un fondo speculativo che ha avuto esiti disastrosi) ed Amos Tversky, si è sviluppata grazie ai lavori tra gli altri di Robert J. Shiller (Nobel 2013) e Richard Thaler (Nobel 2017).
La finanza comportamentale studia gli errori e le conseguenze economiche delle forze sia cognitive che emozionali che influenzano la mente umana nelle sue decisioni. Spiega gli errori usando la psicologia, e ne analizza le implicazioni su scelte di investimento e mercati, ma non offre una soluzione salvifica ai problemi che identifica. Le forze psicologiche agiscono in maniera spontanea. Sono quindi difficili da correggere, e causano errori di giudizio in tutti, inclusi gli esperti ei governi. Fornisce però utili indicazioni su come contenere i nostri errori, perché ci aiuta a capire quando il nostro giudizio è più fallibile.
Questo approccio ha migliorato la nostra comprensione di importanti fenomeni quali l’instabilità finanziaria, la possibilità di prevedere i prezzi dei titoli e gli errori che spesso commettiamo nei nostri investimenti.
La contemporanea crescita delle neuroscienze e lo sviluppo su basi diverse dagli anni ’80 dell’intelligenza artificiale nutre la tendenza verso la democratizzazione delle scelte, con molti domini che passano dal controllo degli esperti a quello diretto degli individui, dove le decisioni individuali hanno sempre più influenza sull’allocazione del capitale.
Euristiche e bias sono definibili rispettivamente come scorciatoie ed errori sistematici del pensiero. Il modo in cui le decisioni vengono prese è oggi descritto da procedure decisionali molto semplificate, spesso intuitive e su base utilitaristica (la pseudo-logica del “ mi conviene o no ?”), non governate quindi da nessun criterio logico-matematico; è una semplificazione operativa che consente all’individuo di risparmiare risorse cognitive. Si tratta di strategie di risoluzione dei problemi chiamate “ euristiche del pensiero ”, cioè vere e proprie scorciatoie prodotte dall’intuizione che permette all’individuo di gestire un problema complesso compatibilmente con le caratteristiche dei suoi sistemi di immagazzinamento e di elaborazione delle informazioni, per giungere a conclusioni soddisfacenti ma non sempre corrette. L’essere umano tende ad applicare queste procedure di tipo euristico spesso tralasciando le informazioni statistiche rilevanti e disponibili. Secondo Kahneman e Tversky il pensiero logico e le decisioni razionali dell’uomo non sono tanto influenzati dalle emozioni, bensì dagli errori sistematici del pensiero ( bias): le incoerenze e le distorsioni di giudizio sono perciò direttamente imputabili al sistema cognitivo umano.

Distorsioni cognitive nella percezione dell’economia reale
Le scelte sbagliate in economia sono l’esito di un processo cognitivo semplificato e illogico. La cosa non è trascurabile perché, in estrema sintesi, se delle questioni dell’economia ho una percezione semplificata a tal punto da essere errata, questa mia azione mina alle basi la società perché poi opererò delle scelte sulla base di questa percezione errata; la considerazione può essere estremizzata fino al punto di inficiare lo svolgimento del processo democratico perché con in mente queste cose sbagliate sull’economia giudicherò anche le azioni del governo e andrò anche a votare. Purtroppo, chi pensa che l’economia sia una serie di espressioni numeriche che portano – o sono supposte portare – ad una sintesi più ordinata delle cose del mondo, si sbaglia, ma non nel senso che questo non sia vero, ma nel senso che prima bisognerebbe capire da dove nascono certi modi di pensare che ormai ci appartengono in tal modo da fare unità con il nostro essere di tutti i giorni. Le nostre istituzioni politiche e sociali, i politici ei media tendono a riflettere su idee sbagliate anziché correggerle. E non è una questione teorica che interessa solo gli economisti perché qui la cosa interessa tutti coloro che si preoccupano della qualità della nostra democrazia. È sorprendente che ancora oggi esista una conoscenza diffusa dell’economia basata su vari fraintendimenti del vero ed essenziale significato dei processi economici, quando non su vere e proprie sciocchezze. Precomprensioni e idiozie varie in economia vengono spesso vestite da immancabili e non trascurabili logiche falsità cui però si tende a credere se non vogliamo che cada l’intera impalcatura concettuale che in genere spiega certi fenomeni delle nostre società, come ad esempio, e senza andare a disturbare astruse concettosità matematiche, la circolazione della moneta o il meccanismo di concessione del credito. Conoscere male e quindi interpretare peggio i concetti economici significa in ultima istanza minare alle basi il processo democratico perché chi sa le cose male pensa male e poi va a votare o giudicare i governi e le azioni politiche sulla base di niente. In certe situazioni storiche l’umanità è minacciata dall’errore cognitivo di intendere in modo improprio e scorretto quello che succede nel mondo e questa battaglia tra conoscenza e ignoranza viene vissuta in termini che simbolizzano alcune delle più acute contraddizioni dell’economia di mercato. Leiser e Kril dicono addirittura che la mente umana ” non è particolarmente equipaggiata per pensare all’economia“, portando acqua al mulino della tesi di coloro che ormai irrimediabilmente pensano all’esistenza dell’economia dei fraintendimenti o, peggio, che l’intera economia sia inutile. Di fronte a questo le persone ricorrono alle metafore, come ad esempio quando dicono che i governi dovrebbero gestire le finanze pubbliche come si fa con le finanze di una famiglia. La scarsa comprensione pubblica dell’economia è una questione che alla lunga conduce ad assumere atteggiamenti anti-mercato che sono altamente distruttivi e destabilizzanti perché il mercato sconta tutto, nel senso che comprende tutto, e chi va contro il mercato non trova mai soddisfazione ma rovina I teorici di tutto il mondo sono diventati consapevoli del fatto che qualsiasi cosa in economia basata su modelli matematici improbabili trascura alcuni aspetti cruciali del mondo, il cui riconoscimento è. necessario; l’applicazione del mondo reale all’apice dell’economia matematica e al nucleo dell’economia standard è una prova del potere del malinteso. A tal proposito Joseph Stiglitz nel 2011 ha affermato che il fatto che l’economia teorica esistente venga talvolta presa sul serio dai politici, dai banchieri centrali, dagli uomini d’affari e dagli stessi economisti non è una prova della sua validità, ma piuttosto delle lacune diffuse nelle loro conoscenze.

Crisi economica come risultato di una distorsione cognitiva?
Il fatto semplice è che se c’è una crisi economica significa che la metodologia teorica applicata ai modelli economici in vigore fino a quel momento è sbagliata. Nel caso dell’economia la metodologia riguarda la demarcazione tra scienza e non-scienza (Popper, 1980) perché l’economia, se la scienza è identificabile con ciò che è ripetibile, non è una scienza bensì una disciplina che deve continuamente essere verificata e corretto.

Alcuni disordini concettuali
Il punto chiave è che le leggi universali sono prese come premesse. Il segno distintivo dell’economia sono le leggi deterministiche mentre la matematica è puramente deduttiva. È noto che un matematico è uno scienziato che non conosce né di cosa sta parlando, né se ciò di cui sta parlando esiste o no. Il semplice fatto che i prodotti del puro ragionamento deduttivo corrispondono in molti casi esattamente agli oggetti e ai processi della realtà ha lasciato perplessi fisici, filosofici e matematici stessi dai tempi degli antichi greci. Oggi il giudizio, l’informazione, ma, viste le nostre ultime considerazioni sugli errori cognitivi, anche la fede, la speranza e la carità, esercitano la loro dovuta influenza sulla natura del pensiero economico. L’essenza dell’intera questione è, piuttosto, l’indicazione di un fallimento della ragione.

Coerenze ed incoerenze della mente che generano fraintendimenti cognitivi pericolosi da un punto di vista sociale
La storia ci insegna che le premesse elementari sbagliate sono il focolaio degli errori che contano di più. L’economia si basa per i suoi assunti e ragionamenti, più o meno condivisibili, sull’osservazione più o meno corretta della realtà passata, ma considerare la realtà una semplice elaborazione di dati provenienti dal mondo reale è un errore logico e metodologico. Intanto l’economia non è una scienza: ci vuole poco per sapere che la sua più grave mancanza metodologica è la totale impossibilità di fare esperimenti. Negli anni Cinquanta del secolo scorso il presidente americano Harry Truman aveva chiesto di avere tra i suoi consulenti solo economisti ” con un braccio solo” per non sentire ” da una parte ” seguito da ” dall’altra parte “. Nel bene e nel male, tuttavia, l’economia e le politiche che ispira hanno un impatto in ogni angolo del globo. Ecco alcuni fraintendimenti tra i più pericolosi che hanno seguito gli economisti da Adam Smith in poi ei loro esiti perniciosi.

Fraintendimento 1 – Il debito pubblico non ha nessuna importanza . Questo modo di vedere le cose porta alle affermazioni, sentite da ogni parte politica, di non preoccuparsi se il debito pubblico vendita perché i risparmi delle famiglie lo superano in quantità depositate in banca di almeno quattro o cinque volte. Il che significa che io stasera vengo a mangiare a casa vostra dicendo che è mia solo perché abitiamo nello stesso paese.

Fraintendimento 2 – I governi possono salvarci . In molti casi, le soluzioni governative ai problemi economici possono trasformarsi in schemi di debito contro debito per ridistribuire la ricchezza in aree che acquisteranno sostegno politico.

Fraintendimento 3 – Il palloncino è inevitabile. La vendita è un prodotto di macchine da stampa e, peggio ancora, è come se fosse una tassa aggiuntiva sui guadagni delle persone. L’ aiutare solo il governo, a lungo termine, costringendolo a destinare sempre più fondi per ottenere le stesse cose, riducendo però allo stesso tempo il valore reale dei suoi debiti. Non è un caso che il principale beneficiario del pacchetto, unico proprietario del rotativo, abbia grandi difficoltà a controllarla.

Fraintendimento 4 – Libero mercato significa nessun regolamento . I gruppi di interesse dei consumatori e gli standard industriali autoimposti sono due poteri che gli economisti del libero mercato sostengono potrebbero sostituire la maggior parte delle normative governative, risparmiando allo stesso tempo denaro dei contribuenti e spreco di burocrazia.

Fraintendimento 5 – Le tasse non influenzano la produzione di servizi . L’economia di Smith, von Hayek e Friedman è semplice e diretta e suggerisce un mondo ideale di tasse basse, autoregolamentazione e denaro vero, cioè denaro con un forte potere di acquisto. I desideri dei governi mondiali che gestiscono macchine da stampa per soldi sono contrari a questo modello di economia. Quindi, abbiamo una richiesta di teorie concorrenti che, contrariamente all’esperienza, richiedono deficit, stimoli governativi, obiettivi inflazionistici e massicce spese pubbliche. Mentre è bello esporre le proprie critiche, è difficile essere entusiasti della possibilità di cambiamento. Non importa se ci siano economisti intelligenti o no, perché governano solo ciò che vogliono e lamentarsi fa sempre comodo e risulta essere più semplice che rimboccarsi le maniche.

Fraintendimento 6 – L’inflazione è causata da ” troppa domanda . Il vero rischio associato alla creazione di troppi soldi è che ciò porta a un calo del suo valore di mercato, facendo aumentare i prezzi in termini monetari. La teoria dei rapporti del livello dei prezzi valutare che il livello dei prezzi è una misura relativa del valore del paniere di beni in termini di valore del denaro. A breve termine, è discutibile se nell’equazione sia il numeratore o il denominatore quello che conta di più Se facciamo un passo indietro e considerare a cosa spinge i prezzi più in alto per lunghi periodi di tempo, è molto difficile immaginare come ” troppa domanda ” possa essere la forza trainante. Dopo tutto, la teoria microeconomica di base ci dice che troppa domanda oggi sarà generalmente soddisfatta da un aumento dell’offerta ad un certo punto nel prossimo futuro. Pertanto, qualsiasi aumento del valore del paniere di beni, misurato in termini assoluti, è probabile che sia di natura temporanea Il motore principale dell’aumento per lunghi periodi di tempo è la troppa domanda ma piuttosto un calo del valore del denaro. Se le banche centrali aumentano la base monetaria ad un tasso superiore alla crescita del prodotto reale, allora il valore del denaro diminuirà ei prezzi, come espressi in termini monetari, aumenteranno.

Fraintendimento 7 – La vendita è causata da troppi soldi in circolazione . Per brevi periodi di tempo, la vendita non è causata da troppi soldi in circolazione, ma piuttosto dalle aspettative di troppi soldi. Una distinzione molto importante nella pratica. Ad esempio, può spiegare perché la teoria quantitativa del denaro funziona a lungo termine, ma non nel breve periodo. Il denaro è uno strumento azionario di lunga durata, in forma speciale, che rappresenta una proporzionale sulla produzione futura della società. Non è la quantità di denaro che viene creata oggi a spingere il valore del denaro, ma piuttosto le aspettative riguardo ai futuri livelli di creazione di denaro.

Fraintendimento 8 – Offerta e domanda determinano il prezzo di un bene: un equivoco sull’economia moderna è che l’offerta e la domanda di un bene ne determinano il prezzo . Il mito che il prezzo di un bene è determinato esclusivamente dall’offerta e dalla domanda di quel bene è stato sostenuto per un lungo periodo di tempo perché si basa su una mezza verità. L’offerta e la domanda di un bene determinano il valore di mercato di quel bene. Ma il prezzo di un bene, in termini di un altro, dipende dal valore di mercato di entrambi i beni scambiati.

Fraintendimento 9 – L’economia non è altro che l’incrocio tra domanda e offerta . La rappresentazione tradizionale del paradigma della domanda e dell’offerta, con il prezzo sull’asse delle ordinate, oscura la vera natura della determinazione del prezzo. Al livello elementare e grossolano, un ” prezzo ” non è altro che un rapporto tra due quantità scambiate. Questo rapporto di cambio è determinato dal relativo valore di mercato dei due beni scambiati. Per definizione, non possiamo misurare una relazione relativa tra due beni a meno che entrambi i beni posseggano la proprietà che viene misurata, cioè la proprietà di ” valore di mercato “. Entrambi i beni devono possedere la proprietà del valore di mercato e, pertanto, devono esserci due processi di mercato indipendenti al lavoro. Più specificamente, l’offerta e la domanda per il primo bene determinano il valore di mercato del primo bene. L’offerta e la domanda per il secondo valore di misurazione determinano il valore di mercato del bene di confronto. Il prezzo del primo bene in termini di valore di misurazione è un’espressione relativa del valore di mercato di entrambi i beni e, pertanto, è determinato dall’offerta e dalla domanda di entrambi i beni.

Fraintendimento 10 – L’offerta e la domanda di denaro determinano il tasso di interesse . Questo secondo mito economico si è mantenuto per quasi un secolo perché, almeno in apparenza, sembra abbastanza credibile. Ad esempio, se chiedo di prendere in prestito del denaro, qual è il ” prezzo ” di quel denaro? Si potrebbe obiettare che il prezzo di quel denaro è il tasso di interesse che mi viene addebitato. Non bisogna confondere però il “ prezzo del denaro ” con il “ costo del credito ”. Quando qualcuno prende in prestito denaro da un’altra persona, allora quell’atto crea uno strumento di credito e il costo di quel credito è il tasso di interesse. Potremmo chiamare il tasso di interesse il ” prezzo del credito “, ma in realtà non è affatto un prezzo perché tecnicamente un ” prezzo ” è un rapporto di cambio, cioè una quantità di un bene per una quantità di un altro. Se il ” prezzo del denaro ” è un rapporto di cambio, non è un tasso di interesse. Quindi, tecnicamente, il denaro non ha un solo prezzo, ma molti prezzi, a seconda di quale sistema di misura si sta utilizzando per misurare il valore del denaro. In sintesi, l’offerta e la domanda di moneta determinano il valore di mercato del denaro, non il tasso di interesse.

Fraintendimento 11 – Il denaro è valido quanto la società che lo emette . Prendiamo il problema del debito pubblico: si può risolvere domani con uno schiocco di dita. Il problema dei soldi si può risolvere sempre, quello delle risorse no e le risorse del mondo sono limitate, al contrario della malafede dei banchieri. I soldi si possono riprodurre all’infinito perché non sono nulla. Come abbiamo visto, Aristotele diceva che il denaro è un simbolo, è simbolico, qui noi diremmo che addirittura si basano su una fantasia. Pensiamo che con la carta stampata che abbiamo nel portafogli possiamo ancora comprare il cibo per la cena e il pranzo perché i vostri biglietti stampati hanno il cosiddetto “ corso forzoso ” che obbliga tutti ad accettare quella moneta e non un’altra a pagamento. I soldi possono perdere valore da oggi a domani perché non sono un valore, sono un patto.

Perché le persone investono nei mercati finanziari?
La prima risposta è il guadagno finanziario, l’aumento della ricchezza personale. La seconda serie di risposte è che lo fanno per il brivido perché a loro piacciono le emozioni che stanno dietro l’investimento, che però in tal caso si trasforma in gioco d’azzardo. Il terzo motivo riguarda cose come lo status e il valore da considerare come investitori. Potremmo divertirci a sbalordire i nostri colleghi, la nostra famiglia, i nostri amici. Potremmo divertirci a dire, “ lo sapevo ” anche se non l’abbiamo mai saputo. Il primo di questi tre motivi è davvero l’unico da cui è possibile derivare una strategia di massimizzazione dei ritorni finanziari. Gli altri due motivi indicano che si è disposti a rinunciare al denaro, ma a pagare un prezzo per soddisfare bisogni emotivi o personali. Ogni volta che riscontriamo un guadagno o una perdita, sperimentiamo anche qualche forma di risposta fisiologica o emotiva ed è importante sapere cosa significa la ricompensa che proviamo quando riceviamo guadagni finanziari dal punto di vista del nostro cervello. Non sono diversi dalla ricompensa che proviamo quando assumiamo cibo o cocaina. È la stessa regione nel cervello che elabora queste ricompense. Lo stesso vale per le perdite. Quindi anche le perdite vengono elaborate in regioni del cervello che elaborano altri stimoli negativi come dolore, disgusto o pericolo. Ora, oltre a queste emozioni di base come la felicità e la paura in risposta a guadagni e perdite, è possibile sperimentare anche altre emozioni come ansia, rabbia, speranza, avidità. E tutte queste influenzeranno le decisioni finanziarie da prendere, facendoci fare scelte sbagliate.

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