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La responsabilità sociale d’impresa nel contesto della pandemia di Covid-19

1. Introduzione

Il Covid 19, o Coronavirus come ormai siamo abituati a chiamarlo, ha cambiato profondamente le nostre abitudini, la società, le regole del gioco, ha obbligato città, nazioni intere a rallentare fino a fermarsi del tutto. Questa pandemia mondiale, è, se ci riflettiamo bene, un paradosso perché ha messo tutto il mondo nella stessa situazione di pericolo ma ha incentivato le differenze. Indubbiamente tutti i Paesi, compresi quelli con una economia ricca e stabile, hanno subito forti danni economici, hanno dovuto predisporre dei piani di sostentamento per le imprese, le famiglie, i liberi professionisti. Hanno dovuto affrontare una emergenza sanitaria per la quale nessuno Stato era realmente pronto. Ma non tutti gli Stati hanno avuto la medesima reazione, se la causa è la stessa per tutti, le conseguenze sono fortemente diversificate. Applichiamo questo ragionamento alla realtà italiana: le regioni sono state tutte sottoposte a forti pressioni, economiche e sanitarie. Tuttavia, la resilienza delle regioni del Nord, tradizionalmente più ricche, è stata ben diversa rispetto alle regioni del Sud. È necessario ricordare che secondo l’ISTAT nel 2019 il Nord-ovest aveva i livelli di Pil pro capite più alti in Italia, con un valore nominale di circa 37 mila euro, mentre il Mezzogiorno aveva un valore nominale di poco più di 19 mila euro annui (1). Ancora, le famiglie del Nord-ovest avevano un reddito disponibile per abitante di circa 22,6 mila euro, il 60% in più delle famiglie residenti nel Mezzogiorno.

Nel corso del 2020-2021 la differenza esistente tra il cosiddetto Nord e Sud si è aggravata, le regioni la cui economia era instabile prima del lockdown hanno dovuto a gestire un numero crescente di attività vicine al fallimento, di richieste di sostentamento statale e di nuovi poveri.

Secondo l’Istat il valore dell’incidenza di povertà assoluta è salita al +7,7% in termini di nuclei familiari.
Si deve dare atto però che in una realtà così complessa il tessuto economico italiano e mondiale si muove verso nuove frontiere, verso un sistema di valori differente.

Si parla a riguardo di Responsabilità sociale d’impresa, sebbene definirla come una nuova frontiera è pressoché esagerato, ciò che si può osservare è che la prospettiva con la quale la si declina è mutata.

2. Responsabilità sociale d’impresa, RSI o CSR

Dobbiamo preliminarmente capire cosa si intenda per Responsabilità Sociale d’impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR). La Teoria della CSR ha acquisito varie sfumature nel corso del tempo ma possiamo definirla come quell’insieme di azioni con implicazioni di natura etica che vengono attuate dall’imprenditore; la volontà dell’impresa di soddisfare le aspettative degli innumerevoli stakeholders. Uno dei problemi interpretativi di tale teoria imprenditoriale è comprendere chi siano questi soggetti, cioè comprendere quali siano gli interessi da tutelare e quelli da perseguire.

Per comprendere quali siano gli obiettivi si deve partire dal presupposto che l’impresa è calata in quello che è il tessuto economico della realtà nella quale opera e da questa è influenzata. Conseguentemente anche la CSR e la sua applicazione non possono che mutare con la nuova realtà mondiale. L’impresa è vista come «un’istituzione stabile, radicata in un certo contesto sociale e territoriale» (2), che ha come finalità non più la sola ricerca del profitto ma vuole «agire in chiave cooperativa (3)»

Questo modello di responsabilità sociale ha origine dalla teoria “Social Responsability of Business is to Increase its Profits” che si è sviluppata negli anni Settanta nel campo degli studi aziendalistici che esaltano lo shareholder value.
Come sopra sottolineato si parla di CSR ormai da decenni a livello internazionale. Nel 2000 il Consiglio Europeo di Lisbona, nel Libro verde, definì l’impresa socialmente responsabile come «integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro

operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate (4)».
Si ritiene così che questa nuova forma di etica d’impresa possa essere uno strumento importante per lo sviluppo di una economia competitiva tra le imprese. Invero questo è stato ed è ancora uno dei motori della RSI, infatti molto spesso una buona pianificazione di azioni socialmente responsabili determina un incremento della competitività tra le imprese che vengono preferite ad altre non responsabilmente orientate, non solo dagli utenti ma anche da altre imprese.
Con il tempo la teoria è stata arricchita di una serie di sfumature etiche, per esempio la Commissione Europea del 25 ottobre 2011 stabilì che un’impresa è socialmente responsabile quando «si dota di approcci e strumenti per integrare nella propria gestione gli aspetti relativi a tematiche ambientali, etiche, del rispetto dei diritti umani e dei diritti dei consumatori con l’obiettivo di massimizzare la creazione del valore condiviso con gli stakeholders e di prevenire o mitigare gli impatti negativi della propria attività». Essere socialmente responsabili significa non solo soddisfare pienamente gli obblighi giuridici, ma anche andare al di là, investendo di più sul capitale umano.
Indubbiamente questa mentalità appariva decenni fa molto lontana da quella che era la ratio delle imprese: il profitto. Tuttavia, nel corso degli anni si è assistito ad un mutamento di prospettiva. Oggi le imprese internazionali pongono al centro del proprio business i valori, quali per esempio la tutela dell’ambiente incentivando e promuovendo la produzione di materiali ecosostenibili o sottolineando l’utilizzo di tali prodotti nella propria attività. Pensiamo al caso Starbucks: il CEO ha affermato che l’obiettivo del brand di caffetterie è quello di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale, i consumi e l’inquinamento entro il 2030. L’obiettivo è stato programmato e organizzato in step, il brand utilizzerà solo bicchieri riciclabili, incentiverà una produzione del caffè orientata ad una maggiore attenzione nell’uso dell’acqua per impattare il meno possibile sulle risorse e i bacini idrici. Infine, si cercheranno metodi di trasporto che riducano l’impatto sull’ambiente.
La RSI viene usata in diverse realtà aziendali, indipendentemente dalla loro dimensione o dal loro fatturato, perché dare un valore sociale all’impresa consente di ampliare le capacità gestionali e rendere le attività più adattabile ai cambiamenti del mercato.

In Italia, dove le dimensioni delle imprese sono eterogenee, da piccole realtà locali a multinazionali affermate a livello internazionale, si osserva una differenziazione nell’applicazione della RSI. Le piccole-medie imprese orientano le proprie azioni verso la RSI perché questo consente loro di crearsi uno spazio nel mercato, il quale, come abbiamo sottolineato, è ormai sensibile a temi che rientrano nei value della CSR. Invero queste forme di RSI sono attuate nelle piccole imprese in forme limitate, a causa dei costi maggiori e difficilmente sopportabili da attività imprenditoriali con un fatturato ridotto. (5). Mentre le grandi imprese che operano in una realtà non solo nazionale ma internazionale, vivono e utilizzano la RSI spinti da fattori diversi come pressioni esterne, che sono indubbiamente più forti rispetto a quelle subite dalle piccole e medie imprese, e la necessità di rafforzare il brand e migliorare le opportunità di investimento. Sebbene possa apparire un controsenso il modello della Rsi diventa uno strumento di competitività delle imprese, numerose indagini statistiche hanno dimostrato infatti che il lavoratore tende ad accogliere i valori dell’impresa per la quale lavora e quindi a identificarsi con essa, valutando accanto agli incentivi materiali anche quelli morali e formativi; inoltre, anche il consumatore è più sensibilizzato alla dimensione etica del prodotto.

La pandemia ha amplificato la necessità di accogliere e attuare in maniera ben più ampia i valori della CSR, e ha permesso al tessuto imprenditoriale di accogliere un concetto fondamentale: le imprese non sono avulse dalla società ma calate nella realtà che le circonda e da essa fortemente dipendenti. Questa consapevolezza ha fatto sì che numerose aziende, durante il primo lockdown, abbiano bloccato la propria produzione e si siano convertite per fornire mascherine, materiale sanitario, per esempio la Ferrari ha prodotto valvole per i respiratori, mentre Armani ha convertito i propri stabilimenti per produrre camici monouso e ancora Calzedonia ha prodotto mascherine e camici.

L’augurio è che il cambiamento di prospettiva di questi Big del mercato, incentivi anche le realtà più piccole a cercare il proprio profitto mediato però con altri fattori: ambiente, lavoratori, sicurezza attuando una organizzazione sistematica di azioni socialmente orientate.

Concludendo, la speranza verso un nuovo insieme di azioni responsabilmente orientate arriva anche dall’Harward Business Review, con l’articolo “Coronavirus Is Putting Corporate Social Responsibility to the Test” (6) che invita le imprese a riconsiderare i propri obiettivi al fine di affrontare l’attuale condizione pandemica in un’ottica non solo di sopravvivenza e superamento della crisi ma di rinascita e cambiamento. A riguardo Peter Druker diceva che “la responsabilità sociale d’impresa serve per addomesticare il drago, ossia trasforma un problema sociale in un’opportunità e in un beneficio economico, nella capacità produttiva, nella competenza umana, in lavori ben retribuiti, in ricchezza (7)”.

(A cura di Francesca Manca)

RIFERIMENTI

1 Conti economici territoriali (istat.it).
2 C. Jaeger, Science-based stakeholder dialogues: Theories and tools, in Global Environmental change, 2006.
3 R. Pessi, La responsabilità sociale dell’impresa, in Rivista del diritto della sicurezza sociale, 2011, n. 1.
4 Commissione europea delle comunità europea, Libro verde, Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale dell’impresa.
5 L.Spence, J. Lozano, Communicating About Ethics With Small Firms: Experiences From The Uk And Spain, in Journal of Business Ethics.
6 Coronavirus Is Putting Corporate Social Responsibility to the Test (hbr.org).
7 P. Druker, The new meaning of Corporate Social Responsibility, California Management Review, 1984, n.26.


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