Economia

Dal prolungamento del bail-out greco, al nuovo contesto macroeconomico: diverse interpretazioni della crisi, principali conseguenze delle recenti decisioni dell’Eurogruppo

(di Gianluca Bogialli)

Dopo la decisione del 24 febbraio 2015 da parte dell’Eurogruppo di prolungare il piano di aiuti alla Grecia, per altri 4 mesi, la reazione dei mercati è stata di pacato ottimismo, con i principali indici borsistici dei paesi del vecchio continente che si sono apprezzati, come la domanda di titoli del debito sovrano, con una flessione nei rendimenti degli ultimi di 280 punti base per il paese ellenico.

La flessione dei rendimenti è la diretta conseguenza del minor rischio di credito percepito dal mercato, il quale quindi, chiede un rendimento inferiore per prestare denaro al governo greco, migliorando il cash out [1] sia di breve che di lungo termine, che la Grecia dovrà sostenere.

Il beneficio a livello di spread[2] sul rendimento del titolo di stato, rispetto al Bund tedesco, è stato trasmesso anche ai paesi sensibili dell’eurozona come l’Italia, un paese che per la recente crisi del debito l’ ha vissuto e che ancora vive, sensibile quindi alle variazioni dello scenario macroeconomico dell’area euro.

Come mostra il grafico seguente il rendimento del titolo di stato italiano a 10 anni di stato è sceso, come anche quello tedesco, riducendo contestualmente il differenziale di rendimento tra i due titoli:

grafico

Nel grafico si osserva in arancione il differenziale di rendimento del titolo italiano, mentre in verde quello tedesco. Come si vede c’è una riduzione importante su febbraio, indice di una minor rischiosità del sistema economico europeo percepita dai mercati.

La recente manovra finanziaria, in accordo tra Fondo Monetario Internazionale ed Eurogruppo, che prevedeva uno stanziamento di € 240 billion[3], precedentemente con scadenza 28 febbraio, viene quindi prorogata fino a fine giugno 2015, con un cash out previsto intorno ai € 7-10 billion.

La decisone presa dall’eurogruppo arriva dopo la dichiarazione scritta inviata dalla Grecia al Board[4] dell’unione europea, all’interno della quale vi è un preciso piano di riforme varato dal governo greco, pensato per risollevare la il paese dall’attuale crisi in cui si trova.

Tra le principali riforme che il governo si propone di effettuare si distinguono i seguenti punti chiave:

  • revisione dell’attuale sistema dell’imposizione fiscale e della tassazione in generale;
  • introduzione di misure più incisive e nuove soluzioni per contrastare la corruzione e l’evasione fiscale;
  • fissazione di nuove regole e risorse dedicate alle forze di polizia al fine di contrastare il contrabbando di tabacco e carburante, uno dei principali problemi che affligge l’economia greca;
  • sviluppo di nuove politiche del lavoro per quanto riguarda i contratti nazionali, con modifiche nella negoziazione degli stessi;
  • investimenti crescenti in assistenza sia sanitaria che in aiuto ai disoccupati, principalmente al fine di dare la possibilità di mantenere la propria abitazione;
  • impegno a non modificare le privatizzazioni già avviate e aggiungere altre liquidazioni di asset statali[5];
  • impegno a mantenere gli obiettivi sui bilanci già stabiliti, continuando ad intervenire e monitorare il budget;
  • riduzione dei ministeri ed in generale spending review [6]della struttura dell’azienda, al fine di renderla più snella.

Dall’osservazione di questi punti emerge un chiaro sentore: il governo greco non ha fatto altro che scrivere quello che UE e FMI volevano sentirsi dire, varando un piano che risulta però molto vago e privo di contenuti ben definiti, in considerazione della scarsità di tempo a disposizione per l’attuazione dello stesso.

Risulta evidente che il processo che il governo greco vuole mettere in campo, sia quello che effettivamente serve, ma per il quale non è ancora stato fatto nulla; uno dei principali limiti in riferimento alla concreta attuazione del piano, è che in precedenza non sono state portate avanti le negoziazioni politiche, alla base di una rivoluzione socio-economica come quella che il governo greco vuole attuare.

Dal punto di del fabbisogno finanziario, pare che la manovra abbia un controvalore stimato in € 7 billion, che di per se però non è il vero valore aggiunto del recovery plan[7].

Quello che ha fortemente colpito i mercati, è stata la voglia di cambiamento radicale che il nuovo governo greco ha mostrato, mettendo in discussione i veri punti critici che affliggono l’economia del paese, non soltanto cercando di ottenere altro credito con un ulteriore piano di aiuti, al fine di spostare più avanti nel tempo il problema.

Durante questo periodo di proroga l’ago della bilancia sarà mosso dai mercati finanziari, in funzione del raggiungimento di alcuni di questi obbiettivi, oltre che dal miglioramento di alcuni dei principali indicatori macroeconomici del piccolo paese dell’UE, come il debito che ammonta al 175% del PIL e la disoccupazione che si aggira intorno al 25% (il doppio per quella giovanile).

Appunto la disoccupazione è uno dei principali punti trattati nella lettera di Alexis Tsipras, dove è evidente l’ingente investimento nello sviluppo del mercato del lavoro, in Grecia ancora troppo legato alla concezione classica dello stesso, non in linea quindi con quello che oggi è richiesto per poter essere competitivi a livello europeo e mondiale.

A supporto dello sviluppo greco vi sarà anche la BCE ,che evidentemente manterrà uno scenario macroeconomico adeguato allo sviluppo delle manovre che si vuole introdurre, con tassi bassi ed un inflazione controllata ed un continuo supporto alle banche locali.

Dando un occhio alla valuta, si nota un leggero apprezzamento del cambio, rispetto alle prime settimane di febbraio, che resta però ai minimi con un controvalore rispetto al dollaro di 1.15 circa, non prevedendo un grosso apprezzamento nel medio lungo termine, come mostra il valore a 12 mesi della curva dei tassi forward, riportando valori intorno a 1.22 (US0012M Index, Forward rate EUR-USD index, osservazione di fine febbraio).

Il vero afflusso di denaro starà di fatto nelle privatizzazioni di alcuni dei principali asset statali, un qualcosa che rende l’idea di quanto il governo di Tsipras sia alle strette, al quale non resta molto altro da fare, se non liquidare asset.
La forte correlazione con una azienda in liquidazione emerge ripetutamente, se si va a dedurre quella che è la strategia di fondo che si sta portando avanti, qualora quindi il piano non dovesse essere portato a termine con successo, difficilmente il governo greco potrà ottenere altro finanziamento e il default finanziario sarebbe pressoché certo.

Nel breve termine possono respirare quindi le banche greche, che si ritrovano un liquidity buffer [8]nel breve termine, utile ad evitare quello che si preannuncia come il più grande bank run [9]della storia europea, se non altro fino a fine giugno.
Trascorsa la proroga del bail-out, si vedrà quanto l’Unione Europea è veramente solida, perché se il piano non andrà a buon fine, difficilmente la Germania acconsentirà in silenzio a continuare questa farsa, provocando quindi effetti a catena, potenzialmente fatali per l’unione dei paesi europei.

Note

[1] Cash out: esborso monetario da sostenere per il detentore del debito

[2] Spread: differenziale di rendimento

[3] Billion: miliardi di euro o dollari, a seconda della valuta

[4] Board: organo direttivo, termine tipicamente aziendale riferito al board of directors, ovvero il gruppo dei direttori (manager) dell’azienda.

[5] Asset statali: beni del demanio pubblico.

[6] Spending review: riduzione della spesa pubblica, ottimizzazione della struttura aziendale

[7] Recovery plan: piano di emergenza

[8] Liquidity buffer: cuscinetto di liquidità

[9] Bank run: corsa agli sportelli