Diritto Criminologia e criminalistica

Espressione grafo-linguistica degli schizofrenici. La patologia della scrittura e le sue problematiche nella perizia criminalistica dei documenti

di Elżbieta Żywucka-Kozłowska[i] e Kazimiera Juszka [ii]

 

La schizofrenia è una malattia che trova molto spazio nel campo medico e giuridico. Si tratta di un’affezione psichica i cui sintomi sono: disintegrazione della personalità, mancanza di contatto con la realtà, riduzione dei sentimenti, disturbi nei processi emotivi e del pensiero. La schizofrenia è una malattia molto complicata, sia per le cure, sia per le descrizioni, sia per la molteplicità delle forme e dei sintomi sia, infine, per il decorso che assume.

Il presente lavoro proviene dal nostro studio pubblicato e intitolato Biografie degli schizofrenici[i]


Il primo caso

Il primo caso riguarda un paziente di 48 anni, affetto da schizofrenia semplice, ricoverato numerose volte negli ospedali psichiatrici. I primi sintomi della malattia sono comparsi quando il paziente aveva 23 anni. Lo scrivente/paziente ha conseguito la maturità e ha intrapreso gli studi universitari. Il malato ha numerosi hobby: pittura, filatelia, elettrotecnica. Al momento della stesura della biografia si orientava bene nel tempo e nello spazio ed era cosciente della propria malattia.

La sua biografia è stata redatta in modo superficiale: lo stile riassuntivo è molto semplificato e si ha l’impressione che il paziente abbia voluto riferire tutte le informazioni in maniera molto rapida. Mancano tanti episodi della sua vita e la firma. Lo scrivente non ha curato né i margini né il quadro generale della scrittura, inoltre le frasi sembrano distaccate dal contesto generale.

img1img2I saggi grafici del paziente n. 1

Il secondo caso

L’autore della seconda biografia è un paziente di 56 anni (schizofrenia paranoidale) e il suo titolo di studio è il diploma di scuola media inferiore. Fino all’età di 13 anni ha vissuto con la madre, dopo la sua morte con i nonni materni. La malattia è stata diagnosticata quando il paziente ha compiuto 24 anni, per cui, successivamente, è stato ricoverato diverse volte.

Nella sua biografia si trovano numerosi errori ortografici, stilistici e grammaticali. Nel documento non vengono mantenuti i margini destro e sinistro e manca la firma. Il contenuto della biografia comprende i dati più significativi, corrispondenti alla verità. L’autore utilizza sia frasi semplici che frasi complesse. Nella sua biografia il paziente ha scritto di non aver svolto il servizio militare dietro raccomandazione del nonno, invece il motivo reale era che doveva lavorare come agricoltore nell’azienda dei nonni.

Il terzo caso

Il terzo caso riguarda un paziente di 54 anni, ricoverato nel reparto psichiatrico per schizofrenia paranoidale. Il suo titolo di studio è il diploma di scuola professionale (autista, meccanico automobilistico). Atteggiamento vittimistico.

La sua scrittura è “stretta”, leggermente inclinata a sinistra e presenta numerosi errori stilistici. Nella biografia ha annotato che “non gli sono stati consegnati i suoi documenti: carta d’identità, patentino per guidare la bicicletta, tessera scolastica (in due copie)”. I dati contenuti nel contesto sono veri, i margini sono mantenuti, la biografia è firmata.

 img3Il saggio grafico del paziente n. 3

Il quarto caso

Il quarto caso riguarda un paziente di 36 anni affetto da schizofrenia immaginaria. La malattia è stata diagnosticata nel 18o anno di vita. Ha conseguito il diploma di scuola professionale anche se prima della diagnosi frequentava l’Istituto Tecnico Scientifico. La scrittura è trascurata, sciatta, i margini sono mantenuti soltanto all’inizio. Non sono stati constatati errori ortografici, lo stile dell’espressione è generalmente regolare. Il documento è stato firmato dall’autore. Dal 25o anno di vita è rinchiuso in un centro psichiatrico secondo le disposizioni del tribunale.

Il quinto caso

Il quinto caso riguarda un paziente di 63 anni affetto da schizofrenia immaginaria, diagnosticata all’età di 25 anni; il paziente è in possesso del diploma di scuola media inferiore. Nel passato ha lavorato come autista e saldatore.

Nella biografia non ha menzionato la sua malattia psichiatrica per la quale è stata riconosciuta la sua invalidità. Il documento non è stato firmato. Il margine sinistro è stato conservato, manca il margine destro. Nel contenuto sono presenti numerosi errori ortografici e stilistici. La scrittura trascurata, con caratteristiche e forme di scrittura senile.

Il sesto caso

Il sesto caso riguarda un uomo di 64 anni, ricoverato numerose volte nei reparti psichiatrici perché  affetto da schizofrenia immaginaria. Non ha completato gli studi di scuola media superiore. All’età di 30 anni egli si è sposato, ha lavorato in diversi posti e ha svolto diversi lavori. Secondo la dichiarazione del malato i suoi ricoveri sono infondati, casuali ed è stato trattato male dal medico responsabile.

Nel documento mancano i margini, il rigo di base è diritto nei primi due versi. Nel contenuto sono presenti alcuni errori ortografici e stilistici. La biografia è scritta in modo caotico, la firma sotto il documento è illeggibile.

Tutti questi casi di pazienti sofferenti di schizofrenia presentano caratteristiche simili. Fra queste possiamo elencare non tanto le caratteristiche grafiche quanto piuttosto il contenuto verbale. Le caratteristiche principali sono:

1) nel terzo caso l’affermazione che “non sono state consegnate due copie dei documenti”;

2) nel sesto caso l’affermazione sulle cause infondate del suo ricovero;

3) nel sesto caso l’affermazione di un cattivo trattamento da parte del medico responsabile;

4) nel secondo caso il paziente sostiene che non ha svolto il servizio militare dietro raccomandazione dei nonni.

Tutte le biografie di questi malati schizofrenici sono state redatte con una scrittura trascurata, soltanto in tre casi è stato mantenuto il margine sinistro. In tutti i documenti analizzati si possono constatare errori ortografici, stilistici, grammaticali e di interpunzione. Il livello di istruzione dei pazienti varia dalla scuola media inferiore a quella superiore fino ai primi anni di scuole universitarie, il che è indice di buone capacità scrittorie. Tre biografie si diversificano dalle altre per una scrittura di tipo elementare probabilmente perché i malati molto raramente usavano scrivere, altre biografie sono state eseguite da persone che utilizzavano la scrittura manuale per motivi di lavoro.

La caratteristica comune della scrittura dei pazienti affetti da schizofrenia sono gli abbellimenti grafici all’interno del testo dei documenti. Tuttavia non abbiamo constatato queste caratteristiche nelle biografie. Soltanto in uno dei casi (il primo) il malato ha disegnato nel retro del documento la tavolozza con i colori e due pennelli incrociati. Probabilmente, con questo atto, il paziente ha voluto sottolineare il proprio hobby per la pittura e ha espresso questa sua passione anche nel testo della biografia. Tuttavia gli abbellimenti grafici non possono essere una prova univoca di malattia.

Nella letteratura, presa in esame, gli autori affermano che la schizofrenia si evidenzia nel contenuto verbale del documento e non nella grafia. Possiamo trovare tali affermazioni nel lavoro di Marek Leśniak[iv].

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L’esempio surriportato è tratto dal libro di J. Olbrycht e W. Chłopicki “Wypowiedzi na piśmie jako objawy zaburzeń psychicznych”(Le espressioni della scrittura come sintomi dei disturbi psichici”) PWL, Warszawa 1955. La forma cronica di schizofrenia ebefrenica si manifesta nella scrittura di un uomo di 52 anni, industriale. Nella lettera si osservano le “illustrazioni” di una serie di timbri e  simboli. Alcuni “timbri” contengono il cognome Wladyslaw G. e Aleksander G. . Sotto vediamo un ritratto, accanto un cavallo, forse lo stemma dell’autore. Fra il ritratto e il cavallo un violino con l’archetto incrociato. Poi la scritta: amour et travail – amore e lavoro, ancora sotto un indirizzo in francese e in cima un altro indirizzo in russo. In alto a destra osserviamo un disegno di una mano, su ogni dito la scritta in francese: ecrivain – scrittore, savant – scienziato, artiste – artista, industriel – industriale, ouvrier – operaio.

Durante il nostro lavoro abbiamo avuto la possibilità di osservare dei malati mentali, anche schizofrenici.

In concomitanza di differenti fattori esterni ci si è accorti che il comportamento di queste persone era totalmente diverso. Tuttavia non si possono classificare tutti i comportamenti patologici in questo ambito e non si possono tanto meno generalizzare i dati di valutazione delle scritture dei malati. Le forme di schizofrenia, dalla forma più semplice a quella immaginaria o catatonica, si presentano in maniera disegueale e, quindi, anche gli stessi comportamenti dei malati lo sono.

Secondo le nostre ricerche e quelle svolte da altri autori, le parti essenziali dei saggi prodotti dagli schizofrenici sono costituite dai contenuti verbali, sia in forma scritta che in forma orale. È caratteristico che questi malati assumano degli atteggiamenti vittimistici, oppure accusino altre persone, per esempio di atti criminali. Non di rado affermano di godere di diritti particolari e di meritare un particolare rispetto e di una particolare fiducia.

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L’autore di questa scrittura ritiene di aver scritto in codice. L’esempio riportato è ripreso dal libro di J. Olbrycht e  W. Chłopicki (op.cit.)

 

Nelle domande inviate a diversi uffici pubblici i malati schizofrenici molto spesso descrivono la loro vita, perché, secondo loro, ciò è essenzialmente significativo. Un grande problema nella lettura di queste domande è quello di ricavarne il senso.

A sostenere le nostre osservazioni sull’espressione verbale sconnessa degli schizofrenici vorrei citare per intero una domanda inviata alla Pretura Provinciale, alla Camera dei Deputati, al Tribunale Regionale e “a tutte le persone di buona volontà”. Il contenuto di questo testo è il seguente:

“La mafia manda al tribunale le bugie, aggredisce le persone anziane, soprattutto i soldati sotto il commando del MSW (Ministero degli Interni). I casi di letteratura, da me esaminati, attestano che le loro vittime sono terrorizzate. Motivo: la madre prima di morire ha diviso i beni familiari fra i bambini. Gli alti funzionari sono precipitati dalla sorella, hanno perquisito la casa a fondo e hanno rubato tutto. La mafia, i soldati del commando del MSW hanno assalito il mio appartamento e hanno sequestrato i miei figli per ricattarmi. Mia sorella ha portato una moneta dal gioielliere di Varsavia per fare la bigiotteria. I poliziotti mi hanno promesso che hanno un collega presidente della provincia e mi ammazzeranno. Nel nostro paese vengono usate le parole della canzone “ vedi quelle rovine in cima, là il tuo nemico si nasconde come il topo”, . Chiedo al tribunale e a tutta la gente di buona volontà di punire la mafia.”

Il frammento di questa lettera appartiene ad una persona affetta da schizofrenia immaginaria nella fase di ricaduta. Nell’espressione della malata sono caratteristiche, oltre all’atteggiamento vittimistico, la confusione dei concetti e  l’utilizzo inappropriato di alcuni termini.

Un’altra lettera simile, di cui il frammento riporto, è stata inviata presso diversi uffici. L’autrice della lettera è una malata di quarant’anni:

“(…) mi chiamo Halina, Janina P. Ho due figli che ho partorito personalmente. Dovevo assolutamente ottenere l’appartamento perché ne ho il diritto. Quando alcuni anni fa sono stata la fidanzata del presidente della provincia mi hanno dato l’appartamento, però prima mi hanno portato all’ospedale per farmi riposare. Non dovete più farmi le punture. Basta”.

In questo caso la lettera è stata analizzata in modo scrupoloso dall’amministrazione perché vi era un’espressa richiesta di assegnazione di una abitazione. Le informazioni sui due figli sono risultate vere. L’affermazione in cui la donna dichiara di essere stata fidanzata del presidente della provincia si rifà ad un fatto risalente a qualche anno prima, quando essa si è recata in ufficio provinciale in abito da sposa, dichiarando che presto sarebbe diventata la moglie del presidente. Dopo questo incidente è stata trasportata all’ospedale psichiatrico dove le è stata diagnosticata la schizofrenia. La donna ha trascorso sei mesi all’ospedale.

Queste biografie, come anche altri documenti, comprovano che esiste una connessione essenziale fra lo stadio dello sviluppo della malattia e il contenuto verbale. Di solito quando il malato o il paziente si trova sotto l’assistenza medica è consapevole della propria malattia e ne parla. Invece, nei casi in cui i pazienti non sono stati mai visitati da uno psichiatra essi non si rendono conto della propria malattia. Di solito questi malati considerano le persone che li circondano come dei nemici, soprattutto i membri della famiglia, gli amici e i medici. Il fatto curioso è che gli schizofrenici primeggiano nel gruppo dei mittenti delle lettere pretenziose presso  tribunali e uffici.

L’obiettivo di questo modesto contributo è quello di dimostrare il vantaggio che può trarre l’esperto della scrittura dall’analisi del contenuto verbale, soprattutto nei casi di malati mentali.

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Esempio di scrittura tratto dalla ricerca di J. Olbrycht e  W. Chłopicki  (op.cit.). Si osservano i tipici disegni del malato di schizofrenia con immagini incollate con  figure di donne, orsi, ecc. Non troviamo qui nessun indizio né spiegazione sullo scopo della lettera e ciò comprova la mancanza di comunicazione dell’autore e il mancato bisogno di contatto con il mondo esterno. Il contenuto è una illustrazione del patologico mondo interno in cui si trova l’autore, incomprensibile per gli altri.

 


[i] La Dr. Elżbieta Żywucka-Kozłowska è ricercatrice e docente presso l’Università Warmia-Mazury  di  Olsztyn  e la Scuola Universitaria Collegium Balticum di Stettino  (Polonia)
[ii] La Dr. Kazimiera Juszka è ricercatrice e docente presso l’Università Jagiellonica – Cracovia (Polonia)
[iii] E. Żywucka-Kozłowska, K. Juszka, Życiorysy schizofreników ( in) ) Logiczne podstawy opiniowania ekspertyz dokumentów a praktyka ( a cura di)  Zdzisław Kegel, Wrocław 2006, ”
[iv] M Leśniak, Z badań nad grafizmem psychopatόw in Problematyka dowodu z ekspertyzy dokumentόw, (a cura di). Z. Kegel; Wrocław 2002, p. 1293.