Il rumore nei luoghi di lavoro
(di Sonia Cecchini)
Il rumore negli ambienti di lavoro è ormai diventato uno dei problemi più importanti tra quelli compresi nell’igiene del lavoro. La continua meccanizzazione della produzione con l’introduzione di processi tecnologici continui ha portato al moltiplicarsi delle fonti di rumore e ad un aumento della percentuale di lavoratori esposti a questo fattore di rischio.
Lo sviluppo tecnologico, con il relativo aumento esponenziale del rischio da esposizione, non è stato seguito da adeguate misure preventive.
I parametri più importanti per la misurazione dell’onda sonora sono l’ampiezza (rappresenta il valore che assume la pressione) e la frequenza (numero di oscillazioni compiute dalla vibrazione in un secondo).
Il suono viene misurato in decibel per quel che riguarda la pressione sonora (intensità del suono) e in hertz per quel che riguarda la frequenza.
L’orecchio umano trasmette i rumori al cervello che li elabora per estrarne delle informazioni utili al soggetto (es. per la comunicazione tra gli individui).
Il tempo di esposizione e la pressione sonora sono fattori fondamentali per definire l’azione biologica del rumore stesso.
Data la complessità dell’azione biologica del fenomeno rumore, altri parametri possono influenzare la sua azione, quali la distribuzione delle frequenze o le caratteristiche proprie dell’individuo. Il rumore raggiunge il nostro corpo sempre attraverso l’orecchio; i suoi effetti, però, possono essere di due tipi:
1. effetti uditivi, quelli che interessano direttamente il nostro udito;
2. effetti extrauditivi, quelli che indirettamente vanno ad interessare altri organi e funzioni del nostro organismo:
• l‘apparato digerente (acidità di stomaco);
• l‘apparato cardiocircolatorio (ipertensione arteriosa);
• il sistema nervoso centrale (fatica nervosa).
Fatto salvo il divieto di superamento dei valori limite di esposizione, per attività che comportano un’elevata fluttuazione dei livelli di esposizione personale dei lavoratori, il datore di lavoro può attribuire ai medesimi un’esposizione al rumore al di sopra dei valori superiori di azione, garantendo loro le misure di prevenzione e protezione conseguenti e in particolare:
a) la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale dell’udito;
b) l’informazione e la formazione;
c) il controllo sanitario.
Fermo restando l’obbligo del non superamento dei valori limite di esposizione, se, nonostante l’adozione delle misure di cui si è detto, si individuano esposizioni superiori a detti valori, il datore di lavoro:
a) adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione;
b) individua le cause dell’esposizione eccessiva;
c) modifica le misure di protezione e di prevenzione per evitare che la situazione si ripeta.[1]