La specificità della comunicazione linguistica nelle condizioni dell’isolamento carcerario
(di Elżbieta Żywucka – Kozłowska* – traduzione dalla lingua polacca di Jolanta Grebowiec Baffoni)
Le prigioni, i centri di detenzione e gli istituti penitenziari sono i luoghi specifici che isolano il soggetto dal suo attuale ambiente di vita. Esistono tanti altri luoghi di isolamento[i], tuttavia nessuno di essi condiziona l’uomo in misura uguale a quelli della prigione.
Il comportamento dei condannati e dei detenuti in custodia cautelare è da sempre l’interesse di scienze, soprattutto di psicologia, psichiatria, sociologia, pedagogia riabilitativa, criminologia o vittimologia.
Nelle condizioni della prigione si è sviluppato un sistema di comunicazione dei detenuti. Gli elementi di questo linguaggio sono noti anche al di fuori delle mura della prigione e spesso incidono in modo permanente sul linguaggio comune. Alcune delle espressioni più comuni sono: “kumam”[ii] (comprendo), “Ameryka”[iii] (America), “git człowiek”[iv]. (uomo git).
Nella letteratura scientifica sono numerose le pubblicazioni che offrono le analisi dei comportamenti dei soggetti condannati a lunga detenzione nei penitenziari, invece sono meno accessibili le analisi del linguaggio come strumento di comunicazione fra i detenuti.
M. Sakowicz ha descritto i principi di base della subcultura delle persone che usano i messaggi codificati, facendo riferimento anche al gergo del carcere[v]. E’ stato inoltre realizzato un dizionario di slang criminale redatto da K. Stepniak[vi]. Tutti i risultati delle ricerche dimostrano l’esistenza di un tale linguaggio.
Durante i miei numerosi contatti con le persone private della libertà ho avuto la possibilità di comunicare con loro. A dir vero, durante le nostre conversazioni i detenuti cercavano di utilizzare correttamente la lingua polacca, tuttavia nelle loro espressioni ho potuto rilevare i modi di dire specifici e persino le frasi complete, proprie al luogo di detenzione.
Durante i brevi discorsi è difficile prendere atto di questi modi di comunicazione specifici anche perché, come ho già accennato, i detenuti nelle conversazioni con le persone al di fuori della prigione utilizzano la lingua comune e talvolta persino ufficiale. Durante le mie ricerche sulla subcultura delle carceri sono riuscita a giungere a una specifica forma linguistica ovvero alla forma di “chiamata” (zawołanie) di uno dei gruppi dei detenuti. Il solo termine “chiamata” rievoca le azioni eroiche poiché associate storicamente con l’ordine dei cavalieri polacchi.
Di seguito riporto il testo originale della “Chiamata dei furbi” (Zawołania cwanianików) ovvero di uno dei più giovani gruppi di subcultura presenti nei penitenziari polacchi[vii].
La Chiamata – l’inno dei “furbi”[viii]
Il testo dell’inno dei “furbi” che segue in basso, è la traduzione letteraria della versione originale; le volgarità presenti nel contesto hanno per il gruppo il significato determinante. Similmente ai gruppi denominati “szamanki” o “uomini git” che si distinguono per i codici diversi nei messaggi cifrati”, anche in questo gruppo si sottolinea la mancanza di rispetto per “ingenui e tonti”. I membri del gruppo dei furbi denominano i rappresentanti (i membri) degli altri gruppi informali con l’epiteto: “coglioni”. A dir vero, ognuno che non si identifica con il gruppo dei furbi viene denominato con questo termine, indipendentemente dal fatto se sia condannato o il funzionario del Servizio Carcerario, o ancora qualcun altro. Nella traduzione dell’inno si è cercato di mantenere i significati letterari e i segni di interpunzione.
«L’unità, la forza e la fratellanza sono le virtù dei furbi, sempre insieme e fino alla fine, fino all’ultimo respiro.
Nessuno mai ci separerà, perché, puttana, non ci riusciranno, tutti insieme e ognuno separatamente cercano un nostro consiglio.
Ma non ognuno può averlo, non tutti lo meritano, poiché sappiamo molto bene chi è uno di noi e chi è soltanto un coglione.
La nostra vita è la famiglia che sta ci sempre accanto, perché il furbo lo riconosci sempre anche nell’immensa folla».
Oltre la “chiamata”, il sottogruppo ha elaborato un proprio “codice” di comportamento:
Il codice dei furbi [ix]
«1. Git – per furbo è il nemico eterno, con cui la stirpe dei furbi combatte da sempre;
- Per che cosa combattiamo – i furbi combattono per l’uguaglianza nel carcere. Non riconosciamo nessuna subcultura nelle prigioni, soprattutto quella dei messaggi codificati. Non accettiamo umiliazioni e nemmeno esaltazioni dei più deboli e meno svelti.
- Ogni furbo dovrebbe:
– Uscire come vincitore da ogni situazione;
– Non permettere agli altri di farsi umiliare;
– Non permettere di farsi offendere da “git uomo” o un’altra puttana simile;
– Reagire sempre;
- Rivelare la propria appartenenza ai furbi (letteralmente: lucidarsi alla furbizia) – è possibile soltanto nelle situazioni quando ci si è convinti che nel gruppo sia presente un altro furbo. In altri casi non è indicato svelare la propria appartenenza ai furbi poiché non ci si può presumere quale soggetto (letteralmente: elemento) sia presente nella cella;
- Riproduzione del tatuaggio del cobra (letteralmente dal gergo carcerario: fare all’uncinetto il cobra) – la riproduzione del tatuaggio è essenziale. La riproduzione viene effettuata dalla mano di un altro furbo su un foglio di carta trasparente, ecc. Il modello dopo essere stato riprodotto (letteralmente dal gergo carcerario: dopo la gettata) deve essere distrutto poiché non può cadere nelle mani degli estranei. Il cobra è il modello destinato solo ed esclusivamente per i furbi quindi deve essere copiato (fatto all’uncinetto) precisamente e con cura;
- Le conseguenze per una maldestra riproduzione del cobra (letteralmente: per lavoro all’uncinetto): il furbo che non esegue precisamente il cobra risponde davanti al consiglio dei furbi che prendono la decisione per le conseguenze che dovrebbe subire quel furbo;
- La riproduzione del cobra (letteralmente dal gergo carcerario: fare il cobra all’uncinetto) senza permesso: la conseguenza è la cancellazione del modello e la privazione di diritti del furbo per sempre. Il delinquente viene eliminato (letteralmente dal gergo carcerario: mandato via a calci);
- Quando si può riprodurre la corona? (letteralmente dal gergo carcerario: fare all’uncinetto la corona). La corona si può riprodurla solo quando gli altri furbi della corona esprimeranno il consenso. Devono esprimerlo ognuno separatamente e tutti insieme. Le persone senza corona non hanno il diritto di esprimersi per il rispetto dei più anziani;
- Quali sono i tipi di notizie – sono due tipi di notizie che ogni furbo dovrebbe conoscere e rispettare. La notizia nera riguarda i furbi. Tale notizia deve essere trasmessa da mano in mano dei furbi. La notizia bianca è una notizia futile. Tale notizia può essere trasportata dalle persone estranee.
Il furbo dovrebbe essere sempre avvertito quando riceve la notizia nera in modo di doverla sorvegliare finché non arrivi nelle mani del destinatario.
Per la mancata consegna della notizia nera alle mani del destinatario il furbo colpevole deve presentarsi davanti all’autorità dei furbi che decidono sulla conseguenza che egli deve subire per non aver svolto il suo dovere.
Il furbo può rifiutare di trasportare la notizia nera ma deve motivarlo e presentare le ragioni del rifiuto;
- Il dovere – nel caso quando un furbo viene trasferito (letteralmente dal gergo carcerario: si reca) ad un altro carcere (letteralmente: criminale) dove non viene accettato, può scrivere a un altro furbo con la domanda di aiuto. Di conseguenza i furbo che ha ricevuto la domanda è obbligato ad aiutarlo;
- Il furbo senza la corona – deve informare il consiglio degli anziani di ogni sua intenzione legata ai furbi. La stessa cosa riguarda ogni decisione o l’inizio di qualsiasi rissa. Il furbo senza la corona è obbligato di informare il consiglio degli anziani oppure un membro del consiglio;
- Il consiglio degli anziani – sono i furbi con il cobra con la corona. Da loro dipende ogni decisione e ogni mossa connessa con i furbi. Semplicemente sono loro a decidere il tutto»[x].
I testi citati si distinguono per il linguaggio specifico, riscontrabile non solamente fra i rappresentanti di questo gruppo, ma anche nel gruppo dei messaggi codificati, o nel gruppo di “fratellanza” detto anche “famiglia” [xi], che come nel caso dei furbi è composta dai detenuti come anche dai membri fuori dalla prigione.
Il modo di comunicare dei condannati e dei detenuti in custodia cautelare assume le forme specifiche, non riscontrabili fuori dalla prigione.
Le citazioni in alto permettono di presumere l’esistenza di altri gruppi di subcultura, fra questi già menzionato gruppo di “famiglia” di cui di seguito viene riportato il testo del codice del gruppo, nel quale è facile riscontrare la specificità della comunicazione verbale.
«Codice “R” – “Rodzina” ovvero Famiglia
Per il membro della Famiglia e per Fratello, è un simbolo in cui egli deve credere. La parola “R” deve avere per il membro il valore più alto. La Famiglia è vicina, è una comunità, unità, rispetto e dignità per l’altro membro della famiglia. Se uno ha dei problemi, gli altri hanno il dovere di aiutarlo. La “R” è la parola significativa.
– I doveri di ogni membro della “R” –
Se vedi che il tuo Fratello ha dei problemi, non gli giri le spalle ma lo aiuti secondo le tue possibilità. Se questi problemi ti superano il tuo dovere è contattare gli altri. Se i membri più lontani della Famiglia hanno dei problemi, hai il dovere di aiutargli.
Se vedi dei cambiamenti nel comportamento del altro membro “R” o hai dei sospetti di tradimento oppure che un altro “R” faccia qualcosa che potrebbe comportare il rischio di pericolo per gli altri membri della“R”, hai il dovere di informare gli altri. Se un Fratello per motivi inaspettati si è trovato nel penitenziario, tutti i membri della “R” hanno il dovere di aiutare lui e la sua famiglia più stretta. Bisogna fare di tutto per salvare il Fratello da questa situazione.
– Le funzioni del Fratello rinchiuso nel penitenziario:
Se nel penitenziario trovi una persona della quale ci si può fidare e che ti sostiene, devi informare della sua presenza gli altri membri della “R”. Allora ti viene indicato come dovresti svolgere una conversazione sincera con questa persona. Se la persona si concederà senza limiti alla “R”, verrà introdotta alla “R”. In questo modo acquisirà i diritti e i doveri uguali a tutti.
– Conseguenze –
Per mancanza di rispetto e di lealtà, per raggiri, per truffe all’interno della “R”, per tradimento – la punizione è solo una: “che Dio lo assista”.
– Rispetto e lealtà –
Sono valori tanto alti quanto lo è il significato della “R” – è proibito pavoneggiarsi. Quando il fratello avrà tutte e due mani ingessate, tu gli allaccerai le scarpe. Rispetti il fratello come il membro della famiglia. La lealtà significa: essere in grado dare e versare il sangue per i fratello. Nel bene e nel male.
– Il segno della fratellanza –
Ognuno ha un segno di fratellanza dopo al suo ingresso alla “R”, così ci riconosciamo. Questo è il modo di riconoscere il tuo “Fratello”.
– Fratellanza di sangue –
Ha un unico significato “Do la mia vita per il fratello e per la famiglia”.
Le norme presentate in questo codice sono per tutti un santo comandamento della “R”[xii]».
E’ facile riscontrare che sia nei testi del gruppo dei “furbi” come anche della “famiglia” i motivi e le espressioni sono simili, come per esempio il valore più alto del gruppo e il dovere di aiutare i membri del gruppo.
In uno dei gruppi di “Fratelli” è stato composto il manifesto molto più breve degli altri ma che tuttavia contiene i motivi simili a quelli degli altri gruppi.
«IL MANIFESTO DELLA FRATELLANZA
Unità, uguaglianza, fratellanza, rispetto
Nel bene e nel male
Per la morte e per la vita
La parola è più cara della vita
L’aiuto al fratello indipendentemente dalla situazione
Secondo le proprie disponibilità
Non prendiamo autonomamente le decisioni affrettate
L’ultima parola appartiene alla persona responsabile
Per i Fratelli
Il mancato rispetto per le norme comporta le conseguenze»[xiii].
Ovviamente questi testi sono il risultato di una certa creatività delle persone anonime, ciò tuttavia ci permette di conoscere la specificità di questo linguaggio.
Molte analisi sono state svolte da M. M. Kamiński, che è riuscito a individuare alcune forme linguistiche non riscontrabili fuori dalla prigione. Fra l’altro ha descritto le gradazioni dei singoli “fratelli” chiamate dai prigionieri “le misure dei gas”, che compongono una scala di considerazione fra i condannati:
– bączki (piccoli tafani)
– duble;
– cichce (silenziosi)
– pszczółka Maja (ape Maja /conosciuti anche come il volo del bombo /;
– skunksy (puzzole);
– czesie[xiv];
– kleksy (macchie d’inchiostro)
in questa specifica classificazione si trovano anche:
– podkołderniki[xv] jadowite; (creature velenose viventi sotto la coperta)
– zacichacze[xvi] fotelowe; (creature silenziose viventi sulla poltrona)
– bulgotniki[xvii] wanienne.[xviii] (creature facenti le bolle nella vasca)
Lo stesso autore indica due tipi di codici: segreto e semisegreto.
Del codice segreto ha rilevato le seguenti caratteristiche:
«colui che scrive in codice impara le basi del codice segreto verso la fine dell’iniziazione durante i corsi notturni. Il corso comprende codici più essenziali e codici generali che trattano le regole e comprendono le norme connesse con le pulizie delle strutture delle celle e fuori da esse, le norme di comportamento nelle situazioni specifiche, chiamate “comportamenti”, significato dei giochi e dei testi e trattano il linguaggio specifico, la sua grammatica e i giochi linguistici. Le regole sono una costituzione dei messaggi in codice. Le azioni o i comportamenti violanti lo spirito e le norme sono le colpe più grave. Le eccezioni dalle norme vengono giustificate con la contrarietà delle regole. Le regole del comportamento vengono esposte con un catalogo dei comandamenti concreti come comportarsi nelle situazioni specifiche nella prigione o come relazionarsi con i detenuti. Nella definizione dei regolamenti esistono molte imprecisioni Alcuni comportamenti possono differire da prigione a prigione, da sezione a sezione, persino da cella a cella. I comportamenti comprendono tutte le norme semisegrete, come per esempio le norme di “fisiologia sporca”, ma anche le regole di mobilità fra le caste»[xix].
Il sistema di comunicazione specifica è stato osservato in uno dei più giovani dei sottogruppi nella subcultura carceraria, ovvero nella “fraternità”.
I detenuti che si identificano con questo gruppo cifrano i messaggi con l’aiuto dei segni grafici ai quali attribuiscono i significati precisi. Secondo i funzionari del Servizio Carcerario[xx] esistono due indipendenti codici simbolici. Uno di essi è stato decifrato, ciò sicuramente ha influito notevolmente sul miglioramento di prevenzione dei contatti illegali fra i detenuti.
Il codice decifrato si presenta nel modo seguente:
Oggi questo sistema dei simboli non ha più un grande significato, oltre a quello conoscitivo. Il metodo è stato trasformato dai detenuti poiché la sua rivelazione lo ha reso inutile nella trasmissione dei messaggi essenziali e importanti fra i membri del gruppo.
Nel dialetto del sistema della comunicazioni dei condannati (accanto al gergo, anche esso di grande rilievo), esistono anche gli altri metodi di comunicazione.
M. Staszkiewicz indica fra essi: minka (smorfietta), miganka (lampeggiamento), stukanka (il bussare)[xxi].
La smorfietta (minka) consiste nella costruzione delle lettere con una mano e il viso. Il lampeggiamento (miganka) consiste nella sistemazione figurativa delle dita in modo tale, che la loro disposizione componga la forma della lettera. Il bussare (stukanka) invece si basa sul sistema dell’alfabeto Morse.
Il classico messaggio codificato è il pezzo di carta con il contenuto scritto.
M. Ciosek osserva che «il gergo usato dai prigionieri è probabilmente la creazione sia della subcultura criminosa libera, sia della subcultura carceraria (…). Oltre il gergo criminoso creato nei limiti grammatici della lingua polacca, esiste nell’ambito dei delinquenti un codice linguistico approfondito, denominato “kmina”»[xxii].
Le considerazioni scientifiche sul gergo carcerario e sulla sua funzione sono molto diverse. Indubbiamente gli studi sul linguaggio dei detenuti potrebbero comportare le nuove osservazioni sia sulla tecnica di espressione, sia sull’espressione stessa, tuttavia nel gergo di ogni gruppo dei detenuti è possibile osservare i simili elementi di fratellanza e di solidarietà per tutti i membri di appartenenza.
I condannati quindi sono persone come tutti gli altri, gli distingue solamente la pena carceraria, ovvero la condizione di privazione della libertà. La stessa considerazione riguarda i detenuti in custodia cautelare. Vale la pena di osservare anche loro probabilmente utilizzavano il linguaggio simile o forse anche identico fuori dal carcere, e che l’utilizzo dei volgarismi compie un significato non tanto lessicale quanto simbolico.
Ogni gruppo sociale, in relazione alle idee, ragioni e norme, utilizza un proprio linguaggio informale. La scrittura come modo di comunicazione fra le persone è conosciuta da molto tempo, ma sono proprio le persone private della libertà a costruire le altre forme di comunicazione. Ancora oggi è possibile leggere le scritte sulle pareti nelle vecchie prigioni (ma anche nei lager di concentramento), dove in una forma molto breve i condannati trasmettevano le informazioni essenziali come nome, cognome e anno.
Il progresso di civilizzazione ha cambiato il modo di vita dell’uomo tuttavia non ha cambiato il suo comportamento nelle situazioni estreme ovvero anche nelle condizioni di isolamento come per esempio nei penitenziari. Da anni i detenuti abbelliscono le loro buste con le lettere destinate alle persone care e le loro lettere sono scritte in modo simile. Analizzando le missive di diverse epoche dei detenuti nei diversi carceri ho spesso avuto l’impressione come se il mondo si fermasse. Secondo il mio parere è un fenomeno degno di annotazione, poiché il quadro sociale e caratteriale dei detenuti è molto diverso. In questi casi non è significativo il titolo di studio. Tutti i detenuti, sia laureati che con la licenza elementare, utilizzano i linguaggi simili, comunicando con il gergo proprio della subcultura del sottogruppo.
Bibliografia
M. Ciosek Psychologia sądowa i penitencjarna, Warszawa 2001
M.M. Kamiński Gry więzienne. Tragikomiczny świat polskiego więzienia, Warszawa 2006,
K. Stępniak, Słownik tajemnych gwar przestępczych, I wydanie Londyn 1993
M. Szaszkiewicz , Tajemnice grypserki, Kraków 1997
E. Żywucka – Kozłowska, Podkultura więzienna, Szczecin 2007
Note
* La Dr. Elżbieta Żywucka Kozłoska, Phd è ricercatrice e docente presso l’Unversità di Varmia e Masuria di Olsztyn e la Scuola Universitaria Collegium Balticum di Stettino.
[i] Per esempio manicomi, caserme, i luoghi di lunga degenza.
[ii] Kumam – nel gergo carcerario: “capisco”.
[iii] L’America compresa come situazione perfetta, il tempo in cui tutto sia ammesso, compreso gli errori.
[iv] Il termine “git” non è presente nel vocabolario polacco, tuttavia si riscontra nel gergo comune. Git uomo è compreso come un soggetto rispettante le norme, rispettabile, nel quale ci si può confidare.
[v] Vedi M. Szaszkiewicz , Tajemnice grypserki, Kraków 1997.
[vi] Vedi: K. Stępniak, Słownik tajemnych gwar przestępczych, I edizione, Londra 1993.
[vii] Il testo è stato pubblicato la prima volta in Podkultura więzienna (Subcultura carceraria) di E. Żywucka – Kozłowska, Szczecin 2007, p. 41
[viii] Titolo in polacco: Zawołanie – hymn “cwaniaków” –
Testo in polacco: «Jedność, siła i braterstwo to cwaniaka jest domena, zawsze razem i do końca aż do ostatniego tchnienia. – Nikt nas nigdy nie rozdzieli, bo nie dadzą kurwa rady, wszyscy razem i z osobna szukają u nas porady. – Lecz nie każdy ją dostanie bo nie każdy zasługuje, wiemy o tym przecież dobrze kto jest od nas a kto chujem.
Życie nasze to rodzina, która zawsze jest przy boku bo cwaniaka zawsze poznasz nie wiem w jakim byłby tłoku».
[ix] Titolo in polacco: Kodeks cwaniaków
[x] Il codice dei furbi è stato pubblicato in E. Żywucka – Kozłowska, Podkultura więzienna (Subcultura carceraria), Szczecin 2007, p. 42 – 43
[xi] I sottogruppi elencati, ovvero “fratellanza” o “famiglia” sono le subculture carcerarie più giovani. Si distinguono per le proprie norme, in parte assomiglianti alle norme degli altri gruppi, e per la propria simbolica. Tutti e due gruppi continuano le tradizioni dei messaggi codificati, che tuttavia oggi per motivi di mancanza di tempo sono molto limitati.
[xii] Per la prima volta il Codice della “famiglia” è stato pubblicato in Podkultura więzienna, Szczecin 2007, pp. 44 – 45
[xiii] Il testo originale è stato pubblicato in Podkultura więzienna, Szczecin 2007, p. 47
[xiv] Czesie – gergo carcerario da Cześ – in singolare – diminuzione del nome maschile Czesław: colui che onora buon nome o colui che merita gloria e buon nome)
[xv] Podkołderniki (in plurale) – la parola inesistente nel vocabolario polacco tuttavia la sua etimologia richiama un essere vivente sotto la coperta
[xvi] Zacichacze (in plurale) – la parola inesistente nel vocabolario polacco, la sua etimologia richiama una persona silenziosa
[xvii] Bulgotniki (in plurale) – la parole inesistente nel vocabolario polacco, tuttavia la sua etimologia richiama l’azione di fare le bolle.
[xviii] M.M. Kamiński, Gry więzienne. Tragikomiczny świat polskiego więzienia, Warszawa 2006, p. 90
[xix] Idem; p. 99
[xx] Le informazioni sono state acquisite grazie alla gentilezza dei funzionari del Servizio Carcerario del Penitenziario a Wierzchów Pomorski (regione Pomerania Occidentale in Polonia); questo sistema dei segni è stato pubblicato per la prima volta nel 2007, in Podkultura więzienna, p. 52
[xxi] M. Szaszkiewicz, op. cit. p. 19 -21.
[xxii] M. Ciosek, Psychologia sądowa i penitencjarna, Warszawa 2001. p. 241