Economia

TPP – Accordo di libero scambio USA – Pacifico

(di Sabrina Polato)

Esattamente un anno fa si è esaminato ed approfondito in questa rubrica il tema della TTIP, l’accordo oggetto di negoziati tra USA ed Unione Europea che, se attuato, porterebbe ad una maggiore armonizzazione degli standard commerciali e finanziari tra le due sponde dell’Atlantico.

In questo numero verrà analizzato un altro importantissimo accordo, la TPP “Trans Pacific Partnership, di cui inspiegabilmente si parla poco, anche tra gli addetti ai lavori, nonostante il ruolo primario nell’Economia e nel Commercio Internazionale ricoperto dalla maggior parte delle Nazioni coinvolte in tale intesa.

Infatti, la TPP, firmata lo scorso 5 ottobre ad Atlanta (Georgia – Usa) dopo 5 anni di trattative, sancisce un’alleanza senza precedenti tra gli Stati Uniti da una parte e ben 11 potenze economiche, asiatiche e non, che si affacciano sul Pacifico dall’altra, tanto che si può indubbiamente parlare del più grande trattato commerciale di libero scambio firmato negli ultimi decenni, dal momento che riguarderà una quantità di scambi pari al 40% dell’Economia mondiale.

Al momento, i Paesi coinvolti sono Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Stati Uniti e Vietnam, anche se sono già pronte all’adesione altre Nazioni come Corea del Sud, Taiwan, Filippine e Colombia.

L’Accordo si pone come obiettivo principale quello di abolire progressivamente le barriere commerciali tra gli Stati firmatari e di stabilire regole comuni in materia di tutela dei lavoratori, dell’ambiente e dell’e-commerce.

La TPP riguarda il libero commercio di moltissimi prodotti: la maggior parte delle trattative si è svolta sui prodotti derivati del latte e sui medicinali “biologici” (derivati da organismi viventi), in particolare sui tempi di brevetto di questi ultimi. Il trattato include anche l’industria automobilistica, quella cinematografica, l’accesso a internet e la protezione delle specie naturali. Per poter divenire operativa a tutti gli effetti la TPP dovrà essere ratificata entro 90 gg. dal Congresso Usa e dai governi dei rispettivi Paesi.

La TPP è stata duramente contestata e criticata negli Stati Uniti come negli altri Paesi firmatari da una platea molto variegata di soggetti (professionisti della salute, ambientalisti, attivisti di Internet, organizzazioni sindacali, avvocati, governatori e sindaci) che hanno protestato contro l’eccessiva segretezza dei contenuti dei negoziati, la portata troppo ampia dell’accordo e la controversia delle clausole contenute nelle bozze che, solo per una fuga di notizie, sono state rese pubbliche ai cittadini. In sintesi, gli oppositori della TPP lamentano una sostanziale mancanza di informazione al pubblico, nonostante molti aspetti contenuti nell’accordo riguardino da vicino i consumatori.

E’ evidente che la TPP ha un valore non solo commerciale, ma anche politico. Innanzitutto, perché si tratta del primo Accordo mai firmato tra Stati Uniti e Giappone, rispettivamente la prima e la terza Economia mondiale. In secondo luogo, perché la Cina è stata deliberatamente lasciata fuori dai negoziati (anche se non è da escludersi un suo coinvolgimento in un prossimo futuro) con il preciso intento, in primis degli Stati Uniti, di raggiungere un’intesa commerciale capace di arginare e contenere il dilagare delle esportazioni cinesi. Infine, perché con la firma di questo Trattato il presidente americano Barack Obama raggiunge un altro importante obiettivo nell’ambito della propria strategia di politica internazionale (dopo l’accordo sul nucleare con l’Iran e la riapertura dell’ambasciata a Cuba), mantenendo quanto promesso al proprio elettorato nel 2012 in sede di campagna elettorale per il rinnovo del mandato presidenziale, ma lasciando al contempo un’eredità “notevole” al suo successore (democratico o repubblicano che sia).

Dal punto di vista europeo, la firma del TPP non può lasciare indifferenti né a livello politico né a livello industriale: l’accordo potrebbe agevolare le trattative e velocizzare i tempi di negoziazione della TTIP, attualmente fermi in una situazione di “stallo” che non giova innanzitutto alle aziende europee. Infatti, per le imprese europee il TPP costituisce un potenziale strumento di penalizzazione nei confronti dei propri competitors che operano nei mercati firmatari dell’accordo, dal momento che le loro merci possono entrare nel mercato americano a tariffe agevolate se non addirittura azzerate, rendendo quindi tali prodotti più convenienti rispetto a quelli provenienti da uno Stato membro della UE.

La firma dell’accordo TTIP diventa a questo punto una questione di primaria importanza per le aziende europee e, di conseguenza, italiane. Senza questo accordo si rischia una perdita di competitività per i nostri prodotti che si traduce in un’erosione delle quote di mercato faticosamente conquistate negli ultimi due anni dalle nostre imprese nel mercato americano: un mercato importantissimo per le aziende italiane, ove le nostre esportazioni hanno fatto registrare nel 2015 performance di crescita a doppia cifra, contribuendo a bilanciare le contrazioni subite su altri mercati attualmente in sofferenza quali Russia, Brasile ed in parte anche Cina.