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(di Giuseppe Pepe)

Nel mondo possiamo distinguere due distinte entità di Private Equity (PE):

  • Entità Europea, basata dunque sulle leggi della comunità europea;
  • Entità Anglosassone, inquadrata in un regime di Common law.

Il PE nasce in America e Inghilterra in un contesto di Common law, solo nel 1980-85 arriva anche in Europa. Ad oggi, circa il 50% del PE nel mondo afferisce al modello anglosassone, perché la struttura legale anglo-americana permette di ottenere un IRR (Internal Rate of Return) significativamente più elevato, grazie anche ad agevolazioni fiscali(di cui parleremo nei prossimi articoli in dettaglio) che consentono un imposizione fiscale molto bassa, poiché considerano il PE come uno strumento per sostenere il PIL.
Il modello europeo considera il PE come una qualunque attività finanziaria e come tale l’investimento in equity è regolamentato dal TUF e dal TUB. Il veicolo utilizzato nel PE, secondo le direttive finanziarie del TUF, è il close-end fund (CEF) che rappresenta circa il 70% del business del PE in Europa.

Come funziona un CEF?

Prima di rispondere a questa domanda bisogna aver chiaro il meccanismo di come opera un fondo. In generale ci sono due entità legali: 1) un pool di investitori; 2) Asset Management Company (AMC) che gestisce il denaro degli investitori. Il fondo non ha un’entità legale, ma è una sorta di bank account. Nel momento in cui gli investitori dispongono i loro soldi nel fondo perdono qualsiasi diritto di gestione individuale, in quanto il fondo verrà gestito dall’AMC. Quindi, già ad un primo impatto si evince l’importanza della fiducia che gli investitori ripongono nella società di gestione, che sarà generata inevitabilmente dalla forte track record delle esperienze passate dell’AMC.

I meccanismi dei fondi possono suddividersi in 3 macro categorie:

  1. Open-end fund: gli investitori possono entrare ed uscire quando lo desiderano, ciò implica che la dimensione del fondo non sarà stabile, quindi ci sarà una pressione di liquidità che porterà il fondo ad investire solo security scambiati sul mercato della borsa. Inoltre, non può essere usato debito, ma solo il denaro concesso dagli investitori;
  2. Close-end fund: gli investitori possono investire solo all’inizio, nel tempo 0, ed uscire alla fine, determinando una stabilità della dimensione del fondo che permette allo stesso investimenti anche in aziende non quotate. Anche qui non può essere usato debito;
  3. Alternative fund: genericamente investono in No Financial Asset(NFA), es. real estate, e possono utilizzare il debito. Tipicamente vengono chiamati Hedge fund quando possono usare la leva del debito.

Definito l’orientamento generale di come opera un fondo, passiamo ora al Close-end fund. Bisogna distinguere tre attori:

  • AMC;
  • CEF;
  • Il link tra questi due attori.

AMC: è un’istituzione finanziaria che può gestire diversi fondi. Ogni volta che vengono create nuove istituzioni finanziarie c’è bisogno dell’approvazione del supervisor domestico (Banca d’Italia). Le nuove entità finanziarie devono avere dei requisiti minimi che sono:

  • Equity minimo > 1 milione;
  • Business plan: contenente la descrizione del numero di fondi che ha intenzione di lanciare e in quale area investire;
  • Onore e idoneità professionale di azionisti e manager.

Inoltre, importante è la corporate governance e quindi le caratteristiche degli shareholders: non ci sono limitazioni o costrizioni chiunque può essere shareholder, ma se volesse avere più del 5% c’è necessità dell’approvazione del supervisor domestico. Infine, l’AMC deve investire almeno il 2% del valore del fondo per creare maggior commitment tra AMC e fondo e per creare un senso di proporzione tra la capacità del management e la somma di denaro che gestiscono.

CEF: è la quantità di denaro data dagli investitori e gestita dall’AMC che deve decidere la grandezza del fondo, in quanti ticket suddividerlo e in quale cluster(es. start up, early stage…) investire. Compiute queste decisioni bisogna attendere che il supervisor approvi l’ICA (Internal Code of Activity): insieme di norme che regolano la vita e il funzionamento del fondo. Una volta ottenuta l’approvazione, il fondo ha un anno e mezzo per raccogliere tutte le risorse necessarie.

Link tra AMC-CEF: il legame tra questi due attori è evidenziato da un punto di vista economico in quanto possiamo notare come i costi del CEF siano i ricavi dell’AMC, che vengono usati per pagare i costi sostenuti, come ad esempio le advisory companies. I ricavi si suddividono in due macro categorie:

  • Management fee: viene calcolata annualmente ed è circa 2-3,5% del nominal asset value che AMC riceve, quindi non considera il market value.
  • Carried interest: che è calcolato alla fine del fondo come %(IRR-hurdle rate). La % solitamente è circa 25-30% ed è scritta nell’ICA, mentre l’hurdle rate è un benchmark dato dalle best practice del mercato (7-8%).

 

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