Economia

Il Welfare aziendale per le PMI

(di Ivana Colombo)

1. Non solo per grandi imprese

Le PMI non sono più escluse dal welfare aziendale. Le soluzioni a basso costo che potrebbero essere adottate anche dalle PMI sono numerose, come ad esempio maggiore flessibilità negli orari, part-time orizzontale o verticale, tele-lavoro e servizi di time-saving quali il “maggiordomo aziendale” per sbrigare le piccole incombenze. Certo l’asilo nido aziendale, la palestra o l’housing sociale sono iniziative riservate alle aziende che, per dimensione e disponibilità economiche, posso permettersi questi grandi interventi.

Il ruolo delle grandi imprese però può e deve essere però anche quello di traino nella promozione e diffusione dell’innovazione nella Corporate Social Responsibility. Il principale obiettivo è il welfare contrattuale territoriale concertato tra le parti sociali e con il coinvolgimento dei più importanti portatori di interesse del territorio (1). Il programma permette a centinaia di piccole aziende di “comportarsi” come un’unica grande azienda con benefici per il singolo dipendente e conseguenze positive sul benessere organizzativo, il rilancio dell’economia dei territori e l’occupazione giovanile.

Il welfare pubblico arranca, pressato da problemi di bilancio: la crisi finanziaria non colpisce però solo il settore pubblico, e gli aumenti di salario non sono oggi a portata delle aziende. È nel clima di difficoltà che si sviluppa il welfare aziendale, una pratica fino a qualche anno fa riservata solo ai dipendenti delle grandi multinazionali, che diventa oggi una risorsa preziosa per i lavoratori e le loro famiglie. In un contesto di ridefinizione delle tutele di protezione pubblica – a causa della crisi economica e delle politiche di austerity –è fondamentale sostenere e rafforzare attraverso la contrattazione interventi in tema di welfare integrativo e complementare per preservare condizioni di inclusione sociale e tutela dei lavoratori e delle famiglie.

Anche le PMI iniziano a muoversi, come testimonia l’azienda grafica Bologna Renografica, che offre ai suoi 32 dipendenti un “premio di studio” per i figli, il rimborso dei libri di testo, un sostegno alla maternità extra (firmato con i sindacati), permessi retribuiti per visite specialistiche e investimenti in formazione e sicurezza. L’idea è di Trattare il distretto come un’unica grande azienda. Un colosso, con un bacino di 10mila dipendenti e la massa critica necessaria per un welfare di larga scala.

La fase di test su un campione di 80 aziende – rappresentativo per settori e dimensioni – è pronta per partire. Un comitato scientifico di economisti e professori universitari monitorerà l’esperimento e l’indotto in termini di Pil e Bil (Benessere interno lordo). Sempre più spesso i sindacati e il management aziendale danno vita, attraverso la contrattazione, a enti bilaterali e fondi destinati a fornire prestazioni di welfare ai lavoratori e alle loro famiglie attraverso fondi istituiti a livello categoriale nazionale o aziendale. Sempre più frequentemente esperti e imprese coinvolte esortano i decisori politici ad aggiornare la normativa esistente con l’introduzione di sgravi fiscali per l’offerta di welfare ai dipendenti, con il settore assicurativo a fare da partner tecnico, portatore di know how specifico per la gestione.

Le rappresentanze territoriali si mettono insieme per raggiungere l’obiettivo della produttività attraverso una rinnovata attenzione alle persone, applicando anche alle Pmi i vantaggi della grande impresa (2).

2. Un accordo quadro per il welfare aziendale nelle PMI lombarde

Un settore importante del welfare aziendale è costituito dalle politiche di conciliazione tra vita familiare e lavorativa, attraverso una migliore organizzazione degli orari, ma anche l’offerta di servizi per la cura di bambini e anziani. Aiutare le lavoratrici a raggiungere quel “difficilissimo equilibrio tra lavoro e impegni di cura” consentirebbe a molte di evitare la scelta obbligata di rinunciare all’attività professionale. Gli ultimi dati Eurostat riportano infatti uno sconcertante 46,5% di inattività femminile nella fascia di età 15-64, a fronte a una media europea (UE 27) del 34,4%. Sempre secondo l’Eurostat, più del 15% di queste non potrebbe lavorare a causa dell’onere di cura di bambini e genitori anziani.

Andando oltre, sindacati e rappresentanti delle PMI lombarde (3) si sono riuniti nel mese di maggio 2014 per firmare un accordo quadro regionale per la promozione per l’introduzione e la valorizzazione del welfare aziendale nei contratti integrativi per la piccola e media impresa, nato dalla comune preoccupazione delle parti per la difficile congiuntura economica. L’intesa – spiega un comunicato stampa di Cisl Lombardia – mira a raggiungere un duplice obiettivo: favorire la crescita economica dell’azienda proprio attraverso la valorizzazione della sua “responsabilità sociale” e l’introduzione di “innovative e adeguate forme di risposta ai bisogni delle lavoratrici, dei lavoratori e delle famiglie” (4).

Un punto fondamentale del documento firmato dalle parti riguarda proprio lo spirito di cooperazione e progettazione comune con gli attori del territorio, definibile di “secondo welfare”: “La contrattazione territoriale e aziendale – si legge – rappresenta lo strumento privilegiato di coinvolgimento oltre che delle parti sociali, anche delle istituzioni e delle associazioni del terzo settore”. L’intesa, cui verrà dato seguito con un nuovo incontro tra le parti, opera in particolare in queste aree: flessibilità aziendale; cura dei figli; assistenza dei familiari con disabilità, anziani, non autosufficienti; supporto economico finanziario e sociale; benessere dei dipendenti e di time saving; condivisione dei compiti di cura e utilizzo dei congedi parentali da parte dei padri; iniziative e percorsi di formazione per sostenere il rientro dei dipendenti da maternità, congedi parentali o lunghi periodi di assenza per malattia (5).

L’accordo si applica alle imprese associate a Confapi (6) o che applichino i CCNL Confapi, e ai loro dipendenti con rapporto di lavoro a tempo indeterminato, a progetto (parasubordinati) e ai lavoratori somministrati, compatibilmente con la durata del periodo lavorativo. Il bando regionale rappresenta un’opportunità per diffondere – attraverso la contrattazione fra le parti – modelli innovativi di welfare aziendale e territoriale. Ragione per cui l’accordo quadro dovrà essere declinato tramite intese territoriali o aziendali per definire – a partire dai bisogni e dalle risorse del territorio – specifici progetti.

L’accordo promuoverà in questo modo progetti che potranno concorrere al finanziamento previsto dal bando regionale. Un’importante occasione per estendere le esperienze di welfare integrativo sul territorio cercando di seguire una logica programmatica e progettuale di interventi attraverso il supporto del sistema delle reti che in questi anni si sono costruite, come le reti di conciliazione e i confronti nell’ambito dei Piani di zona, e il rafforzamento dei rapporti con le istituzioni del territorio e con il Terzo settore; per promuovere l’estensione e la qualificazione della contrattazione decentrata – in particolare in tema di welfare – è previsto il sostegno ai quadri e agli operatori nei territori e nelle categorie, sia sul piano organizzativo che formativo.

La formazione specifica rappresenta una leva centrale per accompagnare i dirigenti nell’affrontare le nuove sfide e i nuovi spazi della contrattazione concertata.

3. Buone prassi si diffondono: l’iniziativa territoriale di Prato

Grazie a un accordo collettivo siglato da Confindustria e sindacati lo scorso aprile prende il via anche a Prato il welfare di distretto, uno strumento che ha come obiettivo il potenziamento del potere d’acquisto dei lavoratori attivi nelle PMI, così come lo sviluppo di nuovi servizi in ambito locale. L’accordo Welfare PMI consentirà ai lavoratori pratesi attivi nelle piccole e medie aziende di beneficiare dei medesimi servizi messi a disposizione dei “colleghi” dipendenti di aziende di gradi dimensioni: è prevista la possibilità di scegliere se convertire il premio aziendale di produttività (o altre forme di salario variabile) in welfare per sé stessi o per la propria famiglia. La gestione di questi nuovi servizi concessi ai lavoratori dovrebbe essere effettuata attraverso una piattaforma virtuale, per meglio integrare le notizie provenienti dal territorio (7).

Vacanze offerte dall’azienda, baby-sitting agevolato per i figli dei dipendenti, visite mediche o dal dentista, abbonamento a teatro o in palestra, e rimborsi spese per libri scolastici, rette dell’asilo o dell’università, sconti dal benzinaio, al ristorante, nei negozio: questi i privilegi dei dipendenti di grandi imprese fino a poco tempo fa, a partire fin da Olivetti per arrivare a Luxottica e Eni, Alitalia, Telecom, Ferrero, quelle, per intendersi, con più di 250 addetti, che, se estesi alla restante gran parte del tessuto produttivo ossia alle piccole-medie e piccolissime imprese, farebbero il successo degli appena avviati esperimenti di welfare “di distretto” d’Italia, un vero e proprio laboratorio di innovazione per un nuovo modello di governance.

Note

(1) Senza dimenticare le Camere di Commercio. Nell’ambito dell’Accordo di Programma per la Competitività con le Camere di Commercio lombarde in attuazione del programma 2013 alla misura azioni di promozione di Responsabilità Sociale, Regione Lombardia ha pubblicato un bando per le iniziative di welfare aziendale e interaziendale.

Il bando è rivolto a PMI e a grandi aziende in partnership con PMI e intende sviluppare modelli stabili di welfare aziendale e misure di sostegno nello svolgimento di compiti di cura familiare ai genitori che lavorano, da promuovere attraverso l’incentivazione alla contrattazione di secondo livello aziendale e territoriale e gli interventi ammissibili riguardano:

“SEZIONE I – SOSTEGNO A INIZIATIVE DI WELFARE AZIENDALE ED INTERAZIENDALE:

Si rivolge a micro, piccole e medie imprese, grandi imprese (in collaborazione con almeno due PMI), grande distribuzione (nel caso di progetti che coinvolgano almeno tre filiali in Lombardia). Requisito d’accesso per la presentazione della domanda è una contrattazione di secondo livello avviata o conclusa. Sarà possibile chiedere un finanziamento per progetti relativi a:

– nuovi modelli organizzativi che favoriscano l’accesso ai servizi di welfare

– azioni di innovazione sociale nell’ambito della conciliazione famiglia-lavoro

– strumenti per l’assistenza e la previdenza sociale integrativa.

I progetti avranno una durata massima di 12 mesi e potranno godere di un contributo regionale massimo di 100.000 euro, comunque non superiore all’80% della spesa totale, parametrata sul numero dei lavoratori beneficiari: fino a 10, 10.000,00 euro; da 11 a 50, fino a 50.000,00 euro; da 51 a 250, fino a 75.000,00 euro; oltre 250, fino a 100.000,00 euro.

Sarà possibile presentare i progetti fino al 30 settembre 2013, salvo esaurimento delle risorse disponibili.

SEZIONE II – DOTE CONCILIAZIONE SERVIZI ALLA PERSONA:

Dote Conciliazione si rivolge in via prioritaria a dipendenti di imprese che abbiano avviato azioni per introdurre misure di welfare: micro, piccole e medie imprese, grandi imprese (in collaborazione con almeno due PMI), grande distribuzione (per azioni che interessino almeno tre filiali in Lombardia).

La Dote, che verrà elargita fino ad esaurimento delle risorse disponibili, consiste in un contributo di 200 euro al mese per un massimo di 8 mesi. Il tetto massimo erogabile, pari a 1600 euro, potrà essere fruito nell’arco di 12 mesi. Le domande di dote, da presentare on line, vanno perfezionate presso gli sportelli dedicati delle Asl”.

Il termine di presentazione è scaduto il 31 dicembre 2013, salvo esaurimento delle risorse disponibili. www.csr.unioncamerelombardia.it.

(2)    Modelli di welfare territoriale per le Pmi: Unindustria Treviso, Como e Varese e le Reti di conciliazione lombarde. Il caso di Treviso: nell’ambito del progetto Fare insieme, Unindustria Treviso e le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno firmato nel 2011 il Patto per lo sviluppo sostenibile, la qualificazione dell’occupazione, la competitività del sistema economico locale. Tra gli obiettivi anche negoziare convenzioni con assicurazioni, fondi sanitari e operatori sul territorio per offrire “pacchetti” già pronti da inserire nei contratti aziendali.

(3)    Per ulteriori approfondimenti si veda www.pmi.it. Si segnalano tra i progetti già avviati, oltre alle 11 Reti di Conciliazione lombarde che prevedono azioni rivolte alle famiglie, le 12 reti già esistenti sul territorio lombardo con azioni mirate alle imprese locali in ambito di: Associazioni e reti per servizi interaziendali (Incentivi economici tramite bando, Sostegno diretto a Reti già esistenti), Consulenza alle imprese (Specifica per micro imprese, Vademecum prassi conciliative in azienda), Sportelli informativi dedicati (Punti di accesso c/o partner della rete, Sportello territoriale).

(4)    Le grandi aziende cercano di andare incontro ai nuovi bisogni, e di favorire le categorie meno tutelate dal settore pubblico come le donne e i giovani. Un esempio è l’accordo firmato da Enel con Cgil, Cisl e Uil, in cui si impegna a tagliare i “privilegi acquisiti” dei 27.000 dipendenti che pagano la corrente elettrica scontata dell’80% dal 1962, per implementare invece la previdenza integrativa per i più giovani. Lo scorso 24 aprile, la sede milanese di Confapi ha ospitato l’incontro tra la direzione regionale di Confapindustria e le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil. Sindacati e rappresentanti delle PMI lombarde si sono riuniti per firmare un accordo quadro regionale per la promozione di interventi e azioni in tema di welfare aziendale e conciliazione vita-lavoro nel sistema della piccola e media impresa lombarda.

(5)    Entro il mese di maggio si terranno i confronti territoriali, e nel contempo – congiuntamente a Confapi – sarà necessario sostenere la diffusione del voucher di conciliazione prevista dal Bando regionale e destinata ai lavoratori e lavoratrici al rientro dai congedi parentali. Si conferma quanto mai necessario anche nella Regione Lombardia sostenere interventi per favorire l’occupazione femminile. Lo ribadisce il tasso di occupazione delle donne in Lombardia, che si attesta al 56%, ben al di sotto di quello maschile (al 73%). Inoltre, i dati sull’abbandono del lavoro delle lavoratrici entro il primo anno di vita del bambino – ben 4925 casi nel 2012 – sottolineano che le donne vivono ancora una condizione di disagio nel contemperare gli impegni professionali con le esigenze di cura della famiglia.

(6)    Confapindustria Lombardia è la Federazione regionale fra le Api della Lombardia aderenti a Confapi, che – attraverso le sue associazioni territoriali – rappresenta l’industria lombarda di piccola e media dimensione. Parlando dell’attività della Federazione, il presidente Franco Colombo ha dichiarato: possiamo “essere un’arma in più a disposizione dell’imprenditore e delle imprese anche in un momento difficile dell’economia” e possiamo “far crescere le territoriali, far crescere il valore dei loro servizi, aiutare le aziende lombarde ad avere un’interlocuzione forte con le istituzioni che siano la Regione, il governo centrale, le istituzioni locali tutte”.

(7)    “Si tratta di fare in modo che migliaia di piccole aziende dello storico distretto pratese – solo una su cento supera i 50 addetti – possano godere di quegli stessi beni e servizi offerti da colossi come Luxottica o Intesa Sanpaolo” spiega Angelo De Filippo, responsabile esecutivo del progetto Welfare Pmi presentato il 10 aprile da Co.Ge.F.I.S. (ente bilaterale formato da Unione industriale pratese e sindacati). “L’obiettivo è restituire alle famiglie potere d’acquisto, attraverso una contrattazione di secondo livello pensata su misura di distretto. E’ possibile: basta dotare le piccole imprese di una piattaforma comune per la gestione del welfare. […] anche il tessuto commerciale locale e la filiera a Km zero potranno beneficiare del sistema di convenzioni e sconti a cui avranno accesso i dipendenti delle Pmi, oltre che dell’accresciuto potere d’acquisto di questi ultimi stimabile in un risparmio di circa una mensilità del salario annuo. L‘equivalente di 100 euro netti al mese spendibili in servizi sanitari, formazione, cultura”. Il tutto gestito tramite un portale online “di distretto” a cui ogni singolo dipendente potrà accedere con un account personale, gestendo il proprio conto-welfare direttamente dal Pc di casa o dell’ufficio. Il sistema si chiama Crescere ed è realizzato da Eudaimon, società che negli ultimi 12 anni ha gestito il welfare interno di aziende come Edison, Wind, Ferrero, Alitalia, Telecom”.