Cuneo fiscale ed Irap: nuovi interventi
(di Mauro Merola)
Recentemente il Governo ha operato una serie di interventi normativi che si pongono l’obbiettivo di favorire il rilancio economico del nostro Paese attraverso la riduzione del cosiddetto “cuneo fiscale”.
Il cuneo fiscale può essere definito come l’insieme di imposte ed altri oneri, connessi al lavoro dipendente, che costituisce la differenza tra il costo del lavoro – sostenuto dall’unità produttiva (ente, azienda o lavoratore autonomo) – e lo stipendio netto che affluisce nelle tasche del lavoratore dipendente.
La serie eterogenea di voci che compongono il cuneo fiscale è costituita in sostanza da due componenti:
a) una di tipo fiscale, prevalentemente Irpef ed Irap;
b) una di tipo parafiscale, vale a dire previdenziale ed assistenziale (soprattutto accantonamenti per la pensione e per la buonuscita).
Tale insieme di oneri va, pertanto, ad appesantire il costo del lavoro, provocando una sensibile differenza tra il valore di quest’ultimo e lo stipendio netto erogato al singolo lavoratore.
Con il decreto legge, approvato dal Consiglio dei Ministri del 18 aprile 2014, non viene solo previsto un taglio dell’Irpef per i lavoratori dipendenti, ma parallelamente, nell’ottica della riduzione del cuneo fiscale, anche un taglio dell’Irap del 10,2% per aziende e professionisti.
Per effetto di tale taglio, l’aliquota Irap si riduce dello 0,4%, comportando una riduzione dell’aliquota Irap dal 3,9% al 3,5% per le aziende private ed i professionisti. Quest’anno, tuttavia, i benefici saranno dimezzati per effetto dell’acconto 2014 fissato al 3,7%.
L’intervento sull’Irap, descritto sopra, non sembra in grado di risolvere o, per lo meno, ridimensionare il problema della perdita di competitività dell’Italia. La causa principale di ciò è riconducibile all’elevato costo del lavoro per unità di prodotto (i.e., CLUP).
Infatti, nell’era Euro, l’Italia ha accumulato un notevole GAP pari al 23% sul CLUP verso la Germania, che è riuscita, negli ultimi dieci anni, a garantire una crescita costante delle propria economia svalutando il costo del lavoro.
Riducendo l’Irap è possibile ridurre il CLUP, ma tale effetto non andrebbe vanificato da una riduzione parallela dell’Irpef per cui il problema della competitività economica resterebbe invariato.
Le misure prospettate dal Governo sono indirizzate ad intervenire in parte sull’Irpef ed in parte sull’Irap.
Ai fini Irpef, infatti, è stato prospettato un taglio del cuneo fiscale pari a 10 miliardi di euro per dieci milioni di persone; il meccanismo prevede l’attribuzione di un credito di imposta, a partire dalle buste paga relative al mese lavorativo di maggio 2014, per i lavoratori dipendenti ed assimilati che guadagnano tra 8.000 e 24.000 euro lordi e, di conseguenza, comporta un aumento della retribuzione netta a favore degli stessi (incremento di 80 euro in più al mese).
Ai fini Irap, invece, è stata prospettata una riduzione del cuneo pari a circa 0,4 punti in percentuale.
In definitiva, gli interventi indicati dal Governo determinerebbero una esigua riduzione del costo del lavoro nei limiti della sola quota Irap corrispondente allo 0,4%. Per quanto detto sopra, appare difficile che una misura del genere possa comportare un recupero di competitività economica dell’Italia rispetto agli partner europei.
Tuttavia, è indubbio che il calo sensibile dell’Irpef potrebbe favorire una ripresa dei consumi interni, garantendo maggiore liquidità ai lavoratori dipendenti.
L’utilizzo della leva fiscale per l’abbattimento del cuneo fiscale sicuramente è una soluzione interessante. Infatti, appare difficile poter ottenere lo stesso risultato intervenendo sulla componente parafiscale (previdenziale ed assistenziale), in quanto ciò comporterebbe un ridimensionamento del sistema pensionistico; detti tagli si ripercuoterebbero sulle aspettative future dei lavoratori.
In futuro, sarebbe prospettabile una riforma strutturale dell’Irap relativamente alla componente del costo del lavoro e degli oneri finanziari. Appare assurdo che imprese che chiudano il proprio bilancio in perdita siano tenute a pagare comunque l’Irap in quanto la base imponibile di detta imposta prescinde dal risultato di esercizio.