La crisi economica sotto la lente degli ammortizzatori sociali
(di Stefania Spaziani)
La crisi che stiamo vivendo non si è arrestata. Si intravedono, tuttavia, deboli segnali di ripresa.
Secondo gli ultimi dati Istat, nel quarto trimestre 2014 il Pil è sceso dello 0,3% rispetto allo stesso trimestre del 2013, segnando una frenata che può essere interpretata come uno stop della recessione.
Il tasso di crescita nel 2014 del numero delle imprese registrate nel Registro delle Imprese di Infocamere è pari allo 0,51% (più del doppio del 2013). In termini numerici questa crescita equivale ad un saldo positivo tra aperture e chiusure delle imprese pari a circa 30.000 unità. Il buon risultato è determinato soprattutto dalle minori cessazioni. Nel 2014, infatti, hanno chiuso i battenti 31.541 imprese in meno rispetto al 2013.
Per quanto riguarda l’occupazione, a dicembre risulta una crescita su base annua dello 0,5% pari ad aumento di 109 mila unità. Anche il calo del tasso di disoccupazione rappresenta il primo segnale di contrazione della disoccupazione dopo un periodo di crescita: a dicembre scende al 12,9%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali in termini congiunturali. Di un punto percentuale diminuisce a dicembre rispetto al mese precedente anche il tasso di disoccupazione giovanile (riferito alla fascia di età compresa tra i 15 e 24 anni), attestandosi al 42,0%.
Altri deboli segnali sono l’aumento delle esportazioni (nel 2014 +2% rispetto al 2013) e la diminuzione del ricorso alla cassa integrazione.
E’ proprio su quest’ultimo punto che vogliamo focalizzare l’attenzione. L’analisi degli ammortizzatori sociali, infatti, ci permette di capire come le imprese stiano fronteggiando la crisi.
Iniziamo, innanzitutto, con il chiarire cos’è la Cassa integrazione guadagni. Si tratta di una forma di sostegno al reddito erogata dall’Inps. Consiste nell’integrazione del reddito del lavoratore a seguito della riduzione parziale o totale delle ore lavorate. Esistono tre tipi di cassa integrazione:
- Cassa integrazione guadagni ordinaria. Riguarda i lavoratori dell’Industria e dell’Edilizia. Il presupposto per la sua erogazione è che l’attività lavorativa sia ridotta o sospesa a causa di difficoltà aziendali dovute a situazioni temporanee del mercato indipendenti dalla volontà dell’imprenditore, nonché intemperie stagionali. Questo ammortizzatore sociale è finanziato dalle imprese che sono tenute a versare un contributo che differisce in base al settore di appartenenza e in base al numero dei dipendenti.
- Cassa integrazione guadagni straordinaria. Il presupposto in base al quale viene erogata la CIGS è di natura eccezionale, come crisi aziendali, ristrutturazioni e riconversioni delle attività dell’azienda o procedure concorsuali (fallimento, liquidazione coatta amministrativa ecc.). La principale forma di finanziamento è a carico dello Stato tramite la “Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali” – GIAS, istituita presso l’Inps. Il restante finanziamento deriva da contributi a carico dei datori di lavoro e a carico dei lavoratori beneficiari.
- Cassa integrazione guadagni in deroga. Istituita nel 2004 e potenziata nel 2009 proprio per fronteggiare la crisi economica, questo ammortizzatore sociale entra in funzione per quelle imprese che non possono accedere alla CIGO o alla CIGS, come ad esempio quelle con meno di 15 dipendenti oppure quelle che hanno superato i limiti di durata della cassa ordinaria e straordinaria. Il finanziamento della CIG in deroga è a totale carico dello Stato.
Dalla crisi del 2008 le imprese hanno fatto un ricorso eccezionale alla cassa integrazione.
Come emerge dalla Figura 1, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Inps, il numero delle ore totali autorizzate (ordinaria, straordinaria e in deroga) si mantiene costante tra il 2005 e il 2008 (tra i 231 e i 245 milioni) , con un punto minimo nel 2007 (184 milioni). Nel 2009 raggiunge ben 915 milioni; il picco massimo viene raggiunto nel 2010 con 1,2 milioni. Con una minima flessione nel 2011 (977 milioni) l’andamento riprende l’ascesa nel 2012 e nel 2013 (rispettivamente 1,119 e 1,182 milioni). Il 2014 segna un’inversione di tendenza. Le ore autorizzate totali scendono a 1,111 milioni. Certamente un segnale positivo, sebbene molto debole.
Molto differente è la composizione nel tempo delle tre forme di CIG. La Figura 2 dimostra come nel periodo della crisi la CIG ordinaria abbia lasciato il posto a quella straordinaria e in deroga. L’incidenza della Cassa integrazione ordinaria rispetto al totale (ordinaria, straordinaria e in deroga) è diminuita notevolmente a partire dal 2009 passando dal 63% del 2009 al 28% del 2010, fino ad arrivare ad un 22% del 2014. La CIGS, invece, aumenta passando dal 24% del 2009 a valori compresi tra il 40% e il 56% (con un minimo del 36% registrato nel 2012) negli anni successivi fino ad oggi. Anche per la CIG in deroga si constata un crescente ricorso nel tempo. Nel 2005 soltanto il 5% della Cassa integrazione è rappresentato dalla CIG in deroga. La percentuale si attesta intorno a valori compresi tra il 10 e il 14% negli anni successivi fino al 2009. Nel 2010 il ricorso a questo ammortizzatore è quasi triplicato rispetto all’anno precedente passando dal 13% al 31%. Nel 2014 diminuisce registrando un 22%.
Anche i dati Istat confermano il segnale di un minore ricorso alla Cassa integrazione nel 2014 rispetto al 2013. Come mostra la Figura 3, nell’industria le grandi imprese hanno utilizzato nel mese di novembre 2014 63,2 ore di CIG ogni mille ore lavorate, con una diminuzione di 15,9 ore rispetto a novembre 2013; mentre le grandi imprese dei servizi hanno registrato una situazione stazionaria (+0,2 ore per mille ore lavorate rispetto a novembre 2013).
Dunque, resta di fatto la speranza che questi timidi segnali possano farci pensare che la recessione abbia avuto una battuta d’arresto.