Il metodo di valutazione annuale del diamante cosiddetto “da investimento” adottato dai players di settore fino al 2019: il reverse engineering finanziario
ABSTRACT: Dal 2016 ad oggi il Settore del cosiddetto “Diamante da Investimento” è cambiato. Nuove regole sono basate su nuovi listini consigliati (IDEX) e anche su nuovi margini aziendali per cui si devono computare a valore di costo tutte le operazioni di servizio prestate dall’azienda relative a selezione, gestione della clientela, amministrazione, distribuzione e logistica dei diamanti acquistati. La valutazione del prezzo sconta, cioè ricomprende in sé, tutti questi fattori.
Dal 2016 ad oggi ci sono stati avvenimenti che hanno interessato il Settore diamantifero internazionale e particolarmente quello italiano. Tutti hanno visto il tentativo, da parte soprattutto dei media, di affossamento del comparto del cosiddetto “Diamante da Investimento” che comprendeva milioni di clienti soddisfatti; a questo livello, l’Autorità Antitrust ha ritenuto di ridefinire le regole del settore su altre basi, più chiare e distinte che, se applicate sia a livello contrattuale che di documentazione informativa precontrattuale, possono dare all’acquisto di diamanti un senso congruo a rappresentare quello per cui il diamante è nato, cioè la protezione e la diminuzione della volatilità del portafoglio.
Le nuove regole sono basate su nuovi listini consigliati (IDEX) e anche su nuovi margini aziendali relativi alla selezione, gestione della clientela, amministrazione, distribuzione e logistica dei diamanti acquistati.
Tutto ciò evidentemente non consente di avviare un processo di ricollocamento e di rivalutazione dei contratti precedenti le nuove normative emanate dalle autorità in oggetto, motivo per cui la valorizzazione dei diamanti in essere fino a fine 2019 consente di computare a valore di costo soprattutto le operazioni di servizio prestate dall’azienda.
L’operazione economica di acquisto di un diamante sconta, cioè ricomprende in sé oltre al costo del diamante anche quello dei servizi connessi alla distribuzione commerciale e agli obblighi fiscali; quindi, il prezzo ricomprende tutti i servizi previsti sino anche all’eventuale ricollocamento ovvero alla liquidazione del patrimonio investito a suo tempo.
Una delle principali obiezioni poste dal pubblico dopo la caduta del settore merceologico del “diamante da investimento” è che il diamante veniva venduto a prezzi esagerati e soprattutto non giustificati. Il modello di valutazione e rivalutazione qui seguìto spiega il meccanismo sottostante le operazioni di vendita e rivendita ma si applica esclusivamente a contratti che si aprono e chiudono nell’ambito del comparto economico del Diamante “da Investimento” che prevede acquisti e vendite (ricollocamenti) solo al suo interno.
Elementi per una valutazione quantitativa
L’acquisto di diamanti prevede la disposizione e il rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza (epoca t), e gli incrementi, se di segno positivo, sono pagati integralmente alla scadenza perché si tratta di una capitalizzazione integrale. Sul valore nominale del diamante si calcola l’eventuale incremento. Per convenzione le quotazioni di mercato si enunciano per ogni 100 Euro di valore nominale; il tasso di incremento nominale determina l’importo degli incrementi annui come percentuale del valore nominale. Il calcolo dell’incidenza in percentuale dei vari fattori considerati nel prezzo di rivalutazione di ogni singolo diamante oggetto di un contratto va applicato in riferimento al mercato alla data della richiesta di ricollocamento e su base statistica che rileva il tempo richiesto per i ricollocamenti precedenti di almeno tre anni; il tempo medio di ricollocamento quindi aumenta o diminuisce e questo valore in giorni viene trasformato in termini percentuali e in correlazione lineare relativi al valore del singolo diamante.
Un esempio: il tempo di ricollocamento aumenta di un X% perché il tempo impiegato per ricollocarlo oggi è X% più lungo del tempo medio impiegato negli anni precedenti il 2018. Evidentemente i valori espressi possono anche invertirsi qualora il processo di ricollocamento si velocizzi o ritornano alle percentuali precedenti il 2018 quando la nicchia si riaprirà. Il calcolo prevede un riferimento ai costi di gestione e al loro riversamento sul valore trasformato in termini percentuali di rivalutazione, in riferimento agli indici commerciali dei prezzi e per un max di ct 1,50, perché per carature maggiori il calcolo viene alterato in modo non comprendibile nell’equazione di base.
Modello di valutazione e rivalutazione
Iniziamo da una considerazione pericolosa e fuorviante: alcuni periti, anche di tribunali, spesso usano il termine “Perizia” per indicare ciò che perizia non è perché in gemmologia si intende con questo termine un esame approfondito di una pietra effettuato da un esperto il quale deve specificare in calce gli strumenti che ha utilizzato a tale fine; inoltre, la pietra deve essere visionata dal vivo, il che dice che una perizia stilata sulla base di un esame condotto su una pietra sigillata non ha alcun fondamento. Alcuni di essi affermano, per iscritto e con firma autografa, che se un diamante era stato venduto, per esempio, a 10.000 euro, il valore reale del diamante stesso, secondo quello dato dal listino Rapaport, è di 2800 euro, e di qui la ipotesi (del perito) che si sia trattato di una truffa. Ma se anche ci si potesse riferire al listino Rapaport (ma l’Authority consiglia IDEX), a quel prezzo comunque obbligatoriamente si devono aggiungere almeno le spese di rete di distribuzione (dal 15 al 28%) e l’IVA di legge (22%), oltre all’ovvio margine aziendale di chi vende, che lo giustifica con il fatto di continuare a lavorare e anche per addivenire agli obblighi fiscali.
Questi elementi tecnici di natura aziendale vengono compresi nelle commissioni esplicite e anche a livello contrattuale e, unitamente al complesso di servizi connessi al diamante, influiscono sulle variazioni rispetto al valore iniziale.
In particolare, indichiamo alcuni parametri che influiscono sulla attribuzione della percentuale di incremento di rivendita a mercato di comparto (V€):
- a) Prezzo di acquisto sul mercato all’ingrosso (P).
- b) Rischio di variazione dei listini all’ingrosso (RΔl); tra il momento nel quale il cliente conferisce incarico di acquisire Diamanti e il momento in cui, effettuata ogni ricerca, valutazione e selezione, si procede all’acquisto, trascorre un certo lasso di tempo, comunque di varie settimane, tempo dovuto alla ricerca e alla valutazione delle pietre una per una, i viaggi presso i grossisti e il tempo indicato nel contratto riferito ad esempio ai termini di diritto di recesso, obbligatorio in Italia di giorni 15. Alcuni dei listini all’ingrosso vengono aggiornati ogni settimana: ciò comporta un rischio, per il venditore, di oscillazione del prezzo che incide sul costo della pietra. Detto rischio incide, a seconda del periodo, tra un 2 ed un 5%.
- c) Rischio di cambio (RC). Si tratta del rischio legato ad una variazione del rapporto di cambio tra le due valute, Euro e Dollaro USA, che incide sul valore del Diamante che viene espresso in dollari nel mercato internazionale. Anche in tale caso è importante il tempo intercorrente tra il momento in cui viene conferito l’incarico ed il momento in cui l’azienda provvede al pagamento delle pietre individuate. Il cambio euro/dollaro è condizionato da una pluralità di variabili macroeconomiche e quindi varia quotidianamente. Detto rischio incide, a seconda del periodo, tra un 10 ed un 30%.
- d) Valore dei servizi (VST); i servizi forniti da terzi sono necessari per la fornitura e consegna dei Diamanti all’intermediario; essi comprendono tra le altre cose selezione, trasporto, certificazione, blisteratura, distribuzione, custodia, assicurazione (se richiesta), assistenza e altro, tutte funzioni fornite da soggetti terzi, necessarie per il materiale godimento e trasferimento delle pietre, direttamente collegate alla loro particolare qualità. (5 – 15%).
- e) Valore e costo della rete di distribuzione (D): dal 15 al 25%.
- f) Margine operativo aziendale (MOL); si aggiunge poi il margine operativo aziendale, che incide circa dal 10 al 30%, necessario perché l’azienda possa rimanere attiva sul mercato e quindi essere sempre al servizio dei clienti. Anche questo elemento costituisce un valore integrativo a costituire il valore del o dei Diamanti acquistati.
- g) Costi di ricollocamento (CR): dipendenti dal periodo e dall’entità delle vendite di periodo (dal 5 all’80%
- h) Dazi doganali e tasse (DT); in Italia il Diamante è soggetto a tassazione, sia essa intesa come applicazione di dazio di importazione ovvero come IVA. Detta tassazione incide per il 22%.
Il risultato va diviso per il valore della valutazione precedente (Vn), quindi l’equazione sarà,
P + RΔl + RC + VST + D + MOL + CR + DT
V€ = _______________________________________________
Vn
Un esempio pratico: un contratto prevede un acquisto ad oggi (t0) di euro 10.000.
Il contratto, per esempio, per strategia dell’intermediario e del fornitore, prevede l’attribuzione di un singolo diamante. Dopo un anno dalla data del contratto (t1) escluso il periodo di inerzia che comprende almeno 40 giorni lavorativi dalla firma, il valore cautelativo si esprime come segue:
Cioè:
Quindi
11530
V€ = ___________ = + 11,5%
10000
Il valore percentuale ottenuto si intende liquidabile esclusivamente a seguito di ricollocamento nell’ambito del comparto e per anno; ad esso vanno sottratte le percentuali lorde delle spese di ricollocamento ove previste dal contratto.
In conclusione, non ci si può riferire quindi al listino Rapaport il quale è
- all’ingrosso, quindi non retail in quanto prevede acquisti di centinaia di carati per singolo ordine
- riservato agli operatori all’ingrosso accreditati
- non prevede alcun ricollocamento o riacquisto.
(A cura di Tiziano Dall’Omo)
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