La potenza struggente del capitalismo e la vacuità effimera della vita umana: un’analisi economica-filosofica della nostra esistenza
La vita di un essere umano è un vero ed autentico miracolo da un punto di vista matematico e statistico.
Pensiamo brevemente, servendoci della ricerca biologica, a come la nostra esistenza dipenda incredibilmente dalla capacità di riproduzione di milioni di individui che ci hanno anticipato. Senza anche uno di loro tutto questo che oggi chiamiamo vita non sarebbe possibile, se anche ipoteticamente un nostro antenato non si fosse riprodotto noi oggi non esisteremmo. Un evento unico, incredibile e pressoché miracoloso.
Bergson, filosofo e naturalista francese vissuto nell’Ottocento, divise il tempo tra tempo fisico della scienza e tempo della coscienza. Il tempo fisico bergsoniano è assimilabile ad una collana di perle tutte uguali tra loro, separabili e disposte lungo una linea retta. Il tempo della vita, secondo Bergson, è come un gomitolo, poiché racchiude un flusso di coscienza continuo caratterizzato da esperienze passate e momenti unici. Il tempo della vita, secondo il filosofo, è un tempo caratterizzato da emozioni, sensazioni ed ecco spiegato perché, ad esempio, un’ora dal dentista non ha lo stesso peso temporale di un’ora trascorsa con la persona amata. Intuitivamente il tempo fisico, o tempo della scienza, è fondamentale per poter organizzare abilmente la nostra vita sociale ed economica. Senza alcuna organizzazione temporale della vita, sarebbe impossibile poter vivere in una comunità ed avere così relazioni sociali e personali.
Ogni essere umano, abbastanza sorprendentemente, non sceglie né di nascere né dove né, ovviamente, di morire. Siamo, tutti noi, letteralmente gettati nel mare del mondo e, in questo oceano chiamato vita, dobbiamo progressivamente imparare a nuotare, superando ostacoli, mareggiate e difficoltà.
Pascal, celebre filosofo, matematico e fisico francese del Seicento, introdusse il termine divertissment ovvero l’insieme di attività lavorative, ricreative e culturali ideate dall’uomo per potersi sottrarre al senso di inquietudine, nullità e vuoto derivante dalle domande esistenziali che, da sempre, lo affliggono. L’uomo, nonostante disponga di una incredibile intelligenza, non è riuscito a sconfiggere la morte, la malattia, la solitudine, così ha pensato che, per essere felici, la soluzione fosse quella di non pensarci. L’uomo, secondo Pascal, vive così rivolgendo i suoi pensieri sempre al passato e al futuro ma mai al presente ed, in questo modo, è travolto dagli eventi entropici della vita senza che riesca ad accompagnarla, godendo della bellezza dell’attimo e del momento.
Cogito ergo sum, ovvero penso dunque sono, ripeté Renato Cartesio ovvero “Penso, dunque sono, quindi esisto”. “Chi vuol essere lieto sia perché di domani non c’è certezza” argomentava Lorenzo de Medici.
Per Aristotele la felicità è eudaimonia ma anche katà métron. Eudaimonia è la buona riuscita del demone interiore, ovvero la nostra autocoscienza che ci guida nelle scelte della vita ma, allo stesso tempo, il nostro demone deve essere katà mètron, ovvero ci deve essere una corretta percezione del senso del limite.
Se desidero diventare un pittore bravo come Michelangelo ma non raggiungerò la sua caratura, allora non potrò mai essere felice. La felicità, perciò, ha una componente di autocoscienza legata inevitabilmente ad una percezione del limite.
Il capitalismo è un sistema economico che, incentrando il suo obiettivo primario sulla realizzazione del profitto e sul costante binomio necessità-desiderio, guida e stimola costantemente le pulsioni dell’uomo. Il sistema economico capitalista, fondato sull’accumulo di capitali e sulla sovrapproduzione, è un sistema economico che crea costanti pulsioni e desideri nell’animo umano. Tornando all’analisi effettuata in precedenza, ovvero l’assunto di Martin Heidegger circa il nostro essere gettati nel mondo, ogni uomo, vivendo come un soggetto protagonista la propria storia, inevitabilmente ricercherà il meglio per sé.
Questa è l’essenza umana che, studi di neuroscienze hanno dimostrato, risulta essere profondamente egoista.
Il capitalismo perciò, nonostante le profonde diseguaglianze e ingiustizie economiche che cela al suo interno, risulta essere il sistema economico che meglio si addice alla componente cognitiva umana, incentrata alla ricerca del successo, del potere e della piena autorealizzazione. Secondo la teoria economica, l’uomo dispone di risorse scarse nonostante voglia esaudire desideri illimitati. L’uomo, essendo animale pensante, pensa ed immagina grazie al suo intelletto, creando così una vera e propria dicotomia tra desideri e risorse disponibili.
Nella preistoria, l’uomo disponeva di semplici necessità quali, ad esempio, mangiare, dormire e ripararsi dal freddo e dalle intemperie.
Per far fronte a ciò, progressivamente, l’uomo ha dovuto fronteggiare una serie di bisogni: La necessità di mangiare trovava realizzazione nel bisogno di cacciare e, contestualmente, la necessità di dormire richiedeva un giaciglio sicuro.
Secondo Karl Marx, la storia è materiale ovvero procede secondo bisogni e necessità, le quali trovano realizzazione tramite il lavoro. E’ il lavoro, ampiamente discusso e oggetto di frequenti analisi e dibattiti nel confronto pubblico, che permette all’uomo di emanciparsi e di soddisfare i suoi bisogni. Il lavoro, per rispondere ai differenti bisogni e necessità, sarà soggetto ad inevitabili cambiamenti nel corso della storia. L’uomo preistorico viveva, infatti, grazie ad un’economia di sussistenza incentrata sul lavoro manuale e prettamente fisico.
La società moderna, figlia della globalizzazione economica e finanziaria, pone il fulcro sullo sviluppo delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale, creando così un mondo che vive di efficienza, produttività e perennemente proiettato nella velocizzazione del tempo. L’uomo, oggi più che mai, ha bisogno di un nuovo Umanesimo, dovendo tornare al centro della ricerca e della vita sociale. La vera domanda è: saremo in grado di valutare anche la componente kata mètron in un mondo che, ormai, ha completamente perso il senso del limite?
Nella società della tecnica l’uomo ha ancora un valore umano e morale?