Turchia: la nuova frontiera del business per le imprese italiane
di Sabrina Polato
ALCUNI DATI SOCIO-ECONOMICI
Popolazione: 80.694.485 (Luglio 2013) di cui Popolazione urbana pari al 71,5% del totale.
Età media: 29,2 anni.
Principali aree urbane (nr.abitanti): Istanbul 10.378.000; Ankara (capitale) 3.846.000; Izmir 2.679.000; Bursa 1.559.000.
Moneta: Lira Turca.
Governo: Democrazia parlamentare repubblicana – Primo Ministro RECEP TAYYIP ERDOGAN (dal 14 Marzo 2003).
Membro di: Consiglio d’Europa, EBRD (European Bank for Reconstruction and Development), WTO, NATO, ONU, OSCE, OIC-OCI (Organization of the Islamic Conference).
Tasso di crescita reale PIL: + 2,6% (2012), + 5,2% di media negli ultimi 9 anni.
Principali settori industriali: tessile – abbigliamento, cuoio e pellame, lavorazione e trattamento dei cibi, elettronica, industria automobilistica, industria estrattiva mineraria (carbone, rame), acciaio, petrolio, costruzioni, carta, legname.
Export: abbigliamento, pellame, prodotti alimentari, prodotti in metallo (ferro, acciaio), autoveicoli e mezzi di ricambio.
Export – Principali Paesi partner: Germania 8.6%, Iraq 7.1%, Iran 6.5%, UK 5.7%, UAE 5.4%, Russia 4.4%, Italia 4.2%, Francia 4.1% (dati 2012).
Import: macchinari, apparecchiature meccaniche, prodotti chimici, beni semi-lavorati, carburanti, mezzi di trasporto, mobili.
Import – Principali Paesi partner: Russia 11.3%, Germania 9%, Cina 9%, USA 6%, Italia 5.6%, Iran 5.1% (dati 2012).
Fonte: The World Fact book (September 2013) CIA – Central Intelligence Agency – USA
ANALISI ECONOMICA
L’economia di libero mercato della Turchia è guidata in gran parte dai settori dell’industria e dei servizi, anche se il settore agricolo tradizionale rappresenta ancora circa il 25% dell’occupazione.
Nel settore pubblico, un intenso programma di privatizzazione in corso da ormai un decennio ha progressivamente ridotto il coinvolgimento dello Stato in settori strategici di base quali banche, trasporti e comunicazione.
A livello industriale, i settori dell’elettronica, dell’automotive, dell’edilizia sono sempre più rilevanti ed hanno superato il comparto tessile – abbigliamento all’interno del mix delle esportazioni.
Nel comparto energetico, dal maggio 2006 il petrolio ha cominciato a fluire attraverso l’oleodotto Baku – Tbilisi – Ceyhan portando fino a 1 milione di barili al giorno dal Mar Caspio al mercato turco. Diversi impianti di gasdotti si stanno invece realizzando per aiutare il trasporto di gas dall’Asia Centrale verso l’Europa attraverso la Turchia (si stima che nel lungo termine la Turchia sarà cosi in grado di soddisfare il 97% del suo fabbisogno energetico).
Dopo la grave crisi finanziaria nel 2001, la Turchia ha adottato riforme finanziarie e fiscali che hanno permesso di inaugurare un’era di forte crescita, con un aumento medio del PIL reale di oltre il 5% negli ultimi 9 anni. Il debito del settore pubblico della Turchia in rapporto al PIL è sceso a circa il 40 % . Il valore dello stock degli IDE (investimenti diretti esteri) e’ stato pari a 117 miliardi dollari a fine anno 2012, con una lieve flessione registrata nel periodo 2012-2013 a causa del perdurare della turbolenza economica in Europa, la fonte di gran parte degli investimenti diretti esteri in Turchia.
Unici elementi di vulnerabilità economica, l’incertezza relativa alla politica monetaria ed alcuni episodi di disordini politici negli Stati territorialmente vicini alla Turchia.
Fonte: The World Fact book (September 2013) CIA – Central Intelligence Agency – USA
ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO
Ad oggi la Turchia, oltre ad avere in vigore dal 1996 un’Unione doganale con l’Unione Europea che permette l’azzeramento o comunque l’abbattimento dei dazi doganali per la maggior parte dei beni industriali e dei prodotti agricoli importati, ha siglato accordi bilaterali per favorire l’interscambio commerciale con numerosi Paesi.
1. EFTA (dal 1992)
2. Israele (dal 1997)
3. Macedonia (dal 2000)
4. Croazia (dal 2003)
5. Bosnia e Erzegovina (dal 2003)
6. Palestine A. (dal 2005)
7. Tunisia (dal 2005)
8. Marocco (dal 2006)
9. Siria (dal 2007)
10. Egitto (dal 2007)
11. Albania (dal 2008)
12. Giorgia (dal 2008)
13. Montenegro (dal 2010)
14. Serbia (dal 2010)
15. Cile (dal 2011)
16. Giordania (dal 2011)
17. Libano (dal 2011)
OPPORTUNITA’ DI BUSINESS PER LE IMPRESE ITALIANE
La 18a economia più grande al mondo e la 7a più grande fra i Paesi europei (FMI 2011). Un’Unione doganale con l’Unione Europea in vigore dal 1996. Basterebbe questa breve premessa per comprendere le ragioni di un interesse sempre più crescente nei confronti della Turchia, moderna e strategica terra di confine tra Occidente ed Oriente, partner commerciale privilegiato per lo sviluppo del business italiano oltre i confini europei.
L’Italia si colloca attualmente al 7° posto tra i Paesi destinatari delle esportazioni turche ed al 5° posto tra i partner fornitori di beni e servizi al mercato turco. In particolare, la Turchia rappresenta un potenziale mercato di sbocco per i seguenti settori del Made in Italy:
– Macchine ed apparecchi meccanici, elettromeccanici, macchine tessili e macchinari per la produzione di calzature, macchine agricole, macchine per la lavorazione dei metalli, della plastica, delle pelli e del cuoio, del legno, dei marmi, macchine per l’imballaggio. Nel 2012 il comparto della meccanica ha assorbito il 10,46% del totale delle importazioni della Turchia dal mondo, registrando una crescita della domanda locale di beni d’importazione (+17,82) di poco inferiore alla media nazionale (+18,43%). La quota di mercato dell’Italia e’ pari al 12% del totale. L’Italia si colloca infatti tra i principali Paesi fornitori della Turchia nel comparto.
Le ragioni del successo delle aziende italiane sono essenzialmente due: una elevata complementarietà con il sistema industriale locale (l’Italia fornisce la tecnologia più aggiornata che serve per migliorare la produzione nei settori trainanti dell’economia turca); la struttura proprietaria delle imprese turche, molto simile a quella italiana, che vede la coesistenza di pochi grandi gruppi con un numero molto elevato di piccole e medie imprese molto dinamiche nei rispettivi settori.
– Mobili e complementi d’arredo. Le imprese italiane sono tra le più importanti fornitrici delle aziende locali, in particolare per la fascia di mercato media/media alta. Infatti, la rapida crescita della produzione locale di mobili (in Turchia sono presenti circa 3.000 imprese produttrici, molte attive anche in Russia ed in Asia Centrale) e della domanda di prodotti di alto livello continua a rappresentare un’interessante opportunità per le imprese italiane. Le principali richieste riguardano accessori e articoli di illuminazione di alto design, mobili ed accessori per cucine e bagni, utilizzati non solo nel residenziale.
– Prodotti tessili. Un discorso simile a quello fatto con il comparto mobili va fatto con il settore tessile. La crescita del reddito procapite disponibile conseguenza del processo di liberalizzazione e di apertura agli investimenti diretti esteri ha aumentato la domanda di capi di abbigliamento di pregio e quindi di tessuti e filati pregiati. L’Italia e’ il primo fornitore di tessuti e filati della Turchia oltre che uno dei più importanti clienti (soprattutto per cuoio e pellame). Notevoli sono le opportunità commerciali per le aziende italiane produttrici di tessili tecnici, ovvero applicabili in ambiti diversi quali la medicina, l’automotive, l’agricoltura, i tessuti per l’arredamento.
– Prodotti chimici, fibre sintetiche ed artificiali. Settore ad altissimo potenziale per le aziende italiane, attualmente collocate al 5° posto tra i fornitori della Turchia (al primo posto vi e’ la Germania), non solo perché rappresenta una tra le voci più importanti delle importazioni della Turchia, ma soprattutto per la sua trasversalità a tutti i settori produttivi tipici dell’industria turca (tessile – abbigliamento, meccanica strumentale, costruzioni, automobilistico), nonché all’industria collegata alla ricerca scientifica (nanotecnologia – genetica – chimica organica).
– Autoveicoli, altri mezzi di trasporto e componentistica. Nel 2012 il comparto ha assorbito il 13% del totale delle importazioni delle Turchia dal mondo, registrando una crescita della domanda locale pari a circa il + 5%. Nonostante una forte contrazione delle esportazioni italiane nel settore (-10% dal 2005), l’Italia resta tra i primi 7 Paesi fornitori del mercato turco, con un particolare interesse nei confronti della subfornitura meccanica e della plastica gomma, da impiegare per la costruzione di veicoli e mezzi di trasporto.
– Servizi di informazione e telecomunicazioni. La Turchia mira ad accrescere le competenze in questi comparti, incoraggiando la ricerca attraverso la crescente interazione tra aziende e università. Tale orientamento apre notevoli possibilità di BUSINESS soprattutto per le aziende italiane attive nella produzione di: sistemi software, trasmissione dati, telecomunicazioni, sicurezza, biotecnologia industriale, elettronica per la difesa.
Fonte: Ministero degli Affari Esteri – Infomercati Esteri_Turchia