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Le novità sul fronte M&A: le previsioni per il settore, trend futuri e operazioni in vista

SOMMARIO: 1. Introduzione: il mercato M&A attualmente – 2. Previsioni e trend di analisi per il 2024– 3. Gli atteggiamenti futuri degli operatori nel mercato M&A – 4. Il caso di privatizzazione di Eni – 5. Il caso Tim: la cessione di NetCo – 6. Il settore bancario: i casi di MpS, Unicredit e la Popolare di Sondrio – 7. Considerazioni finali

1. Introduzione: il mercato M&A attualmente

Il mercato Mergers & Acquisitions ( di seguito “M&A”) è considerato un riferimento importante per le aziende che cercano di espandersi o raggiungere determinati obiettivi strategici. Negli ultimi anni il settore M&A ha visto significative evoluzioni, sia nell’approccio strategico che nelle risorse tecnologiche impiegate. Alla fine del 2023, il mercato M&A in Italia si è chiuso in maniera positiva, in base ai dati riportati da parte di Ernest & Young, confermando comunque una solida attività di investimento nel Paese, caratterizzata da una forte vivacità nel numero di transazioni annunciate. Tali risultati prospettano anche potenziali operazioni interessanti per il mercato, le quali potrebbero concretizzarsi nel 2024.

Nel 2023, infatti, sono state chiuse circa 1210 operazioni, sostanzialmente in linea con l’anno scorso, con target in Italia per un controvalore pari a circa 58,6 miliardi di euro, un dato quest’ultimo che risulta in calo del -37% rispetto a quanto investito nel 2022. È quanto emerge dal report sui trend di investimento in Italia “EY M&A Barometer – Review 2023 e Preview 2024”.

Secondo il report infatti, a livello settoriale, i comparti Industrials & Chemicals (28%), Energy & Utilities (10%), Business services (10%) e Life sciences (7%) rappresentano i settori di riferimento del mercato per incidenza del numero di operazioni. Registrano invece un lieve calo rispetto all’anno precedente – seppure in crescita in termini assoluti – i settori beni di consumo (13%), Technology (13%), infrastrutture e costruzioni (6%). Per quanto riguarda il valore, il settore Telecom, e in particolare i relativi asset infrastrutturali, attraggono quote significative di investimenti, mentre il settore manufatturiero e quello dei Financial services, in termini di rilevanza dei volumi di investimento nel 2023 e in linea anche con la loro incidenza per numero di transazioni, confermano l’interesse da parte degli investitori per tali settori [1].

L’elevato numero di transazioni mantenute durante l’anno mostra comunque una tendenza delle aziende, degli investitori e dei fondi ad avere un elevato dinamismo, cercando in generale di aumentare le opportunità di crescita e di business. Le scelte di investimento sicuramente sono state più prudenti da parte delle imprese, considerando soprattutto il contesto macroeconomico incerto (pressioni inflattive, recessione generalizzata, aumento dei tassi di interesse ecc.), tenendo conto anche degli scenari geopolitici instabili e delle tensioni commerciali. Questo ha portato, in base ai dati riscontrati nell’anno 2023, a una dimensione media dei deal più contenuta.

Dato interessante, secondo il report in questione, riguarda anche gli investimenti italiani all’estero. Nel 2023 infatti, le operazioni di M&A annunciate da parte di aziende italiane su target estere sono state 261, in linea con il periodo precedente, ovvero 264 operazioni. Tuttavia, il valore aggregato di queste acquisizioni, dove divulgato, risulta cresciuto del 21% anche per effetto di alcuni ‘mega-deal’ con valore di acquisizione superiore a 1 miliardo di euro nei settori energia, servizi finanziari e farmaceutico. Questo trend dimostra come per le imprese del Paese la leva transazionale rappresenti un elemento determinante per la ridefinizione dei mercati target in cui operare e per la riorganizzazione dell’approvvigionamento di materie prime e prodotti. Spagna (38 operazioni), Stati Uniti (35), Germania (24), Francia (20) e Regno Unito (19) sono i primi cinque Paesi per numero di operazioni M&A da parte di aziende italiane.

Tali dati nel complesso, in riferimento all’anno precedente, hanno fornito le basi per sviluppare diversi trend futuri e considerazioni circa il mercato M&A per il 2024, con diversi scenari e considerazioni anche sui comportamenti che potranno adottare gli investitori, le aziende e i fondi.

2. Previsioni e trend di analisi per il 2024 in Italia

Diversi potranno essere i driver che influenzeranno il mercato M&A per il 2024. Gli analisti identificano, tra i fattori sicuramente determinanti, anche la transizione energetica che è in atto, comprovata anche dall’impegno e dalle scelte sempre più rilevanti da parte delle aziende in termini di sostenibilità. Anche ad esempio l’accelerata trasformazione digitale e l’adozione di processi di AI (Artificial Intelligence), continuerà a favorire l’attività di investimento in molti settori.

A tal proposito, Marco Daviddi, Managing Partner Strategy and Transactions di Ernest and Young (di seguito “EY”) in Italia, afferma che “l’attesa di una riduzione del costo del denaro nella seconda parte del 2024 determinerà una fase attendista nei primi due trimestri dell’anno, anche se la pipeline di operazioni sul mercato o in procinto di essere collocate è solida e articolata generalmente in tutti i settori. Si conferma una certa polarizzazione dell’interesse dei fondi, attesi per il 2024 a confermare il loro ruolo di guida sul mercato, soprattutto nei settori Advanced Manufacturing, Pharma, Consumer, Energy e Infrastructure” [2].

Oltre a tali aspetti, vi sono elementi costanti che hanno caratterizzato il mercato M&A negli ultimi due anni e su cui ancora si sta lavorando, come ad esempio la necessità di operare una veloce trasformazione dei modelli di business e operativi (revisione della catena di fornitura, dei mercati target e dell’efficienza operativa). In questo senso, anche la limitata disponibilità di capitale, in particolare come il contesto delle PMI italiane, continuerà a favorire una dinamica M&A molto solida.

In base comunque a quanto riportato dai principali report di analisi e preview per il 2024, questi diversi fattori delineano uno scenario con aspettative tendenzialmente positive per il mercato M&A in Italia, ma che comunque presentano qualche complessità. La liquidità comunque presente nel sistema consente ancora di avere un buon livello e numero di operazioni, e ciò tende anche a frenare le politiche restrittive delle banche centrali. I consumatori, seppur molto attenti e con più prudenza, esprimono fiducia. Tuttavia, lo scenario complesso che potrebbe portare delle difficoltà è legato soprattutto al perdurare delle tensioni geopolitiche e dalla instabilità presente in questo ambito, e ciò può avere un impatto significativo sulle attività commerciali. Un rischio legato a nuove tensioni infatti potrebbe comportare delle politiche commerciali più restrittive, e le nuove innovazioni e trasformazioni tecnologiche in atto su larga scala sono un ulteriore e potenziale rischio/sfida da affrontare.

Non da meno sicuramente, in questo scenario articolato avrà sicuramente un ruolo fondamentale anche il set di scelte di finanza pubblica nel Paese durante il 2024, e soprattutto in relazione alla capacità di sostenere l’occupazione e il mantenimento di costi competitivi. In quest’ambito, il PNRR entrerà quindi prossimamente nel vivo e gli effetti delle riforme strutturali daranno finalizzazione e avvio a una serie di investimenti, e ciò sarà di vitale importanza anche in relazione al mercato M&A.

3. Gli atteggiamenti futuri degli operatori nel mercato M&A

Un punto di vista che ricopre un ruolo importante sono anche gli atteggiamenti che gli operatori, ovvero compratori e venditori, dovrebbero adottare per il futuro per prepararsi alle nuove sfide del mercato M&A per il 2024.

Lato compratori infatti, sarebbe necessario, secondo le analisi e le valutazioni effettuate da PwC tramite il reportItalian M&A Industry Trends Mid-Year Update” [3] sarebbe necessario che tali soggetti si focalizzassero in particolare sui seguenti aspetti:

– Lo sfruttamento di opportunità di innovazione/trasformazione dei modelli operativi
– L’attuazione di una roadmap di trasformazione sostenibile;
– Aumento della robustezza e solidità dei modelli operativi;
– L’aumento delle competenze tecnologiche, specialmente cloud, cyber e AI e soprattutto gli impatti dell’AI sul modello di business.

Lato venditori invece i focus principali su cui si dovrebbero concentrare gli operatori, sarebbero, secondo il documento di PwC, i seguenti:

– Dedicare maggiore impegno nell’attività di preparazione alla vendita ;
– Predisporre una roadmap dettagliata di innovazione tecnologica con chiare e precise analisi di rischio/benefici collegati ai cambiamenti in atto (prevalentemente tecnologici ed energetici);
– Disegnare un set di KPI finanziari e operativi per monitorare gli aspetti di sostenibilità;
– Cercare di individuare leve di crescita e opportunità di riduzione dei costi.

L’incognita principale che è da ostacolo agli operatori sia lato sell che lato buy sono sicuramente le instabilità a livello macroeconomico e soprattutto l’incognita dei tassi di interesse, e quindi la conseguente capacità o meno di finanziare le operazioni di maggiore dimensione. In relazione a tali atteggiamenti che gli operatori dovrebbero sfruttare per il futuro, vi sono particolari riflessioni e sfide che devono essere affrontate, sia lato compratore che lato venditore.

Per i compratori infatti, soprattutto quelli finanziari ma non solo, l’accesso al financing diventerà di fondamentale importanza per i periodi futuri, unitamente a un maggiore focus sull’attività di due diligence. Inoltre, si delineano, in base alle previsioni effettuate, anche maggiori opportunità per gli operatori industriali più “liquidi”, specialmente lato buy, vista la minore competizione dei fondi di private equity sulle operazioni di grandi dimensioni, più difficili da finanziare, in primis nei settori Pharma & Healthcare e Energy & Utilities, associate ai trend di innovazione tecnologica, digitalizzazione, transizione energetica e ESG. Lato venditore, l’attenzione è concentrata soprattutto su la capacità di far leva, per il futuro, di strategie di miglioramento per quanto riguarda la preparazione alla vendita per anticipare l’attività di analisi e due diligence dell’acquirente e dunque evitare il rischio di allungamenti di processo e riduzioni del prezzo [4] . I venditori, infine, dovranno far fronte e attuare valutazioni opportune anche in relazione ai settori che offrono maggiori sfide per il mercato, in particolare quello tecnologico, visto il diffondersi su larga scala di soluzioni sempre più innovative, come i processi AI, che assumeranno un ruolo sempre più rilevante nel mercato.

4. Il caso di privatizzazione di Eni

Il primo caso di impatto per quanto riguarda l’apertura del 2024 a tante novità è sicuramente, tra le partecipate statali coinvolte, quello di Eni, per la quale la cessione di quota di minoranza è in cantiere. La prossima tappa infatti è la cessione dell’4% del gruppo petrolifero. Il governo ha da tempo annunciato privatizzazioni per circa 20 miliardi di euro, pari all’1% del PIL, entro il 2026, per abbattere il debito pubblico, anche in vista dell’operatività del nuovo e stringente Patto di stabilità nel 2025. Privatizzazioni che, secondo l’agenzia Bloomberg, potrebbero riguardare infatti una partecipazione fino al 4% di Eni.

La compagnia petrolifera, partecipata dallo Stato con una quota del 4,7% assieme a CDP che detiene il 27,7%, è impegnata ora a completare il piano di buyback, da cui dovrebbe incassare circa 2,2 miliardi di euro, in gran parte utili a ridurre il proprio debito, ma ciò potrebbe anche accorciarne la scadenza [5].

Per un investitore, il piano di riacquisto (buyback) delle proprie azioni è un assist operativo da tenere in debita considerazione nella definizione delle strategie di trading. Un buyback è un’occasione di visibilità per la quotata che lo ha lanciato e un fattore che fa crescere l’appeal sul titolo interessato. Quando viene lanciato un piano di riacquisto, molti traders prendono in considerazione la possibilità di comprare azioni di quella quotata proprio perché i prezzi del titolo potrebbero subire variazioni significative.

Il completamento del buyback in questa operazione comporterebbe, entro aprile 2024, secondo le intenzioni del Tesoro, la successiva cancellazione delle proprie azioni permettendo al Governo di ridurre la quota senza perdere il controllo della società. Particolari criticità si riscontrano per potenziali rischi legati soprattutto al cosiddetto rischio di overhang, ovvero a un potenziale rischio legato ad un eccesso di titoli sul mercato che può comportare il condizionamento negativo e la distorsione dei corsi azionari [6].

5. Il caso Tim: la cessione di NetCo

Tra le operazioni importanti che implicano scenari rilevanti per il futuro, sicuramente vi è l’operazione di vendita, annunciata a novembre 2023, di TIM della sua rete al fondo di investimento statunitense KKR ( Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P.). Al centro della storica operazione, che comunque ha già trovato non poche critiche e ostilità sul suo percorso (a partire già dall’atteggiamento dell’azionista di maggioranza), c’è NetCo, ossia la società controllata dal Gruppo Telecom Italia, alla quale fanno capo le infrastrutture in fibra e rame, dal valore di oltre 20 miliardi di euro. Il governo italiano in questi giorni ha dato il via libera alla vendita di NetCo, rinunciando così all’attivazione del Golden Power e accettando gli impegni presentati dalla società acquirente.

NetCo è l’unità aziendale di TIM che comprende l’infrastruttura di rete fissa, le attività wholesale domestiche e internazionali, nonché la rete primaria e secondaria, tra cui FiberCop e Sparkle. Fondata nel 2020 e operativa dall’aprile 2021, FiberCop si occupa di gestire la rete secondaria di TIM, inclusi i cavi che collegano le abitazioni agli armadi stradali con l’obiettivo di ammodernare le infrastrutture che collegano gli utenti finali e consentire la fornitura di connessioni a banda ultra-larga. Sparkle, invece, è la realtà che possiede e gestisce una vasta rete di cavi sottomarini e terrestri, consentendo al Gruppo Telecom Italia di vantare una presenza significativa nel settore delle telecomunicazioni a livello internazionale.
TIM chiarisce comunque che il Governo ha esercitato i suoi poteri speciali solo attraverso la forma delle prescrizioni, il che implica che sono state stabilite condizioni specifiche da rispettare nel corso dell’operazione. Lo Stato, comunque, ritiene che le condizioni stabilite e gli impegni presi siano sufficienti per proteggere gli interessi nazionali e strategici del Paese.
Il governo ha evidenziato l’importanza di questa operazione come un passo avanti significativo, indicando che tutto procede secondo le tempistiche annunciate. Allo stesso tempo, sul fronte di Tim, si sta lavorando alla governance con l’obiettivo di ridurre il numero dei membri del consiglio di amministrazione da 15 a 9 attraverso una procedura che coinvolgerà il Comitato nomine. Palazzo Chigi ha ribadito che l’acquisizione di NetCo è stata fatta a tutela dell’interesse nazionale e per garantire il controllo statale sugli asset strategici della rete di telecomunicazioni. Gli impegni assunti comprendono la creazione di un’organizzazione di sicurezza, la nomina di un preposto di cittadinanza italiana, la competenza esclusiva su questioni strategiche e la permanenza in Italia delle attività di ricerca e manutenzione.
Tim ora deve attendere il via libera dell’Antitrust europeo per completare l’operazione. Nel frattempo, l’attenzione è rivolta anche all’operazione di consolidamento tra Orange e MasMovil [7], in Spagna, come possibile indicatore della posizione che l’Unione Europea potrebbe assumere in materia di fusioni e acquisizioni nel settore delle telecomunicazioni.
Tuttavia, i principali malumori e le più grandi critiche e preoccupazioni arrivano dall’opposizione all’interno del Parlamento italiano e dai sindacati. Secondo Marco Pellegrini, componente M5S della Commissione difesa della Camera e del Copasir “la nuova società che deterrà la rete, vedrà lo Stato italiano messo all’angolo con uno striminzito 20%, mentre il veicolo estero partirà dal 65% con la concreta possibilità di salire intorno al 73-75%. Nella nuova società della rete, infatti, KKR potrà conferire anche la sua partecipazione in FiberCop, la società della rete secondaria già costituita all’epoca dagli americani con Tim. È un gravissimo regalo della rete di telecomunicazioni all’estero, la subalternità totale del Governo Meloni ai poteri forti esteri rischia di svendere pezzetti di Italia neanche fossimo tra le bancarelle di un mercato”.
I sindacati contemporaneamente si preoccupano se ci sarà o meno la tutela degli interessi nazionali in termini di tenuta occupazionale. Ad oggi, sostengono i sindacati, non esisterebbe più la base esodabile in TIM data dallo strumento dei contratti di espansione. Per eventuali uscite in prepensionamento infatti, sostengono che tale base sarebbe praticamente esaurita per almeno tutto il 2024. Infine, affermano che “nessuna risposta è stata ricevuta alla richiesta di una partecipazione delle Istituzioni alla dotazione di partenza del neonato Fondo di Solidarietà di settore che pure potrebbe essere indispensabile alla gestione di questa delicatissima fase. Se tali risposte non arriveranno metteremo in campo tutte le azioni sindacali a nostra disposizione” [8].
Stando a quanto confermano i protagonisti dell’operazione, la finalizzazione dell’accordo di cessione degli asset NetCo è prevista per l’estate 2024. In termini di risorse umane, si parla di oltre ventimila persone. Resta di traverso l’azionista di maggioranza di TIM, che ha ritenuto insoddisfacente l’offerta di acquisto avanzata da KKR e che oggi si ritrova in mano una quota azionaria pagata 4 miliardi di euro che ha un controvalore di circa 1,5 miliardi (nonostante il recupero degli ultimi mesi).

6. Il settore bancario: i casi di MpS, Unicredit e la Popolare di Sondrio

La Borsa e i mercati iniziano ad essere in fermento anche per altre operazioni straordinarie che potrebbero riguardare il settore bancario. Alcune hanno già preso piede, come ad esempio la dismissione del 25% di Montepaschi (di seguito “MpS”) effettuata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze ( di seguito “MEF”) lo scorso novembre. A tal proposito, di particolare interesse è ancora la possibile fusione di MpS che potrebbe prendere forma già nel 2024. Tra i pretendenti ci sarebbe Unicredit, anche se dopo una prima due diligence era stata respinta, affiancata da BPER e Banco BPM. Tutto ciò soprattutto grazie a una serie di sentenze favorevoli per il Monte dei Paschi che consentiranno a MpS di ridurre ulteriormente i rischi legali e di liberare il capitale [9].

Il Tesoro ha tagliato la quota del 25% portandosi al 39%. Attualmente, il capitale di MpS è il più alto in Italia e l’ottavo tra le banche dell’Eurozona, pari al 16,7% nel terzo trimestre, riuscendo ad uscire finalmente dall’elenco degli istituti sistemici, con un impatto positivo sui requisiti patrimoniali. A questo punto, con gli impegni di lock-up a non vendere che scadranno a metà febbraio 2024, il MEF potrebbe collocare nuovi pacchetti di azioni oppure accelerare sulla ricerca di un partner per l’operazione di fusione. Nell’ipotesi di fusione, il Tesoro diluirebbe la sua quota al 18% circa con BPER e al 16% con BPM e un 3% con Unicredit, o come ultima alternativa quella di stand-alone, ovvero quella di collocare altri titoli ed affidare definitivamente il destino di MpS al mercato [10].

Con riferimento sempre al settore bancario, gli analisti di UBS scommettono ancora sulle banche italiane nonostante lo scenario macroeconomico, in particolare dei tassi di interesse, si prospetta meno favorevole per gli istituti protagonisti di una corsa sui listini nel 2023 (+40% la media). In particolare, UBS ha espresso una preferenza per Unicredit dovuta soprattutto alla resilienza degli utili, del consistente capitale in eccesso (che viene stimato essere 8-9 miliardi) e che lascerebbe spazio per un incremento di dividendi e per operazioni straordinarie. Al centro dell’attenzione ci sarebbe la possibilità di Unicredit di acquisire la Popolare di Sondrio. Gli analisi di Jefferies guardano alla potenziale combinazione tra i due istituti definendo l’aggregazione interessante, nonostante comunque il CEO Andrea Orcel ha negato ogni possibile interesse di Unicredit in tale operazione, negando la presenza di acquisti in corso sul titolo [11].

Secondo la casa di investimento l’operazione avrebbe un senso strategico per Unicredit rafforzandone la posizione in Italia (la quota di mercato salirebbe al 15% dal 13%), e non metterebbe a rischio la distribuzione dei dividendi. La valutazione di Borsa della Popolare di Sondrio (8 volte gli utili 2025 contro le 5 volte a cui scambia Unicredit) fa però calare l’appeal così come la presenza di un socio forte e industriale come Unipol nel capitale di Sondrio: secondo gli analisti, sarebbe infatti da preferire, nell’eventualità, un’operazione in contanti rispetto a una in carta che sarebbe leggermente diluitiva sugli utili per azione.

7. Considerazioni finali

Alla luce di quanto riportato, il 2024 si prospetterà un anno che sicuramente porterà delle novità e in un certo senso anche degli stravolgimenti nel mercato, specialmente in vista di particolari operazioni che già stanno prendendo forma, e alcune hanno già suscitato parecchie perplessità, coinvolgendo aziende parastatali o banche, la cui presenza strategica ha sicuramente un ruolo di rilievo nel panorama italiano. Anche a livello di settore, si prospettano interessanti sfide che gli analisti hanno definito come potenzialmente ottime, se le aziende e gli operatori nel mercato riusciranno ad attuare una serie di cambiamenti. Infatti, questo rappresenta una sfida da parte degli agenti che operano nel mercato M&A, in quanto dovranno far fronte ad una serie di importanti innovazioni che arriveranno nel prossimo futuro, specialmente se guardiamo ai settori come quello delle telecomunicazioni o al settore energetico, due settori che hanno risentito fortemente anche delle tensioni geopolitiche e degli impatti macroeconomici degli ultimi tempi, e che ancora hanno degli effetti. In Italia giocheranno quindi un importante ruolo tutti questi fattori, assieme anche a un set di decisioni di finanza pubblica che determinerà l’esito degli investimenti nel 2024.

Note:

[1] Per approfondimenti sui dati di analisi sull’andamento del mercato M&A 2023 e le previsioni 2024, si fa riferimento al report pubblicato da Ernest & Young “EY M&A Barometer – Review 2023 and preview 2024”, del 8 gennaio 2024, disponibile al seguente link: https://www.ey.com/it_it/news/2024-press-releases/01/m-and-a-in-italia-nel-2023-quasi-60-miliardi-di-euro-per-oltre-1200-operazioni.

[2] Tali valutazioni riguardano i commenti, da parte del Managing Partner Strategy and Transactions di EY in Italia, connessi sempre al report Ernest & Young “EY M&A Barometer – Review 2023 and preview 2024”, del 8 gennaio 2024, disponibile al seguente link: https://www.ey.com/it_it/news/2024-press-releases/01/m-and-a-in-italia-nel-2023-quasi-60-miliardi-di-euro-per-oltre-1200-operazioni.

[3] In merito agli atteggiamenti futuri degli operatori del mercato M&A, si fa riferimento alle valutazione e alle linee guida sulle best practices individuate nel report di PwC “Italian M&A Industry Trends Mid-Year Update” , disponibile al seguente link: https://www.pwc.com/it/it/press-room/assets/docs/pwc_global_MA_industry-trends.pdf.

[4] Per “due diligence” (che significa “diligenza dovuta” o “diligenza necessaria”) si indica in generale l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relativi all’oggetto di una trattativa d’affari in ambito Mergers & Acquisitions (M&A). Lo scopo di questa attività è quello di valutare la convenienza di un affare e quindi di un’operazione di M&A, oltre che a identificarne i rischi e i problemi connessi. Costituisce quindi la base per poter negoziare termini e condizioni del contratto, ma anche per predisporre adeguati strumenti di garanzia, indennizzo e risarcimento. La definizione e gli argomenti in merito sono stati tratti dal testo: A.Sherman, “Margers and Acquisitions from A to Z”, Editore HarperCollins Leadership, edizione 2023.

[5] Con il termine anglosassone buy back si indica comunemente nel linguaggio finanziario il riacquisto di azioni proprie da parte di una società. Si tratta di un’operazione che una società può mettere in atto per diversi fini e che è regolamentata dalle leggi vigenti e, in particolare, dagli articoli 2357-2358 del Codice Civile. In particolare, ogni società che vari un piano di buy back non potrà eccedere nel riacquisto la somma degli utili distribuibili e delle riserve disponibili iscritte nell’ultimo bilancio approvato. Il buy back non potrà coinvolgere più del 10% del capitale sociale e potrà avere una durata massima di 18 mesi. Perché un piano di riacquisto di azioni proprie sia varato è, inoltre, necessario che l’assemblea degli azionisti approvi il piano di buy back e le sue modalità, compresi i corrispettivi minimi e massimi del riacquisto, la durata del piano e il numero massimo di azioni riacquistabili. Per approfondimenti, si fa riferimento alla definizione fornita da Borsa Italiana S.p.A. al seguente link: https://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/riacquistoazioniproprie.htm.

[6] Per la definizione più dettagliata in merito al rischio di overhang, si fa riferimento a quanto riportato dalla fonte da cui è stata tratta la definizione, disponibile al seguente link: https://www.bankingsupervision.europa.eu/ecb/pub/ra/html/ssm.ra2021~edbbea1f8f.it.html.

[7] Orange SA è un’operatrice di telecomunicazioni multiservizio con sede in Francia, mentre Masmovil Group è un gruppo di società all’avanguardia nella crescita del mercato spagnolo delle telecomunicazioni. L’operazione straordinaria, di grande importanza per il settore, è stata annunciata nel 2023. Per approfondimenti in merito all’operazione in questione, si fa riferimento ai primi dati sulla valutazione dell’operazione disponibili al seguente link: https://www.reuters.com/business/media-telecom/orange-masmovil-sign-19-billion-merger-agreement-spain-2022-07-23/.

[8] Tali estratti fanno riferimento a quanto dichiarato da parte del segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e dal segretario nazionale Slc Cgil Riccardo Saccone. Per approfondimenti in merito, si fa riferimento al seguente link: https://www.corrierecomunicazioni.it/telco/tim-via-libera-del-governo-a-netco-supervisione-strategica-in-capo-allo-stato/.

[9] Cass., 22 giugno 2020, n.12108, (ud. 02/12/2019, dep. 22/06/2020), sez. III.

[10] Per gli approfondimenti e dati sulle quotazioni e la pratica di stand alone, si fa riferimento a quanto riportato da Milano Finanza al seguente link: https://www.milanofinanza.it/news/possibile-ritorno-al-modello-stand-alone-per-mps-mediobanca-resta-long-su-unicredit-202110251317234849.

[11] Per quanto riguarda dettagli sulle dichiarazioni citate ed approfondimenti in merito, si fa riferimento al seguente link: https://quifinanza.it/economia/finanza/borsa-in-fermento-dal-risiko-bancario-alle-privatizzazioni-tutte-le-novita/786907/.

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