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Il PNRR e la ripartizione delle risorse per il Sud

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è incluso all’interno del programma Next Generation EU (NGEU), pacchetto da 750 miliardi di euro, costituito per circa la metà da sovvenzioni, concordato dall’Unione Europea in risposta alla pandemia di COVID-19. La principale componente del programma NGEU è il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), che ha una durata di sei anni, dal 2021 al 2026, e una dimensione totale di 672,5 miliardi di euro (di cui 312,5 sovvenzioni, i restanti 360 miliardi prestiti a tassi agevolati).

Fonte: Commissione Europea

“Italia Domani” è il Piano di Ripresa e Resilienza presentato dall’Italia attraverso il Fondo complementare istituito con il D.L. n°59 del 6 maggio 2021 a valere sullo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel Consiglio dei Ministri del 15 aprile dello stesso anno. Il totale dei fondi previsti è di 222,1 miliardi. A questi entro il 2032 si aggiungeranno ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche e per il rinnovo delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione. Nel complesso si disporrà di 248 miliardi.

Il Piano seguendo i tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, ha lo scopo di riparare ai danni economici e sociali causati dalla crisi pandemica, risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. In particolar modo, ha la funzione di ridurre in maniera sostanziale i divari territoriali, generazionali e di genere.

Per attuare tutto ciò, il Piano si sviluppa in sei missioni:

  1. “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura”: stanzia oltre 49 miliardi. Con l’obiettivo di promuovere la trasformazione digitale del Paese, sostenere l’innovazione del sistema produttivo, e investire in due settori chiave per l’Italia, turismo e cultura.
  2. “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica”: stanzia 68,6 miliardi. Con gli obiettivi principali di migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa e inclusiva.
  1. “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”: dall’importo complessivo di 31,5 miliardi. Il suo obiettivo primario è lo sviluppo di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile ed estesa a tutte le aree del Paese
  1. “Istruzione e Ricerca”: stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro. Con l’obiettivo di rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico.
  2. “Inclusione e Coesione”: prevede uno stanziamento complessivo di 22,6 miliardi. Per facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire l’inclusione sociale.
  3. “Salute”: stanzia complessivamente 18,5 miliardi. Con l’intento di rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure.

Ripartizione delle risorse per il Sud

*Calcolata come il rapporto tra i fondi per il Sud e le risorse territorializzabili, per ogni missione. Fonte: elaborazioni e dati del Ministero per il sud e la coesione territoriale

Il Mezzogiorno ha un forte ritardo nello sviluppo del digitale pertanto la missione 1 mira alla digitalizzazione della PA e del sistema produttivo. Il focus è posto sulle infrastrutture digitali con il 45% delle risorse per la connettività a banda ultra-larga destinate alle regioni del Sud-Italia.

Per quanto concerne la missione 2, relativa alla transizione verde, i campi su cui viene posto l’intervento sono:

  • colmare il divario territoriale nella gestione dei rifiuti, con circa il 60% dei progetti destinati a comuni localizzati nel Centro-Sud (che sono interessati da diverse procedure di infrazione comunitaria);
  • ridurre la dispersione delle risorse idriche, che al Sud è pari al 51% contro la media nazionale, già elevatissima, del 41%;
  • destinare progetti per la diffusione dell’energia rinnovabile e il trasporto sostenibile (ad esempio, i progetti di conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie saranno maggiormente concentrati nelle regioni meridionali).

La missione 3 mira al rafforzamento delle reti ferroviarie regionali e al miglioramento dell’accessibilità delle linee e delle stazioni ferroviarie. Infatti, ad oggi, nelle regioni meridionali si trovano meno treni in circolazione e lenti, nonché il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate. L’obiettivo primario è quello di migliorare la mobilità dei cittadini e la connessione del Sud al resto del Paese, rendendolo più attrattivo per investimenti e turismo.

La missione 4 è incentrata sulle criticità nell’ambito dell’istruzione come:

  • la disponibilità molto bassa di posti negli asili nido e nelle scuole per l’infanzia;
  • il divario territoriale nelle competenze di base (il 42% degli studenti presentano competenze alfabetiche non adeguate, contro un media nazionale del 30%, e il 53% registra competenze numeriche inadeguate, a fronte di una media del 38%) che è dovuto anche al fenomeno dell’abbandono scolastico;
  • l’edilizia scolastica (la percentuale di scuole del Sud senza un certificato di agibilità o di collaudo statico è significativamente più ampio che al Nord, così come è inferiore la spesa per la manutenzione);

La riduzione dei suddetti divari nell’istruzione dovrebbe avere effetti positivi sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro e ridurre la quota (oggi del 33,9%) dei giovani che non studiano e non lavorano.

Le misure della missione 5 per la coesione sociale sono dirette a rafforzare i servizi essenziali, aumentare l’attrattività dei territori a maggior rischio di spopolamento, migliorare le opportunità di lavoro e i servizi socio-sanitari.

Infine, la missione 6 vuole eliminare la frammentazione tra i diversi sistemi sanitari regionali tramite la riorganizzazione delle politiche della salute con riforme e investimenti basati sui fabbisogni assistenziali.

Uno dei problemi che sorge è se effettivamente il PNRR basterà per attenuare il divario di crescita tra Centro-Nord e Sud. La SVIMEZ (associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno) ha evidenziato nel suo rapporto annuale riferito al 2021, che la dinamica debole dei consumi risulta essere un elemento cardine che frenerà l’impatto propulsivo generato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. La SVIMEZ stima che le amministrazioni regionali e locali del Sud dovranno gestire una quota significativa del PNRR, pari a 20,5 miliardi, per la metà concentrati nel biennio 2024-2025. In questi due anni, in particolare, il volume annuo di spesa per investimenti attivato dovrebbe essere pari a circa 4,7 miliardi che richiederanno uno sforzo aggiuntivo pari a circa il 51% rispetto alla spesa annua effettuata dalle stesse amministrazioni nel triennio 2017-19. Un elemento di forte criticità soprattutto in considerazione dei Comuni in crisi finanziaria (dove vive un cittadino meridionale su tre) che avranno maggiori vincoli su assunzioni di profili specializzati per la gestione dei bandi o nel ricorso all’assistenza tecnica.

Fonte: Sole 24 ore

Inoltre, come si evince dai grafici sovrariportati, nel 2020 la pandemia aveva reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Centro-Nord e nel Sud, marcando una differenza rispetto ai disallineamenti del passato, ma nel 2021 si nota come tornino le distanze con il Centro-Nord che si attesta a +6,8% mentre il Sud cresce del 5%. È il 2022 tuttavia il primo anno in cui si dovrebbe riscontrare un effetto considerevole delle misure previste nel PNRR e la crescita risulterà sostanzialmente allineata (rispettivamente +4,2% e +4%) grazie al rilevante impatto che la dinamica di costruzioni ed export eserciteranno sul Mezzogiorno. La divaricazione a vantaggio del Centro- Nord, seppure contenuta, si rimostrerà nel 2023 e 2024 e il bilancio complessivo del quadriennio considerato farà segnare +12,4% al Sud e +15,6% al Centro-Nord.

L’impatto positivo si avrà sia grazie alle manovre di finanza pubblica, sia grazie al Piano nazionale di ripresa, maggiore proprio al Sud, ma questo effetto sarà attutito nel Mezzogiorno dalla debolezza dei consumi che dopo aver perso il 7,4% nel 2020 dovrebbe tornare ai livelli pre-Covid solo nel 2024, con un anno di ritardo rispetto al Centro-Nord. La tesi della Svimez è che la fragilità dei consumi sia conseguente alla dinamica salariale piatta (15,3% di dipendenti con bassa paga nelle regioni meridionali rispetto a 8,4% in quelle centro settentrionali), al basso tasso di occupazione e all’eccessiva flessibilità con il ricorso al tempo determinato per quasi 920mila lavoratori meridionali (22,3% al Sud rispetto al 15,1% al Centro-Nord) e al part-time involontario (79,9% al Sud contro 59,3% al Centro-Nord).

(A cura di Matteo Bassetti)

Riferimenti:

  • https://www.mef.gov.it/focus/Il-Piano-Nazionale-di-Ripresa-e-Resilienza-PNRR/
  • https://www.ministroperilsud.gov.it/it/approfondimenti/schede/quali-sono-i-fondi-destinati-al-sud-nei- prossimi-anni/
  • https://www.ilsole24ore.com/superdossier/pnrr_12012022-AEDNUY7/numeri-AE1ZfY7
  • http://lnx.svimez.info/svimez/rapporto-svimez-2021-tutti-i-materiali/
  • https://www.confcommercio.it/-/pnrr-piano-nazionale-ripresa-resilienza

Rivista scientifica digitale mensile (e-magazine) pubblicata in Legnano dal 2013 – Direttore: Claudio Melillo – Direttore Responsabile: Serena Giglio – Coordinatore: Pierpaolo Grignani – Responsabile di Redazione: Marco Schiariti
a cura del Centro Studi di Economia e Diritto – Ce.S.E.D. Via Padova, 5 – 20025 Legnano (MI) – C.F. 92044830153 – ISSN 2282-3964 Testata registrata presso il Tribunale di Milano al n. 92 del 26 marzo 2013
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