Boom di entrate tributarie per la Spagna (+33,4%). L’Italia resta a guardare.
(di Giuseppe Ferrara e Matteo Montanari)
La Spagna registra il più alto livello di crescita dell’Europa occidentale: a gennaio 2018 le entrate tributarie aumentano rispetto a quelle dello scorso gennaio grazie al notevole incremento del gettito delle imposte indirette. Il Regno Unito continua a mantenere il primato di entrate tributarie totali anche se la loro crescita rallenta. Portogallo con doppio segno positivo: aumenta la riscossione sia per le imposte dirette, sia per le imposte indirette. Italia unica europea con flessione del gettito IVA.
In un contesto globalizzato come quello odierno, caratterizzato dalla libera circolazione dei capitali, la variabile fiscale assume una duplice finalità: oltre ad essere utilizzata come strumento di politica economica per influenzare la situazione macroeconomia e mantenere in ordine i propri conti, diviene anche una variabile strategica utilizzata dagli Stati per attrarre capitali esteri nel proprio territorio.
Con quali risultati? Come si muove l’Italia rispetto altri Paesi europei? Per rispondere a questa domanda, prendendo spunto dal nuovo “Bollettino delle Entrate Tributarie Internazionali” pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), intendiamo sviluppare un’analisi comparativa dei risultati dei regimi fiscali di Italia, Portogallo, Regno Unito e Spagna sulla base dei dati del gennaio 2018 rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dell’anno precedente.
Analizzando il gettito tributario di gennaio 2018, in termini di variazione tendenziale, al vertice della classifica si posiziona la Spagna che registra una crescita del +33,4%, confermando la tendenza positiva iniziata nell’ultimo trimestre del 2016. Le entrate tributarie del vicino Portogallo, con uno spiccato incremento tendenziale del +8,7%, superano quelle medie registrate nell’ultimo trimestre del 2017. Al penultimo e ultimo posto si posizionano rispettivamente Italia (+ 1,2%), caratterizzata da un trend positivo iniziato nel gennaio 2015, e il Regno Unito (+0,9%), che tuttavia raggiunge in termini assoluti 66 miliardi di entrate, distanziando l’Italia di quasi ben 30 miliardi.
Scomponendo questi tassi di crescita e analizzando dapprima la principale imposta indiretta, vale a dire l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), viene confermato lo stesso andamento osservato a livello generale: il Portogallo registra una crescita sostenuta del +7,3% mentre l’Italia si colloca in coda agli altri Paesi, interrompendo il trend di crescita durato ben trentatré mesi e registrando per la prima volta una flessione del 3,9%. All’interno della forbice tra i tassi di variazione italiani e portoghesi, si collocano in netta crescita la Spagna e il Regno Unito (+1,4%).
Passando, da ultimo, alla disamina del comparto delle imposte dirette, si nota come il Paese iberico registri una flessione del 2,1%, che contribuisce a frenare la strepitosa crescita del gettito totale. Stessa tendenza per il Regno Unito per il quale si osserva un risultato negativo dello 0,3%. Viceversa, il trend positivo espresso dal Portogallo viene sostenuto dall’incremento del gettito sia delle imposte sulle persone fisiche (+8,4%) sia di quelle sul reddito delle società (+7,3%). Per l’Italia si registra una più contenuta crescita (+2%) ma allo stesso tempo importante in quanto va a compensare la lieve diminuzione subita dalle entrate derivante da imposte indirette.