Uno sguardo sul mondo: la rivoluzione fiscale della Nuova Zelanda
Uno sguardo sul mondo: la rivoluzione fiscale della Nuova Zelanda
di Claudio Melillo
Business Taxation Bill. È così intitolato il nuovo pacchetto di riforme fiscali predisposto dal parlamento neozelandese. Semplicità e trasparenza le parole d’ordine.
Il 14 febbraio scorso viene approvato un insieme di norme destinato a “rivoluzionare” il sistema tributario neozelandese, nei suoi molteplici aspetti. Un corposo sistema di regole stilato appositamente per raggiungere l’ambizioso fine di garantire adempimenti fiscali più semplici, rapidi e trasparenti.
La Nuova Zelanda può vantare una riforma del tutto innovativa, che presta grande attenzione alle esigenze delle imprese e dei contribuenti.
In primis, garantisce una maggiore compliance, frutto di una trasparenza resa più intensa anche per i trust non residenti. La Inland Revenue rappresenta l’Erario presso cui i trust non residenti, che abbiano un trustee residente in Nuova Zelanda, devono registrarsi inviando dichiarazioni e informazioni dettagliate circa la costituzione del trust. Dati da destinare agli organi di polizia e al dipartimento degli affari interni.
Agevolazioni a favore delle imprese, soprattutto di piccole dimensioni, sono già in corso da qualche anno nel sistema neozelandese. In particolare, la provisional tax, studiata appositamente per le piccole imprese, diffuse per la quasi totalità nel Paese. Si tratta di un regime che consente di pagare le imposte in anticipo attraverso una rateizzazione delle stesse durante tutto l’anno, in modo tale da non incidere gravemente sul cash flow aziendale. Compete al contribuente scegliere le modalità di determinazione delle rate.
La provisional tax, sebbene predisposta per agevolare le piccole imprese, finora non ha prodotto i risultati sperati a causa del gravoso sistema di sanzioni e tassi d’interesse che l’azienda dovrebbe corrispondere se si evidenziasse un versamento insufficiente rispetto a quanto dovuto.
Con il Business Taxation Bill, la provisional tax viene migliorata e spogliata di questo limite. È l’AIM, acronimo di “accounting income method”, il nuovo sistema di calcolo delle imposte dovute, destinato a divenire operativo dal 2018. Le imprese che lo sceglieranno dovranno calcolare le imposte sul reddito utilizzando il software di contabilità cui si affidano nell’ambito della regolare attività. Ciò a motivo di una maggiore chiarezza su quanto effettivamente dovuto, avendo cura nel non gravare eccessivamente sull’attività aziendale.
Novità di un certo spessore dal momento che permetterà alle aziende, da un lato, il monitoraggio della propria posizione rispetto all’Erario, che lascerà scarso margine di errore, e al Fisco stesso, dall’altro, di poter meglio svolgere la funzione di compliance.
Nel complesso, emerge un sistema tributario che dà fiducia alle imprese, che sostiene la loro attività, un sistema che, pur di agevolarle, si adegua esso stesso ai loro ritmi. Un sistema che, mentre prima era limitato dalle sanzioni previste per la provisional tax, viene reso ancor più flessibile con l’AIM.
In conclusione, si può ritenere che un giusto equilibrio sia sempre la soluzione migliore. Un’eccessiva propensione dal lato dell’elasticità potrebbe dare l’idea di un sistema troppo permissivo e accomodante, quasi in contrasto con le funzioni chiave svolte dal Fisco. Di contro, un’eccessiva rigidità sfocerebbe in un clima dittatoriale che andrebbe a creare sommosse e ribellioni, motivo di tensioni e divisioni. Le sanzioni sono necessarie nel rispetto delle regole.